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Borse chiusura 15 maggio: il flop di Istanbul e il No di Powell al taglio dei tassi Usa non affossano i listini. Foot Locker boom (+85%)

Le Borse recuperano nel finale dopo la doppia delusione sul vertice Russia-Ucraina e sull’intenzione di Powell di mantenere alti i tassi a lungo. Piazza Affari difende la trincea dei 40 mila punti base. Gli spiragli di intesa tra Usa e Iran fanno scendere il petrolio

Borse chiusura 15 maggio: il flop di Istanbul e il No di Powell al taglio dei tassi Usa non affossano i listini. Foot Locker boom (+85%)

Il Toro pascola svogliato in questi ultimi due giorni, in cui le borse stentano a trovare nuovi spunti, seppur non arretrano, mentre prosegue intensa la stagione delle trimestrali. In attesa di novità sul tema dazi e sui colloqui tra Russia e Ucraina a Istanbul (Zelenski e Putin non ci saranno), gli investitori cercano oggi di tastare il polso all’economia attraverso i risultati aziendali e i numerosi dati macro del giorno. Intanto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ricorda che la guerra commerciale è una mina vagante e i tassi di interesse a lungo termine probabilmente si attesteranno su livelli più alti a causa dei cambiamenti economici e delle politiche incerte. Il petrolio invece crolla dopo le parole di Donald Trump, secondo cui Usa e Iran sono vicini a un accordo sul nucleare.

Tutta questa carne al fuoco alza una colonna di fumo, dentro cui i listini europei chiudono poco mossi. Piazza Affari ha agguantato un rialzino negli ultimi minuti per fermarsi a +0,15%, 40.418 punti base, zavorrata da Pirelli (-2,61%) e Iveco (-2,71%) dopo le trimestrali, ma sorretta da Leonardo (+4,02), tornata pimpante dopo qualche seduta di realizzi sul titolo dell’azienda della difesa.

Sale leggermente anche Parigi, +0,21%, mentre Amsterdam è piatta. Sono più robusti i guadagni a Francoforte +0,77%, ai massimi storici, Londra +0,53%, Madrid +0,73%.

Qualche spunto positivo per la zona euro è venuto dal fronte macroeconomico: la produzione industriale inaspettatamente è salita del 2,6% e ha segnato una crescita del 3,6% rispetto a un anno prima. Bene anche il mercato del lavoro, con l’occupazione cresciuta dello 0,3% nel primo trimestre.

Il Pil segna una modesta crescita dello 0,3% nei primi tre mesi. 

Wall Street mista, Walmart in calo

La seduta si è aperta all’insegna della debolezza a New York, dove i tre indici principali però si muovono al momento in ordine sparso: DJ +0,21%, S&P 500 +0,09%, Nasdaq -0,14%.

Nell’azionario Walmart perde l’1,55%, dopo una trimestrale in linea con le attese. A far suonare un campanello d’allarme è il fatto che il colosso americano della grande distribuzione non ha fornito una guidance sugli utili del secondo trimestre e ha avvertito che dovrà alzare i prezzi a causa delle imposte doganali.  Va in orbita invece Foot Locker che mette a segno un +84,85% dopo che Dick’s Sporting Goods ha accettato di acquistare il rivale per 24 dollari ad azione. 

Tutta da valutare poi è l’ampia pagina macro americana. Le vendite al dettaglio, ad aprile, sono aumentate dello 0,1% rispetto a marzo a 724,1 miliardi di dollari, mentre ci si aspettava un dato invariato. Rispetto a un anno prima la crescita è stata del 5,2%. I prezzi alla produzione sono diminuiti dello 0,5% (su marzo), contro attese di +0,2% (2,4% annuo, stime di +2,5%). C’è stato un calo anche sulla componente core, mentre la produzione industriale di aprile è diminuita leggermente più del previsto.

Un quadro che sembra avvalorare l’ipotesi di una Fed più accomodante nelle prossime riunioni, ma Powell frena e i tassi dei Treasury sono in leggero calo. Il decennale è indicato a 4,489%.

Dollaro in recupero

Il dollaro si conferma debole negli scambi odierni e perde quota soprattutto contro lo yen, per un cambio di 145,81. L’euro però è praticamente incolore a  1,117. Poco più solida è il rialzo della sterlina, nonostante la crescita economica della Gran Bretagna abbia fatto un balzo dell’1,3% nei primi tre mesi dell’anno, ben oltre le stime. Il cambio è attualmente 1,327.

Sale anche oggi lo won coreano, dopo la notizia uscita ieri che funzionari sudcoreani e statunitensi si sarebbero incontrati la scorsa settimana per discutere di commercio e del tasso di cambio dollaro/won. Lo stesso era accaduto a inizio mese con il dollaro taiwanese e questo ha fatto sorgere il sospetto che l’amministrazione Trump cerchi di approfittare delle trattative per fare pressioni sui partner commerciali affinché consentano alle loro valute di apprezzarsi, eliminando così parte di quello che il presidente percepisce come un vantaggio sleale.

Tra le materie prime è pesante il bilancio di giornata del petrolio, che vede i future perdere quasi il 3%. Il Brent tratta in questo momento a 64,22 dollari al barile, mentre il Wti a 61,31 dollari.

Il clima instabile favorisce la ripresa dell’oro, che vede i prezzi risalire dello 0,9%, per un valore dello spot gold di 3206,18 dollari l’oncia.

Piazza Affari si affida alle utility

In una giornata senza bussola Piazza Affari si è affidata soprattutto a titoli difensivi come le utility: Hera +2,24%, Italgas +2,18%, Enel +1,61%. È più defilata, ma positiva Terna +0,66%, che nel primo trimestre ha visto l’utile crescere del 2,6% e gli investimenti salire del 16,4%.

Benino Interpump (+0,63%) nel giorno dei conti e della conferma della guidance sul fatturato 2025.

I risultati trimestrali in linea con le attese non sono bastati invece a spingere Pirelli in territorio positivo, con l’appeal sul titolo frenato dai contrasti sul governo della società, a causa dello scontro tra gli azionisti Camfin e i cinesi di Sinochem.

L’effetto conti è negativo per Iveco, che ha visto un calo dell’utile netto (-72,2% a 38 milioni) oltre le attese.  Secondo Equita, “il primo trimestre è peggiore delle attese a livello operativo anche rispetto alle nostre stime che erano sotto il consensus a causa della riduzione della produzione per allineare le scorte sia della società che della rete di vendita al calo del mercato”. 

I realizzi penalizzano le banche, con Mps -1,79%, Banco Bpm -1,02%, Mediobanca -1,22%, Bper -1,15% che oggi sono tra le dieci blue chip maggiormente negative.

Arretra Prysmian -1,92% e il calo del greggio si fa sentire sui titoli del settore a partire da Tenaris, -1,76%. Anche Eni lascia sul terreno lo 0,91%, nel giorno dell‘annuncio delle trattative in esclusiva per cedere il 20% di Plenitude.

Fuori dal paniere arretra Ferragamo, -3,06%, che ha presentato dati in linea con le attese (ricavi in lieve calo nel primo trimestre a causa soprattutto della debolezza della domanda nell’area Asia Pacifico), ma ha subito  la riduzione del prezzo obiettivo del 3% a 6,2 euro per azione da parte di Equita perché il titolo tratta “a valutazioni ancora elevate”.

Spread a 100

Prosegue invece la fase felice della carta italiana, che vede oggi lo spread fermarsi a quota 100 punti base (da 101 di ieri), con tassi in ribasso. Il Btp decennale in chiusura è indicato al 3,63%, mentre quello del Bund di pari durata al 2,62%.

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