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Venezuela: la nuova sfida di Maduro agli Usa passa dall’Iran, ma il Paese è allo stremo

La recente visita a Caracas del presidente Iraniano Raisi rilancia la cooperazione tra i due Paesi in chiave anti-Usa. Nel Paese intanto cresce la povertà e la dittatura imperversa

Venezuela: la nuova sfida di Maduro agli Usa passa dall’Iran, ma il Paese è allo stremo

È il paese con il tasso di inflazione più alto del mondo, intorno al 430% a maggio di quest’anno, e sebbene abbia ritrovato nel 2022 la strada della crescita dopo 7 anni, è sempre un Paese dove la maggior parte della popolazione fa fatica a reperire il cibo e anzi dove le disuguaglianze crescono. Eppure il Venezuela, il posto più diseguale dell’America Latina, dove i ricchi guadagnano 70 volte più dei meno abbienti e dove quasi il 90% delle famiglie percepisce un reddito al di sotto della soglia di povertà, continua ad essere un Paese strategico. Non per niente, di recente il dittatore Nicolas Maduro ha ricevuto il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che ha iniziato proprio da Caracas una tournée “provocatoria” in America Latina, facendo tappa anche a Cuba e in Nicaragua, tutti Paesi ostili agli Stati Uniti.

Petrolio: Venezuela primo Paese per riserve di greggio

Colpito proprio dalle sanzioni Usa che gli impediscono di produrre ed esportare petrolio a pieno regime, il Venezuela rimane comunque uno dei maggiori produttori mondiali e soprattutto è il primo Paese per riserve di greggio, pari al 18% del totale globale con circa 300 miliardi di barili.

Il petrolio sostenta praticamente tutta la sua fragile economia, e se Caracas rimane a galla nonostante le difficoltà ad esportare è proprio grazie all’Iran, che soprattutto durante la pandemia si è fatto carico di sostenere il funzionamento delle raffinerie venezuelane, ridotto ai minimi storici sotto la presidenza di Maduro, dopo l’epoca d’oro con Hugo Chavez all’inizio degli anni 2000, quando il Paese sudamericano era in grado di produrre oltre 3 milioni di barili al giorno. Con il nuovo presidente americano Joe Biden le cose sono solo parzialmente cambiate rispetto al rigido embargo imposto da Trump, il quale aveva anche appoggiato nel 2019 il goffo tentativo di Juan Guaidò di farsi riconoscere come presidente legittimo del Venezuela, poi finito nel nulla. La visita di Raisi è dunque un segnale importante, che denota ancora una volta l’intenzione dell’Iran – e non solo di Russia e Cina – di “ficcare il naso” in America Latina, area di influenza statunitense, a testimonianza di un ordine mondiale sempre più multilaterale, come emerge anche dalle diverse posizioni nei confronti della guerra in Ucraina. Non a caso Maduro e Raisi hanno congiuntamente dichiarato di essere “due amici, con un nemico comune”, con palese riferimento a Washington. Stesso ragionamento fatto con Daniel Ortega in Nicaragua e Miguel Diaz-Canel a Cuba, dittature sostenute da Teheran sin dai tempi del regime di Ahmadinejad, senza dimenticare che con L’Avana c’è stata una collaborazione anche sui vaccini nel pieno della pandemia Covid.

Incrementare il commercio tra Venezuela e Iran

Nello specifico dell’ultimo incontro, tenutosi a metà giugno, Venezuela e Iran hanno convenuto di incrementare il commercio bilaterale, portando l’attuale flusso di 3 miliardi di dollari fino a 10 miliardi di dollari in una prima fase, per poi arrivare a 20 miliardi. Maduro e Raisi hanno anche firmato 25 accordi di cooperazione, i cui termini precisi sono stati tenuti segreti ma che interessano vari settori, dall’agricoltura all’industria, dalla petrolchimica alla tecnologia, fino alle università e alla cultura. “Insieme saremo invincibili”, ha dichiarato Maduro lanciando la sfida agli Usa e al mondo occidentale. Dimenticando però di dare indicazioni non solo sulla lotta alla povertà, ma anche sulle continue violazioni dei diritti umani e civili e sul controverso programma nucleare del partner iraniano, che insiste nel sostenere di essere in grado di costruire una bomba atomica. Nel frattempo, il leader venezuelano ha annunciato l’ennesima operazione di propaganda: nel mausoleo dedicato a Simon Bolivar, a Caracas, verrà installato il busto del generale iraniano Qasem Soleimani, accusato di terrorismo e ucciso da un attacco aereo americano nel 2020.

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