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Wall Street, per Robinhood è arrivato il giorno del debutto

La piattaforma di trading gratuito potrebbe conquistare una capitalizzazione da 32 miliardi. Continua la pioggia di Ipo: nel 2021 sono state 20 a settimana.

Wall Street, per Robinhood è arrivato il giorno del debutto

Dalla foresta di Sherwood alla giungla di Wall Street con un balzo da 32 miliardi di dollari. Tanto dovrebbe valere stasera la matricola più attesa e discussa della Borsa americana: Robinhood, la piattaforma di trading a zero commissioni che conta su 17,7 milioni di utenti attivi, l’esercito di piccoli azionisti che, specie nei mesi del lockdown, ha investito il mercato con una pioggia di operazioni imprevedibili su titoli come Amc o Game Stop, provocando una serie di rialzi da brivido e successivi capitomboli, soprattutto fino a che, per evitare la scure delle autorità di Borsa, i promotori del sito, i promettenti matematici Vladimir Tenev e Baiju Bhatt – due neo laureati  di Stanford – hanno limitato gli acquisti su 13 società ormai al di sotto di qualsiasi parametro di garanzia. 

In questo modo i due giovanotti hanno subito l’ira di centinaia di migliaia di piccoli speculatori rimasti con il cerino in mano, ma hanno salvato il salvabile: sono stati multati per 70 milioni di dollari per infrazioni varie, ma hanno guadagnato la riconoscenza di alcuni Big del listino affascinati alle potenzialità del business, l’approdo ideale di una stagione dorata per i listini americani. Quest’anno venti società alla settimana, in media, hanno effettuato un’Ipo raccogliendo a tutt’oggi la bellezza di 98 miliardi di dollari, con la solida prospettiva di abbattere il record che resiste dalla stagione 99/00. 

In questa cornice, però, i promotori dell’Ipo di Robinhood hanno scelto la strada della prudenza: le azioni saranno collocate al minimo della forchetta, a 38 dollari (contro un massimo di 42). Una cautela che riflette la diffidenza del mercato per un’operazione insolita, in cui il ruolo principale toccherà ai clienti/azionisti della piattaforma e non ai soliti professionisti. In materia esiste un precedente illustre, l’ingresso in Borsa di Facebook nel 2012. Allora Mark Zuckerberg decise di piazzare il 25 per cento dell’offerta presso investitori individuali. Il primo giorno andò molto bene, poi sul titolo si scatenò una copiosa pioggia di vendite perché molti risparmiatori si erano visti assegnare più titoli del previsto. E ci volle quasi un anno perché Facebook iniziasse la sua fortunata ascesa sui mercati. 

Non è escluso che l’incidente si possa ripetere, anche se Robinhood si presenta all’appuntamento con spalle solide, dopo sette anni di crescita: la piattaforma gestisce assets per 100 miliardi di dollari circa ed è il punto di riferimento principale, se non unico, per milioni di piccoli traders saldamente collegati via social network. Un agguerrito esercito che sabato scorso ha partecipato, via streaming, ad un animato road show dedicato all’Ipo che, per la verità, cade in un momento di relativo declino del business: nel prospetto, infatti, i promotori ammettono il calo dell’attività nel corso del trimestre assieme alla confessione che, comunque, le strutture possono rivelarsi “non in grado” di reggere il probabile massiccio afflusso di ordini previsto per i prossimi giorni. Ma, si sa, le rivoluzioni non sono mai facili. Anche Robinhood ha mietuto le sue vittime, cadute sulla strada delle speculazioni. Il caso più drammatico riguarda il suicidio del ventenne  Alex Kearns che si era visto recapitare un saldo negativo di 730 mila dollari. Si trattava di un errore, uno dei tanti del sistema informatico sotto stress. 

La voglia di partecipare al grande gioco, peraltro, è sempre viva. Anche dalle nostre parti. Basti pensare alla parabola di Carige, la banca riammessa sul listino a 0,63 euro  dopo due anni e mezzo di sospensione. Il titolo oggi viaggia +37% a quota 1,23, circa il doppio del prezzo iniziale. Difficile che a muover le acque siano i professionisti o tantomeno le banche potenzialmente interessate a rilevare una o più parti dell’istituto. Per ora, prevale la sensazione che a muoversi per primi siano stati tanti piccoli Robin Hood nostrani a caccia di avventure a basso costo. 

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