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Trump mette in scacco la Cina, sale il petrolio, Tim sotto tiro

Il braccio di ferro sui dazi ha fatto crollare le Borse asiatiche che hanno perso il 20% da inizio d’anno. Meglio Wall Street mentre Trump allenta la minaccia sulla tecnologia e stringe sul petrolio Iran. Bene Fca, Marchionne va con Trump. Oro in calo, euro in recupero. Oggi asta Bot e occhio allo spread

Trump mette in scacco la Cina, sale il petrolio, Tim sotto tiro

A giudicare dall’andamento dei mercati sembra evidente che Donald Trump, già gratificato dalla sentenza della Corte Suprema che ha giudicato legittimo il suo divieto di ingresso negli Usa dal Paesi da lui considerato in odore di terrorismo, si avvia a vincere la sfida dei commerci contro la Cina. Le Borse cinesi con un ribasso superiore al 20% da inizio anno, sono entrate ufficialmente in clima di recessione. Il prezzo pagato da Wall Street è assai più modesto, nonostante i mugugni che si levano dal mondo delle corporations. Anche il Canada, anticipa Bloomberg, si prepara ad imporre quote all’import d’acciaio dalla Cina. Intanto Trump insiste nei suoi diktat: tolleranza zero per i Paesi che dopo il 4 novembre compreranno petrolio dall’Iran. Ma, ennesimo ribaltone, il presidente allenta la tensione sulla Cina. Il nostro obiettivo, afferma nell’ennesimo tweet, è solo quello di difendere la nostra leadership tecnologica, perciò alzeremo solo veti selettivi sugli acquisti di Pechino.

YUAN E BORSA DI SHANGHAI AI MINIMI

Gli umori geopolitici si riflettono sui mercati in questo modo:

* Le Borse della Cina scendono per il terzo giorno consecutivo ai minimi degli ultimi dodici mesi, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in ribasso dell’1,3%. Hong Kong -0,6%. Continua intanto la discesa dello yuan, in calo per il quarto giorno su dollaro a 6,59, livello che non si vedeva da dicembre 2017.

* E’ in ribasso anche la Borsa del Giappone, indice Nikkei -0,3%, mentre salgono leggermente i mercati azionari dell’India e della Corea del Sud.

* Il greggio del Mare del Nord (Brent) guadagna stamattina lo 0,4% a 76,7 dollari il barile, dal +2% di ieri. Molto più ampia la variazione positiva del greggio di riferimento per gli Stati Uniti, il WTI, ieri +3,5%, stamattina +0,5%.

VOLA GE: ALLA BORSA PIACE LO SPEZZATINO

* Chiusura in rialzo ieri a Wall Street grazie al recupero dei titoli tech e del rally dei titoli petroliferi (+1,4% l’indice di settore). L’indice Dow Jones avanza dello 0,12%, S&P 500 +0,22%, Nasdaq +0,39%.

* Balzo di General Electric +7,8% da ieri escluso dal Dow Jones 30. Il gruppo ha iniziato a smontare la conglomerata: è stata annunciata la cessione delle attività nel ramo salute e nel colosso dei servizi petroliferi Baker Hugues.

* L’euro è stamane poco mosso a 1,166 sul dollaro. Riflettori accesi sui titoli di Stato italiani: il Btp a due anni è in prossimità della soglia psicologica dell’1%, il decennale è ad un soffio dal 3% alla vigilia dell’asta a medio termine.

ORO, SETTIMO RIBASSO DI FILA

Continua la discesa dell’oro, arrivato al settimo ribasso in otto giorni, sui minimi da dicembre, a 1.254 dollari l’oncia. L’argento è sui minimi da aprile, il palladio è tornato sui livelli di due anni e mezzo fa.

