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Usa: la nomina della Barrett e la guerra dei Koch al sistema giudiziario

La contestata nomina del giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Usa, voluta dal Presidente Trump corona l’ambizioso progetto dei fratelli Kock, i supermiliardi azionisti dell’omonimo conglomerato industriale del Kansas nel mirino degli ambientalisti per l’inquinamento delle loro aziende – Ecco come il New York Times racconta la loro storia

Usa: la nomina della Barrett e la guerra dei Koch al sistema giudiziario

Koch: più politica che industria

La nomina del giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti corona l’ambizioso progetto del Koch brothers, Charles Koch e David Koch (recentemente scomparso). Sono i due supermiliardiari azionisti del conglomerato industriale Koch Industries con sede a Wichita, Kansas. Forbes colloca Charles al sesto posto nella lista delle persone più ricche del mondo. Attivo soprattutto nel campo dell’energia e del petrolio, il gruppo è nel mirino degli ambientalisti e delle agenzie governative a tal punto che è stato implicato in oltre 300 cause giudiziarie di inquinamento.

I fratelli Koch sono sì degli industriali, ma, soprattutto, una enorme potenza della politica americana degli ultimi 50 anni. Nella politica hanno gettato, in modo metodico e finalizzato, le loro enormi risorse finanziarie per influenzare il sistema giudiziario e politico ad ogni livello. Il loro è un progetto liberista, nato oltre 50 anni fa, che mira ad abbattere il sistema di regolamentazione delle attività industriali ed economiche, lasciando spazio al dispiegarsi delle forze del libero mercato.

Il punto cardine della strategia dei Koch è il sistema giudiziario, soprattutto a livello federale. Il sistema giudiziario, secondo la filosofia dei Koch, ha la potenzialità di smantellare la complessa e ramificata rete di regolamentazioni sia a livello federale che dei singoli stati e restituire la società americana al suo spirito originario, quello di una nazione con un stato minimo. Christopher Leonard, autore del libro Kochland, spiega molto bene, in un intervento sul “New York Times”, perché il progetto dei fratelli Koch è giunto a compimento con la nomina della Barret alla Corte Suprema. Una nomina che sposta l’equilibrio della Corte suprema verso destra, con molti giudici che condividono la visione dei Koch sulla società americana.

Di seguito la traduzione italiana del pezzo di Leonard.

Il programma Koch

Charles Koch ha chiamato a raccolta la sua rete politica per sostenere la nomina del giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Mentre gran parte dei commenti sulla nomina del giudice Barrett si è focalizzata sulla reale possibilità che Roe vs Wade (che sancisce il diritto costituzionale all’aborto) possa essere ribaltata con il voto della Barrett, gli obiettivi di Koch sono altri.

La nomina del giudice Barrett è l’ultimo tassello di in un progetto per rimodellare la società americana. Per costruire un nuovo scenario in cui la libera iniziativa goda di una libertà di azione illimitata. La nomina della Barrett potrebbe essere il punto cardine di questo progetto.

Fin dall’inizio degli anni Settanta, i fratelli Koch hanno cercato di smantellare la maggior parte degli istituti federali di regolamentazione. In questo azione, i tribunali federali hanno ricopero un ruolo centrale.

Nel 1974, Koch ha tenuto un discorso motivazionale ad un think tank libertario, chiamato Institute for Humane Studies, nel quale ha delineato la sua visione dello Stato in fatto di regolamentazione e la strategia che avrebbe seguito nei decenni successivi per realizzare quella visione.

Nella lista degli interventi governativi da smantellare ha incluso “la tassazione confiscatoria, il controllo dei salari e dei prezzi, i programmi di allocazione delle materie prime, le barriere commerciali, le restrizioni sugli investimenti stranieri, i cosiddetti requisiti di pari opportunità, i regolamenti sulla sicurezza e la salute, i controlli sull’uso del suolo, le leggi sulle licenze, la proprietà statale totale delle imprese e delle industrie”.

Come se l’elenco non fosse abbastanza esaustivo, ha aggiunto: “… e molti altri interventi”. In breve, Charles Koch crede che un libero mercato non regolamentato sia l’unica struttura sostenibile per la società umana.

