Condividi

Un cervello digitale come quello umano? Tra almeno 100 anni

Del futuro dell’Intelligenza artificiale, in particolare legata ai servizi finanziari, si è parlato nella sede di Microsoft a Milano, in occasione di uno degli appuntamento del Fintech Community 2019, organizzato da The European House – Ambrosetti e Banca IFIS.

Un cervello digitale come quello umano? Tra almeno 100 anni

Creare un cervello artificiale che abbia esattamente le stesse capacità di quello umano? Ci vorranno almeno 100 anni. Del futuro dell’Intelligenza artificiale, in particolare legata ai servizi finanziari, si è parlato nella sede di Microsoft a Milano, in occasione di uno degli appuntamento del Fintech Community 2019, organizzato da The European House – Ambrosetti e Banca IFIS. Proprio Serafino D’Ignazio, responsabile della Digital Factory della banca veneta, ha offerto gli spunti principali del dibattito: “Il punto chiave è: l’Intelligenza artificiale sostituirà l’uomo? Secondo noi no. Potenzia le attività umane, ma non le sostituisce. E in ogni caso sarà il cliente a guidare la rivoluzione digitale, perché è a lui che semplifica la vita. Va però istruita”.

I rischi ci sono, come hanno dimostrato gli ultimi secoli di storia, dalla rivoluzione industriale in poi, “contrassegnati da una paura molto diffusa, poi rilevatasi sempre esagerata, nei confronti delle novità che le innovazioni di ogni epoca hanno portato, dall’industria a Internet, nelle varie fasi. Ciclicamente – ha proseguito l’esperto digitale di IFIS – questa paura è diminuita. La chiave di volta è l’utilizzo intelligente dell’A.I., la cooperazione uomo-macchina e non la rivalità. Si tratta di sgravare gli umani da compiti meno premianti, meno stimolanti, dando così valore aggiunto agli utenti”.

Un recente studio americano ha anche dimostrato che non tutti i lavori andranno perduti, anzi prima o poi il processo si fermerà e si tornerà, per così dire, indietro. “Il rapporto tra lavori automatizzati e lavori che si possono ancora automatizzare, che va riducendosi, a un certo punto si fermerà per forza e tornerà ad allargarsi. Cioè torneranno ad essere molti di più i lavori non ancora automatizzati“, ha spiegato D’Ignazio.

Il dibattito si è poi sviluppato sul ruolo dell’Intelligenza artificiale per la finanza ma non solo: solo migliorare processi già esistenti o crearne di nuovi, ovvero creare il futuro? “Ovviamente la seconda – ha aggiunto Demetrio Migliorati, head of blockchain & innovation di Banca Mediolanum -. Riporto una citazione di Ford: se avessi chiesto al cliente che cosa voleva, mi avrebbe risposto una carrozza trascinata da 100 cavalli. Invece i mio compito era di creare l’automobile, un mezzo nuovo, che desse risposta a quella esigenza”.

In ogni caso, un futuro totalmente dominato dalle macchine è ancora lontano, lontanissimo: “Se ne parla tra almeno un secolo – ha detto D’Ignazio -. L’emulator, e cioè una macchina, dal costo di un milione di dollari, che replichi esattamente quello che avviene in un cervello umano, non sarà prodotta prima di altri 100 anni”. Del resto, il rapporto tra la nostra materia grigia e la sua replica in silicio è al momento ancora di 10 alla meno 61, e cioè una quantità molto elevata di 0 dopo lo 0 virgola. Per dare un parametro della proporzione infinitesimale, 10−78 è la probabilità di ottenere 600 lanciando contemporaneamente 100 dadi ideali.

LEGGI ANCHE: Il cervello, affascinante mistero: impariamo a conoscerlo

Commenta