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Visco al governo: fondamentali riforme e investimenti. Giorgetti: è suonata la sveglia per il debito

Nella giornata del Risparmio applausi per il governatore di Bankitalia Ignazio Visco che chiude il suo mandato. Le sue raccomandazioni sono spedite a due indirizzi: gli investitori e il governo

Visco al governo: fondamentali riforme e investimenti. Giorgetti: è suonata la sveglia per il debito

I fondamentali dell’economia italiana sono solidi, la disponibilità di risparmio del settore privato è elevata e il suo debito è contenuto nel confronto internazionale, mentre il nostro sistema produttivo mostra vitalità e capacità di competere sui mercati globali. È questo il messaggio che Ignazio Visco ha voluto mandare agli investitori che, dice, “temono per la capacità di sviluppo dell’Italia e percepiscono che, anche per questa ragione, il bilancio pubblico non è ancora in equilibrio”.

Il governatore della Banca d’Italia nel suo intervento alla 99ma Giornata mondiale del Risparmio, di fatto il discorso che va a chiudere il suo mandato in via Nazionale, ha due indirizzi a cui spedire le sue raccomandazioni: da una parte gli investitori, cruciali per il sostegno del debito pubblico, dall’altra il governo che proprio sullo stesso palco è rappresentato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti.

E all’esecutivo manda un messaggio diretto: “la politica economica ha il compito di definire la cornice adeguata, fornire incentivi e rimuovere i freni all’attività produttiva, accrescere e mantenere elevata con opportuni investimenti la qualità delle infrastrutture pubbliche” ha detto Visco aggiungendo per esempio che già “segnalare concretamente la volontà di colmare i divari esistenti, anche attraverso il valido utilizzo dei fondi europei, contribuirebbe a rafforzare la fiducia degli investitori e ne risulterebbe una riduzione dei rendimenti del debito pubblico.

Proprio il tema dell’elevato ammontare del debito pubblico ricorre nelle parole del governatore, come del resto in quelle di coloro che lo hanno preceduto sul palco: il presidente dell’Abi Antonio Patuelli e il presidente dell’Acri Francesco Profumo. La risposta arriva da Giorgetti che, dice, ha sentito suonare la sveglia. “Non bisogna sottovalutare il tema del debito pubblico, il nostro punto debole. È suonata la sveglia” perché “più debito significa più spesa per interessi e risorse sottratte al sostengo delle famiglie delle imprese. E’ un’equazione non sempre chiara” alla politica e alle istituzioni.

Indebitamento di famiglie e imprese ben al di sotto della media europea

Il governatore della banca d’Italia, ha illustrato le caratteristiche acnhe positive dell’economia italiana. Innanzitutto va considerato l’indebitamento delle famiglie che è pari a circa il 60% del reddito disponibile (il 40 per cento del PIL), ben inferiore alla media nell’area dell’euro che è superiore al 90%. Se poi si guarda all’l’indebitamento delle imprese, esso si colloca intorno al 65% del PIL a fronte di una media del 100%.

Inoltre il nostro sistema produttivo, pur caratterizzato da ritardi e inefficienze, mostra vitalità e capacità di competere sui mercati globali. Tanto è vero che la posizione patrimoniale netta sull’estero del Paese è tornata positiva già dalla seconda metà del 2020 e oggi è pari a circa il 5% del prodotto.

Al governo: ci vogliono una rapida riduzione del disavanzo, riforme e investimenti

Poi si rivolge al governo. Per rafforzare la sostenibilità a lungo termine del nostro debito pubblico occorrerebbe “una rapida riduzione del disavanzo che preservi la qualità della spesa”. Proprio questo è il principale contributo che la politica di bilancio può e deve dare alla tutela del risparmio delle famiglie italiane e non solo di quello investito direttamente in titoli di Stato, ha sottolineato Visco.

Ma la sfida più importante per il Paese resta quella di realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso l’alto il tasso di crescita potenziale. Le difficoltà dell’economia italiana dipendono da debolezze strutturali troppo a lungo trascurate e non si può sopperire con politiche di stabilizzazione monetaria o con l’espansione del bilancio pubblico.

Per rendere sostenibile nel tempo una crescita più elevata occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere l’innovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo.

Mostrare di saper usare il Pnrr accrescerebbe la fiducia degli investitori

Non solo: “Segnalare concretamente la volontà di colmare i divari (anche attraverso il valido utilizzo dei fondi europei) contribuirebbe a rafforzare la fiducia degli investitori” e di conseguenza “ne risulterebbe una riduzione dei rendimenti del debito pubblico”. Proprio l’occasione del Pnrr e le riforme correlate non ha precedenti: “ modifiche al Piano, semplici, mirate e volte ad accrescerne l’efficacia, restano possibili, anche se è necessario procedere senza dilazioni eccessive” ha sottolineato.

Investire è essenziale non solo per colmare le lacune pregresse, ma anche per essere pronti a cogliere le opportunità delle prossime “rivoluzioni” climatiche e digitali. Solo per questa via potremo tornare a crescere in modo stabile, lungo una traiettoria equilibrata e sostenibile capace di innalzare i livelli di occupazione e ricondurre la produttività su un trend crescente.

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