RECUPERA L’EURO, LISTINI EUROPEI “CONVALESCENTI”

Mercati europei convalescenti dopo la brusca caduta di lunedì. Continua a pesare la spada di Damocle delle prossime manovre di Donald Trump, imbufalito dopo la “diserzione” di Harley Davidson, pronta a spostare le fabbriche per evitare l’aumento (2.200 dollari) legato ai dazi. Più da vicino sale la tensione in vista del Consiglio Europeo di domani e venerdì che, oltre ad occuparsi di immigrazione, dovrà esaminare la bozza di accordo sulla riforma della zona euro, a partire dalla risoluzione delle banche in fallimento che non recepisce alcuna richiesta ventilato dal governo di Roma. Ma sui migranti Angela Merkel può contare su un atteggiamento meno rigida da parte della Csu. E, a conferma del calo della tensione dopo il “lunedì nero”, rallenta la corsa dell’euro, assieme allo yen la valuta in cui, causa il basso livello dei tassi, la speculazione preferisce indebitarsi nella moneta unica, magari attraverso i titoli italiani a breve.

Andamento a più velocità per Milano. Partenza positiva, una brusca battuta d’arresto dopo l’uscita della bozza del documento base del vertice Ue, recupero nel pomeriggio. Alla fine Piazza Affari avanza dello 0,31% a 21.419 punti dopo scambi per 2,09 miliardi di euro in aumento rispetto ai 1,97 miliardi di ieri.

Fa peggio Francoforte, -0,29%; piatta Parigi -0,05%; moderatamente positive Madrid +0,2% e Londra +0,46%.

FITCH: “IMPROBABILE” L’USCITA DALL’EURO

L’agenzia Fitch resta del parere che un’uscita dell’Italia dalla zona euro sia “altamente improbabile”, non per questo però non mette in luce i rischi e le implicazioni sul rating sovrano che potrebbero avere le misure espansive del nuovo governo gialloverde.

“Non prevediamo che il governo indica un referendum sulla permanenza nell’euro o nell’Unione europea – si legge in un report dell’agenzia – né che spinga su misure che creino una sorta di valuta parallela”. “Tuttavia – aggiunge – la presenza stessa di simili rischi al ribasso potrebbe mantenere lo spread sovrano su livelli elevati anche se tali rischi non si dovessero mai concretizzare”. L’appuntamento con la prossima valutazione di Fitch è il 31 agosto. L’attuale rating di ‘BBB’ con outlook stabile — rivisto al ribasso nell’aprile del 2017 rispetto al precedente ‘BBB’ con outlook negativo — già incorpora un certo grado di instabilità politica.

LO SPREAD SCHIZZA SOPRA 260 PUNTI

Nuovo balzo in avanti di spread e rendimento dei titoli di Stato italiani. Con un balzo di oltre 10 punti la forbice Btp/Bund si è portata a fine mattinata al picco di 263 punti base, per poi chiudere la seduta sotto 260. Il tasso sul benchmark decennale è salito fino a 2,95%.

Sul mercato ha pesato l’avvio della tornata d’aste italiane e due operazioni sindacate di Spagna (importo 7 miliardi) e Francia (4 miliardi).

Il Tesoro italiano ha collocato Ctz e Btpei per l’intero importo offerto di 3 miliardi; il tasso del Ctz è salito a 0,917% dal precedente 0,350%, al massimo da gennaio 2014.

OGGI 6,5 MILIARDI DI TITOLI A SEI MESI

Stamane tocca all’offerta di 6,5 miliardi di Bot a 6 mesi. A fine seduta sul mercato grigio di Mts, il titolo oggi in asta scambiava a 0,121%, ampiamente sotto il picco di 1,213%, massimo da febbraio 2013, toccato nell’asta di fine maggio.

Positive le previsioni della vigilia: “Non vedo problemi per l’asta Bot, il ‘carry’ è assai attraente” ha spiegafo un operatore a Reuters.”Per il medio lungo va notato che il 5 e il 10 anni sono entrambi short sul mercato, quindi l’asta potrà essere l’occasione per ricoperture, che il Tesoro potrebbe accentuare se decidesse, come a inizio mese, di tagliare l’importo rispetto all’offerta massima”.

Il Mef metterà a disposizione degli investitori fino a 6,5 miliardi complessivi di Btp a 5 e 10 anni e di Ccteu.

