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Dazi, Bankitalia: in tre anni effetto negativo dello 0,5% sul Pil. E inflazione salirà al 2% nel 2027

Bankitalia e le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27: confermate le stime sul Pil, inflazione al 2% tra due anni, effetti negativi dei dazi di Trump sulla nostra crescita

Dazi, Bankitalia: in tre anni effetto negativo dello 0,5% sul Pil. E inflazione salirà al 2% nel 2027

L’effetto negativo sul prodotto dell’aumento dei dazi statunitensi nel triennio 2025-27 penalizza gli investimenti e le vendite all’estero e sottrae alla crescita del prodotto circa 0,5 punti percentuali complessivamente. Sono le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27 elaborate dagli esperti di Bankitalia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.

Un più forte inasprimento delle politiche commerciali e il permanere dell’incertezza su livelli elevati potrebbero determinare sviluppi più sfavorevoli. In particolare, precisa Bankitalia, se i dazi tornassero ai livelli annunciati il 2 aprile scorso, la crescita sarebbe inferiore di circa due decimi di punto percentuale nell’anno in corso e fino a mezzo punto all’anno nel prossimo biennio rispetto a quella prevista nello scenario di base.

Bankitalia, le stime sul Pil

Bankitalia conferma la stima sul Pil diffusa ad aprile: +0,6% nel 2025, +0,8% nel 2026 e +0,7 nel 2027, sospinto principalmente dalla ripresa dei consumi. L’aumento dei dazi e dell’incertezza penalizzerebbe invece gli investimenti e le vendite all’estero, sottraendo alla crescita del prodotto circa 0,5 punti percentuali complessivamente nel triennio 2025-27. Le stime presuppongono un aumento dei dazi Usa sulle merci Ue del 10%, ma se tornassero ai livelli annunciati il 2 aprile, la crescita sarebbe inferiore di circa due decimi di punto nel 2025 e fino a mezzo punto nei prossimi due anni.

Secondo Bankitalia, il Pil aumenterà in misura marginale nel trimestre in corso e in quello estivo, frenato dagli effetti diretti e indiretti dei dazi, e in misura lievemente più sostenuta in seguito, beneficiando soprattutto dell’andamento favorevole dei consumi che continuerebbero a espandersi, sostenuti dal buon andamento del potere d’acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi di interesse.

Gli investimenti sarebbero frenati dall’elevata incertezza e dal ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale, ma beneficerebbero dei progetti legati al Pnrr e della graduale riduzione dei costi di finanziamento. Le esportazioni diminuirebbero nell’anno in corso e tornerebbero a espandersi solo dal prossimo, ma meno della domanda estera ponderata per i mercati di destinazione a causa della perdita di competitività indotta dall’apprezzamento del tasso di cambio. Le importazioni crescerebbero in misura maggiore, in particolare quest’anno, sostenute dalla tenuta della domanda interna.

L’occupazione continuerebbe a crescere, ma a ritmi inferiori a quelli del prodotto. Ne deriverebbe un leggero recupero della produttività del lavoro. Il tasso di disoccupazione calerebbe marginalmente, portandosi al 6% nel 2027. Per quanto riguarda l’inflazione, si collocherebbe all’1,5% in media quest’anno e il prossimo.

Bankitalia, le stime sull’inflazione

L’inflazione al consumo è pari all’1,5 per cento in media sia nel 2025 sia nel 2026 e al 2,0 nel 2027.
Al netto dei beni energetici e alimentari l’inflazione è pari all’1,8 per cento nell’anno in corso e all’1,6 in ciascuno dei due anni successivi. Le proiezioni di Bankitalia, come concordato nell’ambito dell’Eurosistema, sono basate sulle informazioni disponibili al 14 maggio per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 20 maggio per i dati congiunturali.

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