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Fondi, guerra e tassi pesano su raccolta e masse: a marzo il patrimonio gestito cala

In un contesto di forte volatilità e incertezza, tuttavia, i fondi aperti si sono mantenuti saldamente in territorio positivo, con +2,2 miliardi di flussi netti

Fondi, guerra e tassi pesano su raccolta e masse: a marzo il patrimonio gestito cala

L’industria italiana del risparmio gestito chiude il mese di marzo con masse in calo di 926 milioni, dopo la crescita di 6,3 miliardi registrata a febbraio. Il dato aggiornato da inizio anno è quindi positivo per 9,7 miliardi da inizio anno. È quanto emerge dalla mappa di Assogestioni, al termine di un mese segnato dall’acuirsi dei timori per l’inflazione e da grandi tensioni per la guerra fra Russia e Ucraina.

Il patrimonio gestito scende a 2.502 miliardi, dai 2.508 miliardi di fine febbraio, per l’effetto combinato della raccolta e della flessione dei mercati che l’Ufficio studi di Assogestioni quantifica in -0,2%.

In un contesto di forte volatilità e incertezza, tuttavia, i fondi aperti, vero termometro del sentiment degli investitori, si sono mantenuti saldamente in territorio positivo, con +2,2 miliardi di flussi netti, che – sia pure in rallentamento dai +3,9 miliardi di febbraio – segnano il 24esimo mese consecutivo di raccolta con il segno più e portano il totale da inizio anno a +11,3 miliardi.

Bene anche i fondi chiusi (+334 milioni a marzo dopo i +316 milioni di febbraio e i +919 milioni di gennaio), mentre le gestioni collettive chiudono marzo con un saldo dei flussi di +2,5 miliardi, dopo +4,2 miliardi, raggiungendo +12,3 miliardi nei primi tre mesi del 2022. Le gestioni di portafoglio, invece, scivolano in rosso per -3,4 miliardi (dopo +2 miliardi a febbraio) e il bilancio da gennaio è negativo per -2,6 miliardi.

Ad incidere su marzo sono i -4,4 miliardi dei mandati istituzionali (dopo +988 milioni a febbraio) che – spiega Assogestioni – sono l’effetto di “operazioni infragruppo” e spingono il saldo da inizio anno a -6,3 miliardi. Il segmento retail segna, invece, entrate nette per +959 milioni, dopo +1,07 miliardi, a complessivi +3,7 miliardi da gennaio.

I fondi azionari sono ancora i più gettonati

Andando al dettaglio delle preferenze dei risparmiatori, i fondi azionari restano i più gettonati e ancor più che a febbraio: la raccolta netta si è rafforzata a +2,4 miliardi, dai +2,2 miliardi del mese precedente e il saldo da gennaio ammonta a +7,2 miliardi.

Ancora ben richiesti i bilanciati (+1,1 miliardi dopo +1,5 miliardi) e anche i flessibili si mantengono in positivo (+203 milioni dopo +175 milioni), mentre si fa più precipitosa la fuga dagli obbligazionari, che registrano deflussi per -1,75 miliardi, dopo -738 milioni, a un totale di -3,9 miliardi da inizio anno.

Si attenua decisamente l’appeal dei monetari, che registrano sottoscrizioni nette per +150 milioni dopo +767 milioni a febbraio, a un totale di +3,5 miliardi da gennaio.

Le performance dei gestori

Quanto alla performance dei principali gestori, in base ai dati di Assogestioni, il gruppo Intesa Sanpaolo a marzo ha registrato una raccolta netta positiva per +618,8 milioni, con un patrimonio gestito di 530,3 miliardi (21,9% del totale). Il gruppo Generali ha segnato deflussi per 994 milioni, con masse per 489,7 miliardi (20,2%). Per Amundi la raccolta netta è stata di +1,2 miliardi, con un gestito di 229 miliardi (9,5%). Anima Holding ha chiuso marzo con +32 milioni nei flussi e masse per 196,6 miliardi (8,1%). Le Poste registrano uscite nette per -4,2 miliardi, riguardanti per intero le gestioni di portafoglio istituzionali, con un patrimonio gestito di 105,7 miliardi (4,4%).

Tra gli altri player, Mediolanum segna una raccolta netta di +484 milioni con 61,7 miliardi di masse (2,5%). In evidenza, inoltre, Morgan Stanley con un saldo di raccolta di +654 milioni, JP Morgan Am con +447 milioni, il gruppo Deutsche Bank con +733 milioni e il gruppo Mediobanca con +272 milioni. Prevalenza di deflussi per, tra gli altri, Azimut (-149 milioni), Bnp Paribas (-277 milioni), Schroders (-232 milioni), Ubs Am (-161 milioni) e Credito Emiliano (-213 milioni).

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