VOLA FCA +2,8%. MARCHIONNE: CAPISCO TRUMP

A sostenere Piazza Affari ci ha pensato ieri Fiat Chrysler +2,8% sull’onda della promozione da parte di Morgan Stanley che ha ribadito il giudizio overweight (target 23 euro). La casa ha ribadito il suo impegno sul mercato dell’America Latina che sono stati pianificati 3 miliardi di investimenti con l’obiettivo di portare nel 2020 ad un milione di pezzi le vendite in Brasile (700 mila auto vendute a fine 2018). La regola, in un mondo caratterizzato dalle barriere doganali che Trump si accinge ad applicare è produrre sul posto le auto da vendere.

“Capisco la posizione di Trump, politicamente la capisco”. Così l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne si conferma ancora una volta una voce fuori dal coro. “I dazi – aggiunge – non sono la firma del mondo, ma un problema da gestire: tutto è gestibile”. Insomma, Marchionne si conferma “il più simpatico tra i manager del settore” agli occhi di Donald Trump che senz’altro ha apprezzato la sua uscita nel giorno in cui Harley Davidson ha annunciato l’intenzione di spostare la produzione fuori dagli Usa mentre Gm ha confermato che l’ultimo suo modello verrà prodotto in Messico. Intanto l’Alliance of Automobile Manufacturers, di cui fanno parte tra gli altri Gm, Toyota e Volkswagen, ha calcolato che l’aumento dei dazi sulle auto al 25% comporterà un maggior costo di 45 miliardi di dollari (ovvero 5,800 dollari per veicolo) per i clienti americani.

RECUPERANO STM E BUZZI. FATICA PRYSMIAN

La spinta di Fiat Chrysler si è trasmessa solo in parte al resto del comparto industriale. Fa fatica a riprendersi Prysmian +0,34% dopo che lunedì ha perso il 10% sulla scia del profit warning legato al progetto Western Link.

Meglio Stm +2% sulla sia dei recuperi dei chips usa. In ripresa anche la concorrente tedesca Infineon +1,4%. In ripresa anche Buzzi tornata sui livelli di ieri con un rialzo di oltre il 2%.

Resta sotto pressione Leonardo -2,3%, fanalino di coda del listino.

TELECOM ITALIA PERDE L’11% DA INIZIO ANNO

La nota negativa della giornata riguarda però Telecom Italia, precipitata del 2,89% ai minimi dal luglio 2016 nel giorno del cda. Non c’è stata la resa dei conti tra Amos Genish e una parte dei consiglieri. La frattura è stata ricomposta grazie ad una parziale marcia indietro dell’ad. Ma il malessere va al di là delle questioni di governance: i rumors anticipano una semestrale deludente anche per la pressione dello sbarco sul mercato di Iliad Da inizio anno il ribasso è dell’11%.

DEBOLI LE BANCHE. CARIGE PAGA L’USCITA DI TESAURO

Negativo il comparto bancario: l’indice di settore italiano segna -0,87%, rispetto al +0,1% dello Stoxx europeo. Il titolo peggiore è Banco Bpm -2,3%, in controtendenza Bper +0,5%.

Da segnalare il calo di Carige – 2,5% dopo le dimissioni del presidente Giuseppe Tesauro.

VENDITE SU FINCANTIERI, AMPLIFON E BIESSE

Non sono mancati i movimenti nel resto del listino e sull’Aim:

  • Nuovo balzo in avanti di Reno de Medici+5%.
  •  Ascopiave +2,5%, è stata la migliore tra le Mid cap.
  • Fincantieri -1,7% con significativi volumi di scambio. Rischia di essere messa ai margini nella maxi gara per la marina militare dell’Australia: secondo la stampa dell’Australia, le autorità politiche vogliono che le aziende locali abbiano un maggior peso nella fornitura. Vendite anche su Biesse -4,1%. La società ha comunicato di aver ritirato la domanda a Consob per la pubblicazione del prospetto Ipo della controllata Hsd.
  • Giù anche Amplifon -1,6%: Exane Paribas ha ridotto il giudizio a neutral.
  • Safe Bag +8% sulla notizia dell’anticipo della chiusura riguardante l’acquisto del 51% delle due principali società del gruppo russo PackandFly.
  • Triboo +8,4%. Borsa Italiana ha disposto l’ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie su Mta del titolo finora trattato sull’Aim.

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