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Voluntary disclosure bis: la proroga c’è, ma serve a poco

Per presentare l’istanza c’è tempo fino al 2 ottobre, ma chi si ridurrà all’ultimo non avrà più tempo per completare la procedura: ecco perché

Voluntary disclosure bis: la proroga c’è, ma serve a poco

La proroga c’è, ma serve a poco. In teoria, i contribuenti che voglio accedere alla voluntary disclosure bis avranno più tempo del previsto per inviare l’istanza: con un decreto dello scorso 28 luglio, la Presidenza del Consiglio ha spostato la scadenza al 30 settembre, ma poiché si tratta di un sabato il termine slitta automaticamente a lunedì 2 ottobre.

In pratica, però, chi vuole accedere alla procedura di adesione volontaria farà bene a muoversi con almeno una settimana d’anticipo rispetto all’ultimo giorno utile. C’è infatti un problema: il 2 ottobre è anche il termine entro cui inviare i documenti e la relazione d’accompagnamento, operazione per la quale è necessario avere la ricevuta di ricezione dell’istanza, che l’Agenzia delle Entrate invia entro cinque giorni da quando riceve la domanda del contribuente.

La ricevuta è indispensabile perché contiene l’indirizzo di posta elettronica certificata a cui spedire documenti e relazione. Inoltre, chi vuole avvalersi dell’autoliquidazione deve pagare con l’F24, indicando nel modello il codice atto e il codice ufficio riportati sempre sulla ricevuta di ricezione dell’istanza. E anche questa è un’operazione da effettuare entro il 2 ottobre.  

Per queste ragioni, chi vuole aderire alla voluntary disclosure bis senza incappare in imprevisti farebbe meglio a inviare la richiesta il prima possibile.

Dal punto di vista dello Stato, invece, la proroga del termine per l’invio dell’istanza rischia di non aiutare a raggiungere gli obiettivi (ambiziosi) posti dal governo, ovvero circa 27mila adesioni per 1,6 miliardi d’incassi (il 31 luglio eravamo a 12.300 adesioni per un corrispettivo di 500 milioni).

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