La magistratura nel mirino dei Koch

Per raggiungere il suo scopo, Koch ha costruito una rete di influenzatori con tre diramazioni: una schiera di lobbisti, una costellazione di think tank e di programmi universitari sparsi in tutto il paese e l’Americans for Prosperity (A.F.P.), un’associazione che raccoglie un esercito di attivisti politici di base.

Dare forma al sistema giudiziario americano è stato il cuore della strategia dei Koch fin dall’inizio. In quel discorso del 1974, egli raccomandò una strategia di “contenzioso giudiziario pianificato strategicamente” per contestare l’operato delle autorità di regolamentazione e delle agenzie governative. Lo scopo era quello di far approdare qualcuno dei contenziosi alla Corte Suprema, o produrre qualche sentenza nei tribunali federali in grado di creare un precedente.

Negli anni Novanta, la strategia dei Koch si è concentrata sui giudici di livello inferiore. I fratelli hanno finanziato legalmente un istituto che pagava le vacanze dei giudici in una stazione sciistica dello Utah e in una località balneare in Florida.

Inoltre i giudici erano invitati a prendere parte a seminari sull’importanza delle forze spontanee del mercato nella società americana e ad altri sui metodi della cosiddetta “scienza spazzatura”, che usa degli strumenti fallaci per misurare gli effetti dell’inquinamento. Analisi errate che poi riprese e amplificate dalle organizzazioni ambientaliste per dimostrare gli illeciti delle aziende.

Koch ha anche cercato di influenzare la magistratura a livello federale. Tra il 1997 e il 2017, i fratelli hanno dato più di 6 milioni di dollari alla Federalist Society, un istituto senza scopo di lucro che recluta giudici libertari e conservatori per la magistratura federale, stando a un’indagine effettuata da un gruppo di attivisti di Greenpeace.

La corte suprema

Gli sforzi di Koch nei confronti della Corte Suprema si sono intensificati dopo l’elezione di Donald Trump, quando il Senato, controllato dai repubblicani, ha aperto la strada all’insediamento di giudici che potessero far venir meno l’equilibrio politico della corte.

L’Americans for Prosperity ha lanciato delle campagne nazionali per sostenere i candidati alla Corte suprema del presidente Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh. L’A.F.P. ha detto che la sola campagna per Kavanaugh — volantini, annunci digitali, campagna telefonica e porta-a-porta — ha richiesto un investimento a sette cifre.

L’Americans for Prosperity ha fatto lo stesso per il giudice Barrett. Gli attivisti dell’A.F.P. hanno fatto pressione sui senatori in diversi stati, con una particolare attenzione ai democratici vulnerabili, come Joe Manchin del West Virginia. Il gruppo ha lavorato anche in Alaska, dove la repubblicana Lisa Murkowski aveva dato segnali contrastanti sulla sua disponibilità a votare sulla nomina del giudice Barrett prima dell’elezione del presidente.

Tornare all’era Lochner?

Charles Koch è selettivo nello spendere in politica, e un mancato risultato per riconfigurare la Corte Suprema potrebbe vanificare i milioni di dollari che ha investito. La Corte gioca un ruolo fondamentale nel determinare il potere normativo che il governo federale ha sull’America in campo economico.

L’epoca più prossima alla visione dei Koch in materia di regolamentazione è la cosiddetta “era Lochner” dei primi anni del XX secolo. In quel periodo una corte attivista smantellò una vasta gamma di norme federali sul commercio, trasformando il paese in una zona di libero mercato.

La Corte Suprema, con una maggioranza di giudici di nomina repubblicana, può ribaltare decisioni precedenti ed emetterne di nuove così da costruire una nuova era Lochner.

Nel mondo del diritto societario fa testo il caso Lodestar che ha visto la Chevron U.S.A. Inc. contro il Natural Resources Defense Council.

