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Ue: “Nessun rischio su banche italiane” e sanziona Germania su Dieselgate

La Ue “non teme crisi bancarie dopo il referendum in Italia”: lo afferma l’eurocommissario agli Affari Economici Pierre Moscovici parlando alla tv francese. Da Bruxelles invece arriva la procedura di infrazione nei confronti di sei Paesi europei, tra cui Germania e Regno Unito, per non aver sanzionato la Volkswagen sul Dieselgate

Ue: “Nessun rischio su banche italiane” e sanziona Germania su Dieselgate

La crisi politica italiana non farà tremare l’Europa. A dirlo è il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, secondo cui, in ogni caso, nonostante la crisi di governo in Italia “c’è anche continuità”, e che i problemi delle nostre banche “sono gli stessi della scorsa settimana, non si sono aggravati”.

“Non è una crisi europea perché non c’era la Ue dietro questo referendum”, ha spiegato Moscovici. Nel nostro Paese secondo il Commissario c’è comunque “un partito che ha la maggioranza nelle due Camere, e c’è un uomo, Renzi, che comunque tiene il potere. Ora il presidente avvierà le consultazioni per fare un nuovo governo, e sia se questo governo si farà subito o no, in ogni caso ci sarà continuità”.

“Sulle banche italiane – ha proseguito Moscovici – ci sono discussioni in corso con diverse istituzioni, la Commissione, la Bce, i problemi non sono cambiati dalla scorsa settimana, non si sono deteriorati o aggravati, è seguito con attenzione e le misure in campo sono forti. C’è la possibilità di trattare tutte le situazioni bancarie, non temiamo le crisi”.

Dieselgate
La Commissione europea apre una procedura d’infrazione contro sette Paesi per la vicenda Dieselgate. Lo scandalo delle auto Volkswagen che truccavano i dati sulle emissioni, quindi, travolge anche gli stati europei, tra cui Germania e Gran Bretagna, incapaci di bloccare o sanzionare quanto accadeva.

Secondo Bruxelles, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Lussemburgo non avrebbero imposto le stesse penalizzazioni economiche che Volkswagen ha ricevuto negli Stati Uniti, dopo lo scoppio dello scandalo. Inoltre, Germania e Regno Unito non avrebbero comunicato alle autorità i riscontri tecnici raccolti sui limiti delle emissioni. Gli altri tre paesi coinvolti, Repubblica Ceca, Lituania e Grecia, sono finiti nel mirino per non aver neppure inserito nei loro sistemi legislativi delle norme che permettessero di sanzionare i produttori colti in castagna.

Tutti i Paesi coinvolti hanno due mesi di tempo per rispondere alle accuse. Nel caso le loro difese non dovessero rivelarsi abbastanza convincenti, sarà la Corte di Lussemburgo a stabilire le responsabilità in capo alle autorità nazionali.

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