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Transizione ecologica, Cingolani: “Tra tre mesi il mio piano”

Il ministro ha esposto in Parlamento le linee della transizione ecologica senza negare gli ostacoli dentro la Pa – Un comitato specificherà compiti e cronoprogramma

Transizione ecologica, Cingolani: “Tra tre mesi il mio piano”

E così sia: entro l’estate avremo il piano per la transizione ecologica con tutti i dettagli. Il Ministro Roberto Cingolani si è  preso tre mesi di tempo per portare in Parlamento un programma organico di passaggio ad un nuovo sistema energetico nazionale. Di lavoro da fare ce n’è tanto , soprattutto perché – ha spiegato in audizione alle Commissioni  Ambiente e Attività  produttive di Camera e Senato –  il sistema vive una transizione che non sarà breve. Alla fine di un ciclo decennale la parola rinnovabile avrà un significato assai diverso da quello attuale. Non a caso assieme a idrogeno e fotovoltaico, Cingolani ha parlato anche di energia nucleare. Ha chiarito : fusione, non fissione nucleare, come energia che già oggi muove molta economia mondiale. Tuttavia, le linee lungo le quali si muove il Ministero sono state esposte abbastanza chiaramente.

Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite)  individuerà le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il cronoprogramma e le amministrazioni pubbliche per tutte le misure, comprese quelle riguardanti le risorse idriche, il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico. Cingolani ha mostrato idee chiare, a partire dagli ostacoli burocratici da rimuovere e che finora  hanno bloccato iniziative industriali e assegnazioni di quote di rinnovabili. Bisogna liberare il campo da ogni impedimento insito nei gangli della PA. Proprio martedì su questo giornale scrivevamo della necessità di formare i dipendenti pubblici su un vasto scenario di economia circolare. È un passaggio della strategia implicito nel piano del Ministro. Il governo dovrà intervenire su larga scala  rispettando i tempi dettati dall’agenda europea, oltre che dall’emergenza climatica. Sarà fondamentale il rapporto con le imprese e i territori. I permessi e la burocrazia oggi sono all’apice della catena delle diseconomie che frenano l’Italia dal diventare ” campione globale della transizione ecologica”. 

Se la Spagna è tra i Paesi più veloci per procedure autorizzative  e capacità innovative  il governo Draghi ha la necessità di velocizzare  uno dei cardini del suo  programma. È in gioco la credibilità di una classe di governo e  Cingolani si guarderà bene dal comprometterla. Il Recovery plan conterrà delle tempistiche che dovranno essere compatibili con l’avvio dei lavori abbattendo i tempi delle valutazioni di impatto ambientale. Su questo punto si misurerà la capacità di mettere insieme i poteri e le competenze anche del Ministero delle Infrastrutture.  Quanto ad una via italiana verso  l’idrogeno verde, una filiera da creare su cui molte aziende sono già al lavoro e le applicazioni tecnologiche, il piano indicherà tempi e modalità per non dipendere più dall’estero. I tempi della verifica di quanto illustrato ieri sono spostati di (appena) tre mesi

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