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Emergenza caldo: tutte le novità del protocollo sicurezza lavoro 2025 su orari, turni, abbigliamento e cassa integrazione

Oggi la firma del nuovo protocollo nazionale per proteggere i lavoratori dai rischi del caldo, mentre diverse regioni italiane hanno già vietato il lavoro all’aperto nelle ore più calde. Ecco tutti i dettagli

Emergenza caldo: tutte le novità del protocollo sicurezza lavoro 2025 su orari, turni, abbigliamento e cassa integrazione

Oggi pomeriggio è attesa la firma del nuovo protocollo contro i rischi da caldo sul lavoro, un’intesa tra ministero del Lavoro, imprese e sindacati per tutelare i lavoratori durante le emergenze climatiche, sempre più frequenti e pericolose in Italia. Il “Protocollo sicurezza lavoro 2025” introduce misure per proteggere la salute dei lavoratori esposti ad alte temperature, con novità su orari di lavoro, turniabbigliamento idoneo, dispositivi di protezione individuale e ammortizzatori sociali, tra cui la cassa integrazione. Nel frattempo, diverse regioni italiane hanno già vietato l’attività lavorativa all’aperto nelle ore più calde. Ecco i dettagli.

Emergenza caldo e lavoro: cosa prevede il nuovo protocollo sicurezza 2025

Il protocollo mira a rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare per chi opera all’aperto e in ambienti esposti a temperature elevate come cantieri, cave e miniere. Ecco le principali misure previste.

Caldo: orari flessibili, turni rimodulati e piani di sicurezza

Tra i punti chiave del protocollo emergenza caldo spiccano la flessibilità degli orari di lavoro e la possibilità di rimodulare i turni. Viene riconosciuta l’importanza di prevedere modifiche agli orari, con anticipi o posticipi rispetto alle ore più calde della giornata, così come pause più frequenti o prolungate per consentire ai lavoratori di recuperare in condizioni più sicure.

I datori di lavoro saranno chiamati a predisporre piani di sicurezza e coordinamento che includano la disponibilità di aree di ristoro ombreggiate o climatizzate, l’accesso facilitato a bevande e, laddove necessario, la possibilità di sospendere temporaneamente l’attività lavorativa. Tali misure si applicano anche alle aziende in appalto, ai lavoratori stagionali e agli studenti tirocinanti, per garantire una tutela uniforme.

Cassa integrazione e ammortizzatori sociali: via libera al ricorso automatico

Un elemento centrale del protocollo riguarda il ricorso agli ammortizzatori sociali in caso di condizioni climatiche avverse. È previsto un utilizzo ampio e automatico della cassa integrazione ordinaria anche in caso di sospensioni parziali o riduzioni dell’orario di lavoro legate alle alte temperature, senza che i periodi di utilizzo siano computati nel limite massimo previsto per eventi non evitabili. In altre parole, le sospensioni o riduzioni causate dal caldo non andranno a incidere sul monte ore complessivo disponibile per altri tipi di cassa integrazione ordinaria. Questa misura è estesa anche ai lavoratori stagionali. Inoltre, il protocollo mira a tutelare le imprese da eventuali responsabilità legate a ritardi nella consegna dei lavori dovuti a sospensioni imposte da eventi climatici estremi.

Abbigliamento adeguato e dispositivi di protezione per lavorare in sicurezza

Il nuovo protocollo si sofferma anche sull’importanza dell’abbigliamento idoneo e dei dispositivi di protezione individuale per ridurre i rischi da caldo. Le imprese dovranno assicurare la fornitura di indumenti leggeri e traspiranti, creme solari, copricapo e ogni altro dispositivo utile a prevenire colpi di calore e disidratazione. La distribuzione di acqua fresca e la possibilità di accedere facilmente a zone d’ombra rientrano tra le misure obbligatorie che le aziende dovranno adottare.

Sorveglianza sanitaria, formazione e valutazione del rischio

Il documento assegna inoltre un ruolo chiave alla sorveglianza sanitaria e alla formazione dei lavoratori. I datori di lavoro dovranno monitorare costantemente le condizioni climatiche locali, avvalendosi anche delle previsioni disponibili sul sito ufficiale del ministero della Salute, e adottare tempestivamente misure preventive. Informazione e formazione sono considerate fondamentali per prevenire infortuni e malori: per questo motivo le aziende saranno chiamate a organizzare momenti di sensibilizzazione specifici sui rischi legati al caldo e sulle buone pratiche da adottare durante le emergenze climatiche. Grande attenzione sarà dedicata alla valutazione del rischiomicroclimatico all’interno dei Piani di sicurezza e coordinamento, con l’introduzione di misure mirate a ridurre il rischio di esposizione.

Le richieste dei sindacati: soglia legale e tracciabilità degli infortuni da caldo

sindacati hanno sottolineato come questo protocollo rappresenti solo un primo passo e hanno avanzato richieste di ulteriori misure stringenti. La Cgil propone, ad esempio, di fissare per legge una soglia di temperatura oltre la quale scattino automaticamente lo stop o la riduzione delle attività lavorative. La Uil, invece, sollecita l’Inail a riconoscere e registrare ufficialmente gli infortuni legati al caldo, al fine di migliorare il monitoraggio e la prevenzione di questo rischio emergente.

Ordinanza caldo: quali regioni vietano di lavorare nelle ore più calde

Accanto al “Protocollo sicurezza lavoro 2025”, diverse regioni italiane hanno adottato ordinanze specifiche per vietare il lavoro all’aperto nelle ore più calde della giornata, generalmente tra le 12:30 e le 16:00. Questi provvedimenti, vincolanti a livello locale, rispondono all’urgenza di proteggere i lavoratori in aree particolarmente colpite da ondate di calore eccezionali.

Ad esempio, in Lombardia da oggi, 2 luglio, fino al 15 settembre 2025 è vietato lavorare in cantieri, cave, aziende agricole e florovivaistiche nelle ore di massimo rischio, identificate con un codice “Rischio alto” segnalato quotidianamente dal sito ufficiale Worklimate. Anche Abruzzo ha introdotto un divieto simile fino al 31 agosto 2025, che riguarda i settori agricolo, edile e florovivaistico nelle ore più calde. In Emilia-Romagna e Veneto, le misure includono il divieto di lavoro nelle ore critiche e prescrizioni su rotazioni del personale, idratazione e uso di protezioni adeguate per i lavoratori. La Basilicata ha disposto analoghi divieti nelle giornate classificate a rischio alto secondo la mappa Inail.

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