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Trump, il braccio di ferro sulla sanità gela Wall Street

I mercati si interrogano sulla reale capacità del presidente americano di mandare in porto le riforme annunciate: dalla sanità al fisco – Piazza Affari torna sopra quota 20 mila – Tltro boom – Telecom è controllata o no da Vivendi? Dissidio tra cda e sindaci

Trump, il braccio di ferro sulla sanità gela Wall Street

Fumata nera. Anzi, grigia. Dopo una giornata di trattative e di mediazioni, il voto sulla riforma sanitaria di Donald Trump è stato rinviato a oggi. La Casa Bianca, per compiacere le posizioni estremiste di una parte dei repubblicani, ha eliminato dalla legge alcune coperture obbligatorie (fra cui maternità e servizi psichiatrici), oltre ad ampie concessioni già fatte in precedenza ai conservatori. Ma questa scelta rischia di provocare la reazione dei repubblicani moderati al Senato. Trump ha così lanciato l’ultimatum: o la legge verrà approvato in giornata, oppure resterà in vigore la riforma di Obama. Prendere o lasciare, insomma, come vuole la legge del West.

Wall Street ha assistito, ammutolita, al duello da cui, per ammissione generale, dipende una parte rilevante della politica di Trump. In caso di mancata approvazione alla revisione dell’Obamacare, dovrà frenare tempi e modi della “formidabile” ( a suo dire) riforma fiscale da cui dipende, tra l’altro la rapidità e l’intensità del recupero dell’inflazione e dell’ascesa dei tassi a condizioni normali. Janet Yellen, che ha tenuto ieri il primo intervento dopo il board della Fed, si è astenuta ieri da qualsiasi commento.

A RISCHIO LA RIFORMA FISCALE DI TRUMP

Si profila, una volta tanto, un week end più sereno in Europa, aspettando le celebrazioni per il 60° compleanno della Ue. Le banche hanno fatto il pieno di denaro all’ultima asta Ltro: non è detto che tutti i 233,5 miliardi prenotati da 474 istituti finiscano tutti ad alimentare gli impieghi della ripresa. Ma , come ha dimostrato la Star Conference, i temi da finanziare emergono ogni giorno di più. Ultimo esempio? L’investimento della Tip di Gianni Tamburi in Alpitour, ennesimo settore pronto per un rilancio dopo gli anni bui.

SALE L’ASIA, PERDE COLPI ALPHABET (EX GOOGLE)

Stamattina la Borsa di Tokyo si avvia a chiudere in rialzo dello 0,9%, un rimbalzo che non basta a colmare le perdite dei precedenti quattro giorni: la settimana si chiude con un ribasso dell’1,7%. Hong Kong -0,3%, Shanghai +0,4%, Seul -0,2%, Mumbai +0,4%.

Wall Street ha vissuto una giornata all’insegna dell’incertezza, in attesa di notizie dal Congresso: il Dow Jones ha perso lo 0,02%,S&P 500 -0,11%. Il Nasdaq è arretrato dello 0,07%.

Dollaro in lieve ripresa su euro a 1,077 da 1,081 del giorno prima. Rendimento del Treasury Bill a 2,43%, +1 punto base. L’oro ha chiuso in calo dello 0,3% a 1.242 dollari, primo ribasso dopo sei giorni consecutivi di rialzo.

Arretra Alphabet (-1,19%). La società madre di Google paga la fuga degli inserzionisti da YouTube perché i loro spot finiscono per essere associati ai video più scabrosi.

Petrolio in lieve calo in attesa della riunione tecnica dell’Opec prevista per il weekend in Kuwait. Wti a 47,7 dollari al barile, Brent a 50,64. Perde colpi Chevron -0,84%, chiusura positiva per Exxon (+0,11%). A Piazza Affari segno più per Eni (+0,9%). Invariate Saipem e Tenaris.

MILANO TORNA SOPRA QUOTA 20 MILA. TLTRO BOOM

Milano ha riconquistato quota 20 mila, davanti agli altri listini del Vecchio Continente. L’indice Ftse Mib ha chiuso in rialzo dell’1,1% a 20.167 punti, in attesa del voto Usa sulla riforma sanitaria. Positive anche le altre maggiori borse europee: Londra +0,2%, Parigi +0,8%%, Francoforte +1,1%.

Il Pil italiano dovrebbe crescere a un ritmo lento anche all’inizio dell’anno dopo il +0,2% congiunturale del quarto trimestre 2016, secondo le stime del Centro studi di Confindustria.

Hanno chiuso sui minimi i Btp,annullando il rialzo della prima parte della seduta. La Bce ha assegnato oltre 233 miliardi di euro di fondi a lungo termine alle banche della zona euro (quasi 217 al netto dei rimborsi anticipati di vecchia liquidità Tltro1), ben oltre le attese. Le richieste delle principali banche italiane sono ammontate a 53,9 miliardi.

