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Unicredit, trimestrale: più ricavi e meno utili, ma il capitale migliora

I profitti netti scendono dell’11,8% nel trimestre, mentre i ricavi salgono del 2,3% a 5,4 miliardi – Nei 9 mesi l’utile è però cresciuto del 14,7% – Il Cet1 è migliorato, attestandosi al 10,82% e i crediti deteriorati netti sono scesi dell’8% a 36,4 miliardi nel trimestre – Su Pioneer “trattative in corso”, ma “nessuna certezza” sulla cessione

Unicredit, trimestrale: più ricavi e meno utili, ma il capitale migliora

Nel terzo trimestre del 2016 l’utile netto di Unicredit si è attestato a 447 milioni, in ribasso dell’11,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questo uno dei dati più rilevanti dei conti pubblicati oggi dalla banca milanese, in vista del nuovo piano industriale previsto per il 13 dicembre. Tornando all’utile, il risultato è stato inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano profitti netti pari a 467 milioni di euro.

I ricavi totali del gruppo sono invece saliti del 2,3% a 5,5 miliardi euro, battendo in questo caso il consensus, pari a 5,2 miliardi di euro. Gli interessi netti sono scesi del 2,6% a 2,85 miliardi (2,86 le previsioni),mentre le commissioni nette hanno registrato un calo del 2,3% a 1,86 miliardi (1,87).

Per quanto riguarda invece i dati relativi ai primi nove mesi dell’anno, l’utile risulta comunque in crescita, così come i ricavi. Entrambi i dati hanno posto in essere un rialzo rispettivamente del 14,7% a 1,77 miliardi di euro e dell’1,5% a 17,1 miliardi di euro.

In ribasso invece gli interessi netti (calati del 2,7% a 8,6 miliardi) e le commissioni nette che hanno toccato quota 5,7 miliardi (-3%). -4,2% per i costi operativi, assestatisi a 9,8 miliardi di euro, per un rapporto cost/income sceso al 57,5%.

Per quanto riguarda il patrimonio, il coefficiente Common equity tier 1 è salito al 10,82%.

Nel comunicato diramato pochi minuti fa, Unicredit evidenzia che il risultato relativo ai tre mesi terminati a settembre è stato conseguito grazie al “contributo positivo di tutte le principali divisioni”. Scendendo nei dettagli, la divisione Centro est Europa, nel trimestre, ha prodotto un utile di 420 milioni, con ricavi in crescita del 10,9% annuo a un miliardo, grazie ai risultati provenienti dalla Turchia (102 milioni, +63,1% annuo), dalla Repubblica Ceca (55 milioni, -1,7%) e dalla Bulgaria (53 milioni, +6,5%).

Il Corporate and Investment banking (Cib) ha ottenuto un miliardo di ricavi (+25,7% annuo) e un utile netto di 366 milioni (+17,9%), mentre la Commercial bank Italy ha registrato una diminuzione dei ricavi dell’1,1% annuo a 1,8 miliardi e un utile a 256 milioni (-29,4%).

A livello di gruppo, le rettifiche su crediti sono state pari a un miliardo, sostanzialmente stabili (+0,3%) su base annua. Il costo del rischio si è attestato a 83 punti base, due punti in meno rispetto al settembre 2015 ma +8 punti da giugno. Il rapporto tra i crediti deteriorati netti e il totale dei crediti netti è al 7,6% (+0,1 punti percentuali da giugno e -0,8 da settembre 2015), con un tasso di copertura al 52,6%.

I crediti deteriorati netti iscritti nel bilancio sono scesi dell’8% annuo a 36,4 miliardi nel terzo trimestre con coverage ratio al 52,6%, mentre le sofferenze sono rimaste stabili a 19,6 miliardi con coverage ratio al 61,9%.

Le sofferenze nette sono al 4,1% dei crediti netti, con un tasso di copertura al 61,9%. Per quanto riguarda gli aggregati patrimoniali, il totale dell’attivo è sceso a 874,5 miliardi (-1,9% dal secondo trimestre, +0,1% annuo), a causa della discesa dei crediti verso la clientela (8,2 miliardi in meno rispetto al secondo trimestre), in gran parte compensato dall’aumento dei crediti interbancari (+7,7 miliardi), e alla riduzione degli investimenti finanziari (-8,3 miliardi) e delle attività finanziarie detenute per la negoziazione (-11 miliardi).

Il passivo totale registrato il calo dei depositi da clientela (-2,1 miliardi), l’aumento dei depositi interbancari (+1,9 miliardi) e la riduzione dei titoli in circolazione (-4,2 miliardi) e delle passività finanziarie detenute per la negoziazione (-11,6 miliardi).

Infine, in base a quanto sottolineato dal gruppo, il funding plan 2016 è stato eseguito per circa 15,8 miliardi a fine ottobre. L’istituto ha ottenuto 8,4 miliardi nell’ultima asta Tltro II della Bce (26,7 miliardi l’ammontare totale da Tltro II contro i 18,3 miliardi da Tltro I, completamente ripagati). UniCredit spiega che è in corso di valutazione la partecipazione alle prossime aste Tltro II.

Dal punto di vista occupazionale, rispetto al settembre 2015, Unicredit ha 3.849 dipendenti in meno. Nel corso dell’ultimo anno sono stati chiusi 463 sportelli in totale, di cui 308 in Italia e 155 negli altri Paesi.

Nel corso della conference call successiva alla presentazione dei conti, l’ad Jean Pierre Mustier, rispondendo alle domande dei giornalisti ha annunciato che”Sulla corporate governance avremo un punto specifico nell’investor day dove daremo una spiegazione su quella che sarà l’evoluzione della corporate governance nel gruppo”. Mustier ha poi sottolineato di non aver ricevuto “nessuna pressione da nessuno” sulle decisioni da prendere. “Gestisco la banca senza alcuna interferenza da parte di nessuno e con una buona relazione con il cda”, ha concluso

A Piazza Affari, dopo la pubblicazione dei conti, il titolo Unicredit procede in rialzo, salendo del 4,30% a 2,326 euro. A piacere agli investitori, oltre al rafforzamento della solidità patrimoniale oltre alle aspettative, sono le parole dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier relative agli obiettivi della banca. Il manager, pur rimandando per ogni dettaglio alla presentazione del nuovo piano industriale che avverrà il 13 dicembre, ha dichiarato che “Unicredit punta ad avere un buffer di capitale ragionevole sui minimi regolamentari”. Questa frase è stata interpretata dagli operatori come un segnale del fatto che l’atteso aumento di capitale non si posizionerà nella fascia più alta delle attese.

In una nota successiva, Unicredit ha poi confermato “di aver ricevuto delle offerte per Pioneer Investments e di essere in trattativa con dei potenziali acquirenti”, ma ha anche precisato che “non vi è alcuna certezza che queste trattative possano portare ad alcuna transazione né certezza in merito alle condizioni alle quali tale operazione possa procedere”.

Come annunciato lo scorso 11 luglio, l’istituto “ha intrapreso una profonda revisione strategica a livello di gruppo – prosegue la nota –, che riguarderà tutte le principali aree della banca al fine di rafforzare e ottimizzare la dotazione di capitale del gruppo, migliorarne la redditività, garantire una continua evoluzione delle attività di business e mantenere la flessibilità necessaria a cogliere tutte le opportunità di generazione di valore”.

L’esito di questa revisione “sarà comunicato a Londra durante il Capital Markets Day – conclude la nota –, il 13 dicembre 2016”.

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