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Usa, multe per Credit Suisse e Barclays

I due istituti sono finiti nel mirino delle autorità statunitensi per le cosiddette dark pool (trading al buio): la banca britannica pagherà 70 milioni di dollari, quella svizzera 84,3 – Hsbc in crisi: annuncia tagli per 5 miliardi.

Usa, multe per Credit Suisse e Barclays

Banche ancora nel mirino delle autorità Usa. La Sec statunitense, l’Autorità che vigila sui mercati finanziari equivalente alla Consob italiana, ha infatti multato Credit Suisse e Barclays sulle cosiddette “dark pool”, le borse ultraveloci dove gli operatori si scambiano azioni senza dover rendere pubblico il prezzo e le quantità che passano di mano. Sono proprio “vasche oscure” pensate per le grosse operazioni di trading al buio, un modo che garantisce l’anonimato, anche se l’opacità di questi scambi ha introdotto un’alta volatilità sui mercati, provocando spesso l’intervento delle autorità inquirenti.

Barclays ha ammesso le scorrettezze e pagherà 70 milioni di dollari, mentre Credit Suisse pagherà 84,3 milioni di dollari. In un comunicato, la Commissione informa che si tratta delle penalità più elevate mai ordinate in inchieste concernenti le attività di brokeraggio alternative. Nel dettaglio, l’istituto svizzero ha accettato di pagare una multa di 30 milioni di dollari alla Sec, altri 30 milioni all’Ufficio del procuratore generale di New York e ulteriori 24,3 milioni per altri motivi alla stessa alla Sec, per un totale appunto di 84,3 milioni di dollari. L’indagine è partita per verificare il livello di trasparenza delle banche verso i propri clienti, conducendo poi all’accordo con gli istituti di credito.

Le brutte notizie non si fermano però a queste due banche. Versa in gravi difficoltà, per altri motivi, anche Hsbc, che oggi ha dichiarato che congelerà assunzioni e stipendi del 2016, nell’ambito di un piano per risparmiare almeno 5 miliardi di costi, entro la fine del 2017. I dipendenti ne sono stati informati con una nota, venedì scorso, mentre la società lo ha reso pubblico nel fine settimana. L’obiettivo del numero uno Stuart Gulliver, secondo il piano reso noto nel giugno scorso, prevede proprio di tagliare i ‘rami secchi’ nella presenza internazionale del gruppo, che deve “macinare più redditività per far fronte ai costi legati all’adeguamento e al rispetto delle normative”.

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