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Ucraina, accordo in 13 punti. Ma prima della tregua, combattimenti e morti

La road map in 13 punti siglata ieri a Minsk prevede il ritiro delle armi pesanti per la creazione di una zona cuscinetto: la tregua però scatterà solo alla mezzanotte fra il 14 e il 15 febbraio e nelle ultime ore i combattenti hanno intensificato gli scontri per spostare il fronte a proprio vantaggio – Poroshenko: “Mosca ci ha attaccato dopo l’accordo”

Ucraina, accordo in 13 punti. Ma prima della tregua, combattimenti e morti

Nelle regioni orientali dell’Ucraina decine di persone fra militari e civili sono rimaste uccise dopo la firma dei nuovi accordi di Minsk. Già ieri, nelle ore che hanno preceduto la sigla dell’intesa, 50 carri armati e altri mezzi militari russi erano entrati nel Paese dal confine sudorientale. Lo hanno riferito fonti militari ucraine.

“Avevamo chiesto un cessate il fuoco immediato e senza precondizioni, invece la Russia ha voluto quasi 70 ore prima di farlo entrare in vigore e ha lanciato un’offensiva subito dopo la firma dell’accordo – ha denunciato ieri sera, da Bruxelles, il presidente ucraino Petro Poroshenko –. E’ importante mantenere la pressione su Mosca e che l’Ue sia unita”.

Secondo il presidente russo Vladimir Putin, “è evidente che da qui a sabato (quando scatterà la tregua decisa a Minsk, ndr) i combattenti cercheranno di guadagnare posizioni”. L’accordo prevede il ritiro delle armi pesanti, ma se in queste ultime ore il fronte si sposterà, la tregua avrà un diverso valore. Ecco perché ora si combatte più duramente che nei giorni scorsi.

Nelle ultime 24 ore, solo nella regione di Donetsk, sette civili (fra cui due bambini di 4 e 7 anni e una ragazza di 17) sono morti in seguito a nuovi bombardamenti, stando a quanto riferisce il ministero della Difesa dell’autoproclamata Repubblica filorussa. Nell’altra regione roccaforte dei ribelli, Lugansk, tre civili sono stati uccisi nella notte, come ha fatto sapere il centro stampa municipale, citato dall’agenzia Interfax Ukraine. Un portavoce dell’esercito ucraino, Vladyslav Seleznyov, parla invece di otto soldati uccisi 34 feriti nei nuovi scontri registrati tra le ore 6 di ieri e le 6 di oggi. Ma secondo Eduard Basurin, portavoce del ministero della Difesa della Repubblica popolare di Donetsk, Kiev nei combattimenti ha perso 42 uomini.

Quanto all’accordo di ieri, è stato firmato dal cosiddetto gruppo di contato sull’Ucraina, che comprende i leader separatisti di Donetsk e Lugansk, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov e l’inviato dell’Osce Heidi Tagliavini. La road map per la pace prevede 13 punti.

1) Cessate il fuoco totale nelle regioni di Donetsk e Lugansk dalla mezzanotte fra il 14 e il 15 febbraio.

2) Ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio governativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non può durare più di 14 giorni.

3) L’Osce verificherà la tregua e il ritiro delle armi pesanti. Potrà usare droni e satelliti.

4) Il primo giorno dopo il ritiro delle armi pesanti dovrà iniziare un dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Lugansk e Donetsk, oltre che sul futuro regime nelle aree separatiste, sulla base della legge ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare.

5) Amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Lugansk, che avranno garantita l’immunità penale.

6) Rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire da cinque giorni dopo il ritiro delle armi pesanti.

7) Garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari.

8) Le parti dovranno lavorare per restaurare i legami sociali ed economici, compresi i pagamenti di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro.

9) Kiev avrà pieno controllo dei suoi confini territoriali in tuta l’area del conflitto. Il processo deve iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali (vedi punto 11).

10) Ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. I gruppi illegali andranno disarmati.

11) Approvazione di una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Dovrà essere varata anche una specifica legislazione sullo status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015.

12) Elezioni locali nelle regioni separatiste, monitorate dall’Osce. Non è stata fissata alcuna data.

13) Intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace.

Tra i principali punti sui quali manca l’intesa figura la difficile situazione della città chiave di Debaltseve, dove i ribelli separatisti chiedevano la resa dell’esercito ucraino, che sarebbe accerchiato. Ma “Poroshenko non riconosce che l’esercito sia accerchiato – ha detto Putin – e la cosa lascia molti dubbi”. Il Presidente russo ha aggiunto di essere d’accordo con il collega ucraino per risolvere la questione.

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