Condividi

Tour al via: è duello tra Froome e Contador

Il britannico, straripante nel recente Criterium du Dauphiné, è il gran favorito dell’edizione del centenario che partirà domani dalla Corsica – Non c’è Wiggins, caduto in depressione – Molta montagna con i Pirenei prima delle Alpi – Per le volate l’uomo da battere sarà Cavendish – Italiani (senza Nibali) e francesi destinati a ruoli di coraggiose comparse.

Tour al via: è duello tra Froome e Contador

Non c’è manifestazione sportiva dall’albo d’oro tanto stravolto e bucato come il Tour. Ma per la Francia il Tour resta l’evento dell’anno anche se un corridore di casa non lo vince dal 1985 (l’ultimo a trionfare fu Bernard Hinault).E ogni anno, puntualmente, la Francia sa fare della Grande Boucle, pur colpita al cuore dallo scandalo Armstrong che le ha bruciato sette maglie gialle e tanti record connessi, l’appuntamento mediatico più importante del pianeta secondo solo ai Campionati del mondo di calcio e alle Olimpiadi. Tanto più quello che partirà in Corsica sabato prossimo, 29 giugno, perché sarà il Tour numero cento, un traguardo che eccita i francesi già portati per indole alla grandeur celebrativa. Poco importa se sportivamente sarà già un successo se un corridore transalpino arriverà nella top ten visto che i vari Rolland, Pinot o il vecchio Vockler saranno solo coraggiose comparse in uno spettacolo che prevede gli acuti di due star assolute, Chris Froome e Alberto Contador, con Cadel Evans e Joaquin Rodriguez possibili interpreti di rincalzo. Sarà un Tour tutto nei confini dell’Exagone, che mai come quello di quest’anno, con le ormai collaudate tecniche dei trasferimenti quotidiani, vuole mostrare al mondo le bellezze naturali e monumentali di una Francia che si candida a essere il primo Paese turistico in Europa: dalla natura selvaggia della Corsica dove la corsa si fermerà nelle prime tre trappe al glamour della Costa Azzurra con l’attesa crono a squadre di Nizza sulla Promenade des Anglais, dalla pavimentazione perfetta come un tavolo di biliardo.

E Nizza, imbandierata da giorni di giallo, per l’occasione presenta anche la mostra di Henry Matisse a ricordo dell’esposizione che il celebre artista del fauvismo tenne nel 1903, anno in cui nasceva il primo Tour, vinto da Maurice Garin. I Pirenei verranno affrontati fin dalla prima settimana di corsa. Poi, dopo Bagnères-de-Bigorre, la carovana si trasferirà a Nord-Ovest con tappe per velocisti dove l’uomo da battere sarà ancora una volta Mark Cavendish, con Peter Sagan e Greipel pronti a sfidare Cannonball. E in Bretagna Mont-Saint Michel sarà la perla che la tv francese irradierà nel mondo. Il Tour taglierà quindi in diagonale la Francia fino ad arrivare a Lyon. Poi ci sarà solo grande montagna: con il terribile Ventoux, i colli alpini e l’Alpe d’Huez, che verrà scalata due volte, tornanti che hanno fatto la leggenda del Tour.

Non ci sarà Bradley Wiggins a difendere la maglia gialla conquistata l’anno scorso. Uscito malconcio nel ginocchio e nel morale dal Giro d’Italia, Wiggins nel giro di un mese ha praticamente cambiato il suo futuro: in questi giorni ha rilasciato un’intervista al Guardian in cui di fatto rinuncia al campione che era. Dice addirittura di non voler più correre il Tour, che per cinque è stato il suo obiettivo. L’ha raggiunto e si sente appagato. Non ha più voglia di soffrire. Getta così la spugna il corridore che ha dominato la scena per l’intero 2012, vincendo tutte le corse a tappe cui ha partecipato (Parigi-Nizza, Tour de Romandie, Critérium du Dauphiné e Tour de France) più l’oro olimpico a cronometro. Cosa sia scattato contro nella mente di Wiggo dopo la caduta nella tappa di Pescara è difficile da sapersi.

Per questa stagione si è ritagliato il traguardo del mondiale contro il tempo. Un’inezia rispetto ai programmi e alle ambizioni di inizio stagione, quando addirittura era solleticato all’idea di fare la doppietta Giro-Tour. L’assenza di Wiggins toglie ogni equivoco in seno al team Sky sull’assoluta e riconosciuta leadership di Chris Froome, il keniota bianco, naturalizzato inglese che già l’anno scorso al Tour aveva dimostrato di andare molto più forte in salita dello stesso Wiggins, suo capitano. La facilità di corsa e la potenza messe in mostra al recente Dauphiné, stravinto a inizio giugno, fanno di Froome l’autentico favorito della Grande Boucle del centenario. Anche Contador non possiede nelle gambe quei watt che sprigiona il campione della Sky, che oltretutto surclassa lo spagnolo nelle gare contro il tempo. La vittoria di Froome nella tappa di Valmorel nell’ultimo Delfinato è stata impressionante.

Un’autentica ipoteca sul Tour. Sarà durissima per Contador ribaltare i pronostici. Inimmaginabile anche un bis di Evans, tenace ma un po’ sbollito, o del sempre più evanescente Andy Schleck, che è la pallida copia di quello che nel 2010 arrivò secondo dietro a Contador e che si trovò il Tour in bacheca per la squalifica dello spagnolo. Rodriguez non sembra più quello dell’anno scorso. Tra i giovani occhi puntati sull’americano Tejay Van Garderen, trionfatore dell’ultimo Giro di California. E gli italiani? Per i nostri, come per i francesi, sarà un Tour dove sarà già molto raccogliere una vittoria di tappa. Ma a differenza dei cugini transalpini – che da tempo non vedono più nascere un big di casa – noi teniamo nel cassetto Vincenzo Nibali, l’asso che reduce dal trionfale Giro l’anno venturo sarà anche lui al Tour. Di certo e finalmente da protagonista.

Acquista l’ebook di Aldo Bernacchi “CICLISMO & DOPING – Armstrong: così fan tutti”. 

Commenta