La nuova consistente quantità di moneta che entra nel sistema va a rafforzare ulteriormente l’attuale posizione ultra espansiva delle Bce, cosa che – secondo gli operatori – consolida le aspettative di un cambiamento degli obiettivi della banca centrale nel meeting di giugno e dell’annuncio della progressiva chiusura del Qe a partire da inizio 2018 nel meeting di ottobre.

OFFERTI 2,5 MILIARDI DI CTZ. NESSUN BTPEI ALL’ASTA

Lo spread Btp/Bund ha chiuso la seduta poco variato, in area 200 punti base. Il decennale italiano ha oscillato tra un minimo di 2,37% in mattinata e i massimi della chiusura, tenendosi comunque a distanza dal picco dall’ottobre 2014 di 2,52% toccato martedì.

Il Tesoro ha annunciato che nelle aste di Ctz di martedì prossimo 28 marzo verranno offerti fino a 2,5 miliardi del titolo dicembre 2018; non verranno invece offerti Btpei. Oggi arriveranno invece i dettagli dell’asta di Bot semestrali di mercoledì 29. Intesa Sanpaolo prevede un’offerta di 7 miliardi a fronte di buoni in scadenza per 6,6.

TELECOM TORNA IN UTILE E LANCIA UNA SOCIETÀ DELLA RETE

Grande attesa per la reazione di Piazza Affari ai conti 2016 di Tim – Telecom Italia, ieri in ascesa del 2,63%. La società ha chiuso l’esercizio con un utile di 1,8 miliardi da una perdita di 70 milioni e deliberato la distribuzione di un dividendo di 2,75 centesimi per le risparmio Rispetto ai preliminari, l’utile netto è leggermente più alto, perché le tasse sono più basse di quanto era stato comunicato in precedenza.

È stata costituita una nuova società della rete, che sarà controllata da un socio finanziario, per sfidare Open Fiber, Enel e Cdp, nelle aree a fallimento di mercato. Grazie a questa partnership, Tim potrà raggiungere i propri obiettivi di copertura del Paese con Banda Ultralarga con quasi 2 anni di anticipo rispetto alla tempistica prevista dal piano triennale: l’obiettivo di copertura del 95% della popolazione italiana è anticipato alla fine del primo semestre del 2018, mentre nel 2019, termine dell’attuale piano, la copertura salirà al 99% anche con il contributo di tecnologie wireless.

Il collegio sindacale ha fatto una valutazione della posizione di Vivendi, che detiene il 24,68% del capitale della società, in materia di controllo. Secondo il collegio, ai fini del codice civile e del testo unico della finanza Vivendi non ha il controllo di Tim. Ai fini della disciplina Consob in materia di parti correlate invece il gruppo francese sarebbe da considerare come controllante della società telefonica. Il Cda ha deliberato di non condividere la valutazione del collegio come società che “controlla di fatto” Tim, “sia pure ai sensi e per gli effetti della sola disciplina sulle operazioni con parti correlate”. Il tema ha un rilievo particolare perché se fosse certificato il controllo, Vivendi si troverebbe a consolidare Tim, incluso il debito.

MEDIASET: DA VIVENDI UNA MAZZATA PER NOI DA 100 MILIONI

Intanto ieri il vicepresidente Arnaud de Puyfontaine è stato ascoltato in Agcom che indaga sul ruolo di Vivendi in Telecom e in Mediaset (+0,16%). “L’affaire Premium ci ha dato una mazzata – ha detto ieri Pier Silvio Berlusconi – non sto parlando di perdite ma ha peggiorato i conti di Mediaset di una cifra vicino ai 100 milioni”.

CITIGROUP LANCIA IN ORBITA FERRARI

Grande protagonista della giornata è stata Ferrari (+4,35%). Citigroup ha alzato il giudizio a Buy dal precedente Neutral. Il target price viene spostato molto in alto, a 74 euro, dal precedente 48 euro. Prima di questa promozione su 20 analisti censiti da Bloomberg, 10 consigliavano di acquistare il titolo e 5 di tenerlo in portafoglio, il restante di venderlo.

In forte ascesa anche Cnh (+2,57%) sull’onda dei buoni risultati di vendita in Europa. Ford (-0,85%) a Wall Street paga il ridimensionato degli obiettivi di vendita. La discesa ha colpito anche Fiat Chrysler (-0,79%).

BPER E UBI PIÙ VICINE ALLE GOOD BANKS

Le richieste all’asta Tltro dimostrano che le banche prevedono un possibile prossimo aumento dei tassi di interesse da parte della Bce. Spicca il rialzo di Intesa Sanpaolo (+1,6%) dopo che Barclays ha alzato il target price a 2,7 euro da 2,55 euro (confermato il giudizio positivo Overweight).

In evidenza anche Bper Banca (+2,8%) e Ubi Banca (+3,1%). Mediobanca Securities nel daily odierno riprende le indiscrezioni secondo cui un pool di banche ha messo a punto il finanziamento da 1,5 miliardi per la Rev, la bad bank delle quattro good banks, che consentirà il rimborso dei fondi ottenuti dalle stesse banche salvate, segnando un ulteriore passo avanti per l’acquisto da parte di Ubi e Bper. Banco Bpm +0,7%, Unicredit invariata.

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