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Unioncamere, allarme aeroporti minori: “Se chiudono, cala il turismo”

Secondo uno studio il comparto aeroportuale rappresenta l’1,5% del Pil nazionale – Con la chiusura degli scali periferici l’impatto sul settore del turismo sarebbe devastante – Decisive le direttive Ue e il recente piano del Governo – Il presidente Enac, Vito Riggio, controcorrente: “Non vedo rischi per il territorio con la chiusura degli aeroporti piccoli”.

Unioncamere, allarme aeroporti minori: “Se chiudono, cala il turismo”

L’allarme lanciato da Unioncamere scuote tutta la penisola. Da Treviso a Trapani. Ovunque ci sia un aeroporto ritenuto “non di interesse nazionale” dallo Stato. Secondo lo studio curato da Uniontrasporti-Iccsai in collaborazione con Capo Horn per Unioncamere e presentato al convegno “Aeroporti, la riscoperta”, gli scali con traffico inferiore a 2 milioni di passeggeri all’anno rischiano grosso. Le direttive Ue sull’azzeramento dei sussidi pubblici e il recente piano del Governo (che prevede il trasferimento alle Regioni competenti) potrebbero anche portare alla chiusura dei cosiddetti aeroporti minori. Con ricadute disastrose soprattutto sul settore del turismo.

 “I flussi turistici negli aeroporti muovono oltre 1 miliardo e 450 milioni di euro all’anno – spiega il rapporto – e solo in quelli con traffico inferiore a 1 milione di passeggeri l’anno si stima una spesa di oltre 500 milioni di euro”. E per alcune province periferiche come Ragusa, Trapani e Taranto, o difficilmente raggiungibili con altre modalità di trasporto, come Siena o Perugia, l’aereo diventa un mezzo vitale. “In questo modo si rischia anche di aumentare la disuguaglianza tra regioni ricche e povere, accentuando un divario economico e sociale già evidente nel nostro Paese”.

Secondo il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello “Ci troviamo di fronte a uno scenario di cambiamenti del nostro sistema aeroportuale che produrranno sensibili effetti per le imprese. Per quanto sia importante considerare l’aspetto della redditività delle strutture esistenti, nel caso degli aeroporti minori l’attuale disegno europeo ed italiano rischia di essere fortemente penalizzante, in quanto trascura gli effetti prodotti dal punto di vista sociale – maggiori vincoli alla libertà economica, alla mobilità delle persone, alla ripresa occupazionale – e ambientale. Sono certo che il sistema camerale, grazie alla sua capillarità e costante interazione con le economie locali, potrà continuare a dare il proprio contributo con proposte che contemplino e mettano a fattor comune le varie esigenze dei territori, come abbiamo già avuto modo di fare in occasione della consultazione sulla proposta di orientamenti Ue sugli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree che si è tenuta a settembre 2013”.

Ma gli appelli di Unioncamere non trovano sponda nel presidente dell’Enac, Vito Riggio, che salva solo poche eccezioni nel sistema degli aeroporti minori: gli scali sulle isole, come Linosa e Lampedusa, o il caso di Crotone, che si trova in un’area particolarmente sensibile. “Per il resto – dice – guardando alla pianta reale degli aeroporti non vedo rischi di eventuali effetti sul territorio dovuti alla chiusura di un aeroporto piccolo. Non si può pensare che ognuno possa avere un aeroporto sotto casa, che magari fa solo un volo al giorno. Il mercato è libero, se la Regione o l’ente locale vuole tenere aperto il suo aeroporto ben venga. Ma non si possono chiedere sussidi allo Stato”.

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