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Tour: Nibali, il trionfo della normalità. Il confronto con gli altri big

Persino Christian Prudhomme, il patron del Tour, è convinto che Vincenzo Nibali avrebbe vinto la Grande Boucle anche se ci fossero stati Contador e Froome – E adesso l’obiettivo del ragazzo siciliano, maestro di semplicità, è la doppietta Giro-Tour.

Tour: Nibali, il trionfo della normalità. Il confronto con gli altri big

Christian Prudhomme, il patron del Tour, è convinto che Vincenzo Nibali avrebbe vinto la Grande Boucle anche se ci fossero stati Contador e Froome. Troppo forte su ogni tracciato, la maglia gialla aveva già accumulato un importante vantaggio grazie alla superba azione sul pavé di Arenberg nella tappa del ritiro di Froome, staccando di oltre 2 minuti e mezzo Contador. Solo sullo strappo finale di Gerardmer, per un cambio sbagliato, Nibali ha concesso tre secondi a Contador. Solo sul Porte de Bales ha perso qualche metro quando Thibaut Pinot è scattato in vista del Gpm: due sbavature in 3565 km del suo Tour perfetto.

Anche Chris Froome, il marziano del Tour 2013, pur dominando alla grande la competizione, ebbe una defaillance nella tappa dei grandi ventagli verso Saint-Amand-Montrond, messo alla frusta dalla strana alleanza tra Contador che puntava alla classifica e Cavendish che voleva vincere la tappa. Fu l’unico momento in cui anche l’extraterrestre vacillò. Niente di simile in 21 tappe, da Leeds a Parigi, è mai accaduto a Nibali, che non ha nulla dell’extraterrestre e che rende normale anche l’impresa più bella. Perché a pensarci bene, pochi corridori nella storia del Tour sono stati capaci di vincere come lui almeno quattro tappe, centrando l’obiettivo con un timing infallibile: a Chamrousse tutti lo davano vincente ed ecco lo Squalo puntualmente involarsi al traguardo; lo stesso ad Hautacam. Uno spettacolo che ha affascinato chi ama il grande ciclismo e che ha fatto lievitare l’auditel in un Tour pur dal risultato scontato ancora prima che si affrontassero Alpi e Pirenei. Questa è stata la forza di Nibali, un fenomeno senza volerlo, tanto diverso dalla trance agonistica, ad esempio, di Pantani, tanto per citare un altro grande, l’ultimo italiano a vincere il Tour prima del siciliano di Messina: l’attacco del Pirata aveva uno scenografia tutta particolare con la strada che si impenna e la bandava che vola via. Nelle giornate buone, come quelle del Giro e del Tour ’98, Pantani faceva sfracelli. Ma anche le imprese più esaltanti lasciavano intravedere una fragilità interiore che il formidabile grimpeur non è mai riuscito a cancellare ed è esplosa quando la sorte gli si è girata contro.

Nibali, eroe controvoglia, uno dei pochi corridori nella storia del ciclismo ad aver fatto il grande slam vincendo tutte le tre grandi corse a tappe (Tour, Vuelta e Giro), dall’alto del podio parigino, commosso fino alle lacrime quando è risuonato l’inno di Mameli, ha ancora voglia di nuovi traguardi finora non raggiunti: il Mondiale, il Lombardia, la Liegi-Bastogne-Liegi, e perché no visto come è andato sul pavé, la Roubaix. Sogna anche una possibile doppietta Giro e Tour. Anche il mondo del ciclismo ha un sogno: la sfida stellare a quattro in un prossimo Giro o Tour tra Nibali, Froome, Contador e Quintana. Il primo ad augurarsela è proprio Nibali che a 29 anni è entrato nel club esclusivo dei fuoriclasse, senza far rumore, pigiando sui pedali senza mai scomporsi, sotto la pioggia e nella calura, in montagna o sul piano. E’ la normalità vincente in un ciclismo nuovo che cerca l’epica e non più l’epo.  

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