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Upb ritocca le stime sul Pil: +0,8% nel 2024. Ma avverte: “Quadro soggetto a diversi rischi”

Per il 2023 la crescita scende a +0,6% ma accelera lievemente quest’anno%. “Previsioni peggiorate per il deterioramento del contesto internazionale”

Upb ritocca le stime sul Pil: +0,8% nel 2024. Ma avverte: “Quadro soggetto a diversi rischi”

Per il 2023, si stima una crescita del Pil italiano dello 0,6%, rispetto allo 0,7% desumibile dalle serie trimestrali. Per il 2024 si prevede una lieve accelerazione del PIL, allo 0,8%; dopo un primo trimestre ancora debole, a causa delle persistenti tensioni globali, la crescita dovrebbe rafforzarsi gradualmente, beneficiando della minore inflazione e dell’accelerazione della domanda estera. Nel 2025 il Pil dovrebbe crescere dell’1,1%, sempre che il contesto geopolitico internazionale migliori che la politica monetaria imbocchi la strada della normalizzazione. Sono queste le stime contenute nella Nota sulla congiuntura di febbraio elaborata dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, contenente le analisi macroeconomiche sul triennio 2023-2025.

Upb: previsioni peggiorate, rischi al ribasso

L’Upb fa due precisazioni sulle stime relative alla crescita economica italiana: “le previsioni si basano sull’ipotesi della completa attuazione dei programmi di investimento del Pnrr e sull’attesa che le tensioni geopolitiche nell’area mediorientale si diradino nel breve termine”, sottolinea. E ancora: “le previsioni dell’UPB sono lievemente peggiorate rispetto a quelle formulate in ottobre per la validazione del quadro macroeconomico della Nadef. Le revisioni sono prevalentemente ascrivibili al deterioramento del contesto internazionale (conflitti in Medio Oriente e andamenti sfavorevoli di rilevanti partner commerciali, come la Germania). Il quadro macroeconomico è dunque soggetto a diversi rischi, complessivamente orientati al ribasso”.

Nel dettaglio, rispetto al quadro macroeconomico formulato dall’UPB lo scorso ottobre per la validazione della Nadef, la minore crescita del PIL (due decimi di punto nelle media del 2024-25) si deve al deterioramento delle ipotesi sul commercio internazionale e il lieve apprezzamento del tasso di cambio.

“Le prospettive dell’economia italiana sono esposte a molteplici rischi, complessivamente sfavorevoli”, evidenzia l’organismo. Quali? Le fonti di incertezza provengono da fattori geopolitici internazionali (guerra in Ucraina e Medio Oriente), che potrebbero frenare il commercio globale. “Il robusto recupero degli scambi internazionali per il 2024 è però essenziale per concretizzare l’accelerazione del PIL italiano nel biennio di previsione”, si legge nella nota.

Le tensioni nel Mar Rosso possono incidere sui prezzi

Riguardo agli effetti delle tensioni sui prezzi, gli aumenti dei costi di trasporto causati dagli attacchi nel Mar Rosso potrebbero incidere sui prezzi al consumo in Italia, per un paio di decimi di punto percentuale in un orizzonte biennale.

“Nel complesso, la flessione dell’inflazione rappresenta un pilastro chiave del quadro macroeconomico e l’evoluzione dei prezzi quest’anno dipenderà molto da variabili esterne, quali i costi delle materie prime. Inoltre, come già segnalato dall’UPB, sussistono criticità legate all’utilizzo efficiente dei fondi europei del programma Next Generation EU (NGEU) da parte dell’Italia. Vi sono, infine, fattori d’incertezza sulle politiche monetarie e la riforma della governance dei conti pubblici nella UE, in particolare per le tempistiche dei prossimi sviluppi”, continua l’analisi.

L’Inflazione ha superato il picco su entrambe le sponde dell’Atlantico

Le politiche monetarie aggressive di contrasto all’inflazione del 2023 hanno “ottenuto rilevanti risultati, favoriti anche dal rientro delle quotazioni delle materie prime”, sottolinea l’Upb. 

Al deciso calo sia nell’area euro (al 2,8%  in gennaio) sia negli Stati Uniti (al 3,4% in dicembre), si affianca però la maggiore vischiosità dell’inflazione di fondo. Le aspettative sull’inflazione appaiono relativamente stabili, nell’intervallo compreso tra il 2,0 e il 2,5 per cento. Per quanto riguarda l’Italia, il 2023 è stato un anno di rientro dell’inflazione (5,7% indice NIC), sulla scia della componente energetica, diventata deflattiva in autunno. “Tuttavia, i prezzi dei beni alimentari e dei servizi hanno accelerato, inducendo un trascinamento sul 2024 non trascurabile”, si legge nella nota. L’inflazione di fondo è invece aumentata nel 2023 (5,1%), così come quella riferita al carrello della spesa, che ha raggiunto un valore molto elevato nel confronto storico (9,5%), con un impatto assai rilevante sui bilanci delle famiglie con minori redditi. 

A livello generale, il rientro dell’inflazione e le attese di riduzione dei tassi di riferimento nell’area dell’euro hanno favorito il calo dei rendimenti sui titoli decennali. Per il debito sovrano emesso dall’Italia vi è stato un lieve recupero della fiducia, per cui si è ridotto anche lo spread tra i rendimenti dei BTP e dei Bund.

L’Italia nel 2023

L’Upb segnala che dal terzo trimestre 2022 l’economia è risultata debole, con una variazione congiunturale di appena un decimo di punto nella media dei sei trimestri; l’incremento rispetto ai livelli pre-Covid è maggiore in Italia, nel confronto con la Germania e la Francia. 

Gli indicatori settoriali recenti delineano una dinamica congiunturale ancora debole, a fronte di marcate differenze settoriali: l’industria si contrae, il terziario tiene e l’edilizia recupera velocemente negli ultimi mesi del 2023. L’incertezza di famiglie e imprese, rilevata dall’indicatore dell’Upb, ha segnato un incremento marcato nella parte finale dello scorso anno.

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