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Venti di crisi sui listini europei. Enel corre a Milano

Il dato deludente sulla manifattura in Germania e i timori di recessione frenano le Borse europee – I mercati si interrogano anche sulle ripetute iniezioni di liquidtà della Fed – A Piazza Affari Juve Ko, regge Eni dopo il dividendo – In difficoltà le banche e i titoli industriali – Corre Amplifon

Venti di crisi sui listini europei. Enel corre a Milano

Scende da nord un vento gelido sui listini dell’Eurozona. I dati Pmi sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende tedesche sono scesi ai minimi degli ultimi undici anni. Nell’Eurozona il settore manifatturiero cala a 45,6, il valore minimo degli ultimi 83 mesi. L’economia della Germania, secondo Phil Smith, principal economist di Ihs Markit, “è su una traiettoria discendente e potrebbe non tornare a crescere prima della fine del 2019”, Il segnale negativo, in attesa nel pomeriggio delle indicazioni dell’indice americano, pesa su tutte le Borse. Milano arretra dell’1,2%. Perdite di un punto percentuale a Parigi, Francoforte e Madrid

Londra arretra dello 0,4% nel giorno in cui la Brexit cede il posto d’onore alle preoccupazioni per la bancarotta del gigante dei viaggi Thomas Cook che ha abbandonato al proprio destino centinaia di migliaia di turisti nel mondo e costretto il governo di Londra alla più grossa operazione di rimpatrio mai effettuata in tempo di pace. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha promesso di riportare a casa i cittadini britannici in viaggio e ha rivelato che il governo aveva respinto una richiesta di salvataggio della società per circa 150 milioni di sterline perché avrebbe incentivato il ‘moral hazard’.

Ma i mercati si interrogano con preoccupazione anche sulle ripetute iniezioni di liquidità delle Fed: solo problemi tecnici legati principalmente al mercato obbligazionario o un malessere più profondo che non si è ancora manifestato del tutto?

I pessimi dati Pmi, oltre a cancellare l’effetto del pacchetto ambiente approvato venerdì dal governo tedesco, hanno condizionato l’andamento dell’euro sceso sotto quota 1,10.

In netto guadagno gli asset rifugio, con il Bund decennale che ha visto il tasso di finanziamento calare a -0,57%. Il tasso del Btp decennale italiano scambia allo 0,85% con lo spread Btp/Bund a 142,5 punti base. 

Il petrolio WTI è in rialzo dello 0,4% a 58,4 dollari il barile. Venerdì sono arrivate le sanzioni degli Stati Uniti all’Iran, accompagnate dall’aumento della presenza dell’esercito americano in Arabia Saudita. Le tensioni continuano.

Contrastati i titoli dell’energia e le utilities. Eni +0,1%, nel giorno dello stacco dell’anticipo dividendo. Saipem -3,2%. 

Sale Enel +1,3%. Debole Snam -0,1%, ha annunciato che comprerà da Iren (+1%) il 49% del rigassificatore situato al largo della costa della Toscana, importo dell’operazione, 345 milioni di euro. 

Perdite diffuse nel resto del listino. Tra gli industriali arretra Leonardo -2%. Alessandro Profumo ha bocciato nel fine settimana l’idea di una fusione con Fincantieri ventilata da Matteo Renzi.

Atlantia -1,55%. Moody’s ha tagliato il rating a BBB-, outlook negativo. Reuters riporta che la famiglia Benetton non ha intenzione di cedere parte della quota nella holding. Arretra anche Tim -1%.

Piovono a valanga le vendite sul titolo Juventus -6,8% dopo l’annuncio di un aumento di capitale fino a 300 milioni nell’ambito del “piano di sviluppo”. Exor -3,1%, il primo socio con il 63,8% del capitale, farà la sua parte.  

Arretra anche Ferrari -0,7% nonostante la doppietta in F 1. Pirelli -3,3%.

Ancor giù Moncler -1,9% e Ferragamo -3,2% sull’onda delle proteste di Hong Kong.

Deboli anche le banche nonostante l’happy end del caso Carige. Ubi Banca -3%. Intesa Sanpaolo -1,7%. Unicredit lascia sul terreno il 3,38%.

Tiene meglio Mediobanca -0,86% sostenuta dalle ipotesi sulle prossime mosse di Leonardo Del Vecchio. Nel gestito deboli Fineco -2% e Banca Generali -1%. 

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