La Chevron deference

Questo caso, deciso nel 1984, ha creato un importante precedente legale chiamato “Chevron deference”. Esso asserisce che i tribunali dovrebbero, in genere, rimettersi all’interpretazione di un’agenzia per una legge promulgata dal Congresso quando la legge è ambigua (a condizione, naturalmente, che l’interpretazione dell’agenzia sia ragionevole).

Questa norma aiuta le agenzie, come l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), a gestire regimi normativi complessi, anche se alcuni dettagli non sono specificamente trattati nella legge. L’attuale Corte Suprema ha già segnalato la volontà di riconsiderare questo precedente, una mossa che potrebbe indebolire drasticamente le agenzie federali di regolamentazione.

Contro la sentenza Chevron

Koch e l’amministrazione Trump sono uniti nel desiderio di annullare la decisione sulla Chevron. Mark Holden, membro del consiglio di amministrazione di Americans for Prosperity, ha pubblicamente definito la Chevron deference “uno strumento di tirannia”.

“Lo stato amministrativo è spesso in fondamentale contrasto con il nostro ordine costituzionale così accuratamente concepito”, ha scritto in un saggio del 2018 per “The Hill”.

Holden ha scritto che il precedente legale della Chevron ha dato ad agenzie come l’E.P.A. così tanto potere da consolidare la propria autorità su tutti e tre i rami del governo riunendoli sotto lo stesso tetto: emanare le regole, farle rispettare e poi emettere sentenze nei tribunali amministrativi.

Donald F. McGahn II, ex consigliere della Casa Bianca, ha affermato che l’amministrazione Trump ha cercato di nominare giudici della Corte Suprema che avrebbero potuto tenere a freno le agenzie indipendenti. Il giudice Gorsuch, per esempio, ha scritto pareri multipli di corte d’appello che riflettono le opinioni di Holden.

Giudice Barrett e giudice Scalia

La rete di Koch, a quanto pare, ha fiducia che il giudice Barrett si pronuncerà in armonia con queste convinzioni. In realtà si tratta di una scommessa. La Barrett è stata giudice federale per soli tre anni, lasciando poche tracce, nei casi e nel lavoro accademico, dalle quali poter dedurre le sue opinioni. Negli scritti legali del giudice Barrett c’è, però, un’idea importante: lei, come molti giudici, sembra credere che alcuni precedenti nelle decisioni della Corte debbano essere riesaminati.

Il giudice Barrett ha dichiarato pubblicamente che la sua filosofia giudiziaria è la stessa dell’ex giudice supremo Antonin Scalia. Come ha detto Lisa Heinzerling, professore di diritto alla Georgetown University, al “Washington Post”, è da vedere con quale versione del giudice Scalia la Barrett è d’accordo. All’inizio del suo mandato, il giudice Scalia è stato un sostenitore della “Chevron deference, ma, col tempo, è diventato più scettico poiché vedeva indebolito il potere dei tribunali di annullare o emendare gli atti del Congresso.

Le rassicurazioni delle Barrett

La campagna dell’Americans for Prosperity a sostegno del giudice Barrett non sembra menzionare il caso Chevron, né altre sentenze su faccende di tipo aziendale. Un post su Facebook dice semplicemente che è “impegnata a rispettare la nostra Costituzione, e che non legifererà su basi politiche”.

I portavoce dell’A.F.P. ripropongono questa linea, sottolineando che il network Koch non sta inseguendo risultati politici, ma sostenendo giuristi onesti che seguano la Costituzione alla lettera.

La storia dimostra che può essere efficace legiferare su basi politiche abbattendo le leggi quanto sostenendole. L’era di Lochner dimostra che la negazione della politica è uno strumento potente quanto la lo è la sua creazione e che tutto ciò influisce molto sulla vita quotidiana delle persone.

Charles Koch ha scritto e dichiarato senza mezzi termini, negli ultimi cinque decenni, che ci sono molte, molte leggi e programmi che vorrebbe abolire. Con la nomina del giudice Barrett alla corte, sembra essere più vicino che mai al raggiungimento di questo obiettivo.

L’autore

Christopher Leonard è l’autore di “Kochland: The Secret History of Koch Industries and Corporate Power in America” e direttore del Watchdog Writers Group presso la Missouri School of Journalism.

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