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Volkswagen vieta i wurstel alla mensa: è il salutismo, bellezza

Il prodotto più venduto dalla Volkswagen non è l’auto, come comunemente si crede, ma i 18.500 wurstel che sforna ogni giorno per i suoi lavoratori e per i visitatori – Però da lunedì scatterà il blitz: in nome della sostenibilità ambientale e del salutismo niente più wurstel in mensa – E’ stato il Ceo Herbert Diess in prima persona a deciderlo ma la guerra del wurstel non è finita qui – L’ex cancelliere Schroeder è già insorto: “Non si può rimuovere dalla mensa un piatto che appartiene alla tradizione della classe operaia tedesca”

Volkswagen vieta i wurstel alla mensa: è il salutismo, bellezza

Qual è il prodotto più venduto della Volkswagen? Chi risponde Golf, Passat, Tiguan è fuori strada, così come chi scommette sull’Id.3, la vettura che corre per strappare il titolo di vettura elettrica più acquistata in Europa. Per avere la risposta esatta bisogna rivolgersi alle cucine di Wolfsburg, il cuore dell’impero delle quattro ruote tedesche. Qui viene cucinata la maggior parte dei 18.500 wurstel sfornati ogni giorno con il marchio VW in omaggio alla tradizione dell’auto del popolo”, attenta a garantire i consumi del suo esercito di lavoratori fin dalla ripresa degli anni Cinquanta. Almeno fino ad oggi perché lunedì prossimo, al rientro in fabbrica delle tute blu , scatterà il blitz: i wurstel scompariranno dai 150 menu offerti dalla mensa aziendale per i dipendenti.

La decisione è stata presa nientemeno che dal Ceo Herbert Diess nel nome della sostenibilità ambientale e della transizione verso consumi alimentari più salutisti e meno inquinanti. Con un trasparente intento ideologico: Diess ha promesso che entro il 2025, anno in cui si fermeranno una volta per tutte le linee di produzione dei motori a combustione, dai menu aziendali verrà bandita la carne, per la gioia dei vegani che, pare, sono in forte espansione tra i lavoratori della Sassonia. Per consumare un buon currywurst sarà necessario confondersi con i visitatori di Wolfsburg. Mica pochi, perché la cittadina della Sassonia dove sorgono i padiglioni dedicati ai 17 marchi del gruppo, è da sempre una meta turistica frequentata. E chi decide di andare a ritirare la sua Volkswagen presso la sede centrale (risparmiando alcune centinaia di euro) difficilmente conclude la sua visita (moglie e figli al seguito) senza aver gustato un salsicciotto genuino. Ma il braccio di ferro attorno ai Vwurstel è destinato a non finire qui. Ad alzare i toni della partita è stato l’ex cancelliere Gerhard Schroeder che, in qualità di responsabile del land della Sassonia (il secondo azionista del gruppo), è stato a lungo in passato membro e supervisore del gruppo. “Avessi ancora quest’incarico – ha detto  Schroeder – mi sarei opposto con forza ad una decisione del genere: nn si può rimuovere dalla mensa un piatto che appartiene alla tradizione della classe operaia tedesca”.

Insomma, anche oltre Reno, le dispute finiscono in politica, specie ad un mese delle elezioni politiche più incerte del muovo millennio, quando si tratta di scegliere il dopo Mekel: da una parte i verdi, decisi a cancellare i comportamenti scorretti dal dieselgate in poi, dall’altro la tradizione manifatturiera, che non ci sta ad essere sacrificata dalla svolta buonista. Intanto il candidato della cdu, Armin Laschet, annuncia l’incontro con Elon Musk, a caccia di alleati per superare gli ostacoli amministrativi per la fabbrica Tesla alla periferia di Berlino. Chissà cosa mangeranno a cena.  

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