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Tim, semestrale sul filo. Genish recupera e resta

Il gruppo ha chiuso i primi sei mesi con ricavi e Ebitda in linea con il 2017 su base organica, al netto degli oneri non ricorrenti. Ma il conto economico consolidato su base confrontabile evidenzia indicatori in flessione. Tim conferma la cessione Persidera e valuta opzioni sulle partecipate, Sparkle in testa. Vivendi accusa: “E’ un caos”

Tim, semestrale sul filo. Genish recupera e resta

Tim chiude il primo semestre 2018 in linea con l’anno precedente ma lo fa su base organica cioè escludendo oneri non ricorrenti per 121 milioni tra i quali spicca l’accantonamento per la sanzione dovuta alla mancata comunicazione sul controllo da parte di Vivendi (74,3 milioni) contro cui pende un ricorso al Tar. I ricavi totali consolidati del semestre – spiega il comunicato diffuso dalla società guidata da Amos Genish – “sono sostenuti dai ricavi da servizi a livello di Gruppo (8,8 miliardi di euro, +1,9%), che sia in Italia sia in Brasile hanno registrato performance positive (rispettivamente 6,9 miliardi di euro in miglioramento dello 0,8% e 1,9 miliardi di euro, +6,0% YoY). L’utile semestrale è di 618 milioni. 

L’analisi dei dati confrontabili, a parità di principi contabili, mostra tuttavia ricavi in calo (-2,7%), Ebitda in calo (-4,8%) e utile a 554 milioni (contro 596 milioni).

Il Cda ha anche deciso di valutare le opzioni strategiche sulle controllate, come chiesto a suo tempo dal Fondo Elliott. In pole position in questo caso ci sarebbe Sparkle, la controllata per il traffico wholesale internazionale. ll Cda – annuncia infatti il comunicato Tim – “ha esaminato il tema degli impegni, non previsti a piano, che potranno derivare dalla partecipazione alla gara 5G, e ha avviato un percorso di valutazione delle opzioni strategiche delle sue partecipate, confermando la prosecuzione del processo di vendita di Persidera”.

Nel secondo trimestre dell’anno, rileva il gruppo, i ricavi da servizi sul versante domestico hanno tenuto nonostante l’impatto derivante dal ritorno alla fatturazione mensile, registrando un dato sostanzialmente in linea con il periodo dell’anno precedente (-0,4% su base organica). Tim ha beneficiato del generale andamento positivo del settore sul fisso legato alla forte ripresa degli investimenti in banda ultra larga nel 2017, anno che ha visto la spesa complessiva per servizi da parte di imprese e famiglie, rilevata dall’Agcom, per la prima volta in crescita (+1,7%) da 10 anni.

L’Ebitda organico, al netto della componente non ricorrente e degli altri “one-off” – spiega ancora il comunicato del gruppo – è pari a 4 miliardi di euro e presenta una variazione positiva di 2 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2017. Ma l’Ebitda confrontabile di Gruppo del semestre scende a 3,9 miliardi di euro e sconta l’effetto negativo della componente Domestic (-4,8%) che ha pagato il conto dell’accordo sulla Solidarietà rinnovato solo a fine giugno 2018 e l’impatto del ritorno alla fatturazione mensile, oltre alla nuova regolamentazione europea sul roaming (da giungo 2017) e ad altri aspetti regolatori.

Nel secondo trimestre dell’anno continua invece l’evoluzione positiva del segmento mobile domestico, con ricavi in crescita dell’1,6%, supportati in particolare dai ricavi da servizi retail (+0,5%). Tim dichiara una copertura LTE sul 98% della popolazione e, nel fisso, una copertura in banda ultra larga pari all’80% delle unità abitative.

Il Capex ha raggiunto quota 740 milioni nel secondo trimestre e la generazione netta di cassa  396 milioni, consentendo di ridurre l’indebitamento di 176 milioni. I debiti netti scendono a 25,17 miliardi al 30 giugno contro 25,3 miliardi al 31 dicembre.

L’analisi dei dati confrontabili, a parità di principi contabili, mostra tuttavia ricavi in calo (-2,7%), Ebitda in calo (-4,8%) e utile a 554 milioni (contro 596 milioni).

LA GOVERNANCE E L’AD

Dopo le tensioni che hanno preceduto la riunione del Cda sui conti semestrali, l’amministratore delegato Amos Genish sembra aver trovato una tregua con il Fondo Elliott. Bisognerà ora vedere se si tratta di vera pace o di pace “armata” in attesa di futuri sviluppi. Accantonata per ora la questione di affiancare l’Ad con un direttore generale che dia maggiori garanzie alle richieste del fondo americano, nel corso del Cda si è soltanto proceduto ad affinare la procedura per le parti correlate. E, come spiega il comunicato finale, si è proseguito nella definizione della governance interna al Board e si è decisa la nomina del Consigliere Dante Roscini quale Lead Independent Director, a supporto del Presidente (indipendente) nel coordinamento delle attività consiliari.

La tensione tuttavia resta alta e lo conferma lo sfogo di un portavoce di Vivendi con Reuters, sfogo nel quale si afferma che la gestione dall’arrivo del Fondo Elliott “è nel caos” tanto che il gruppo francese non ha accantonato l’idea di convocare una nuova assemblea per eleggere un altro Cda.

Vivendi ha criticato il progetto di Elliott, che punta a scorporo e dismissione di parti di Telecom Italia, affermando che intende smantellare il gruppo.“Sembra sia un grande caos”, ha detto il portavoce di Vivendi. “Siamo preoccupati anche per il prezzo delle azioni. “Dal 4 maggio – giorno dell’assemblea che ha votato il Cda a maggioranza Elliott ribaltando i poteri nell’organo di gestione – è sceso del 29% e non c’è visibilità su un piano di ripresa”, ha aggiunto. “Siamo molto preoccupati e guardiamo con attenzione alla vicenda”.
Aggiornato alle 15:49 di mercoledì 25 luglio.

 

 

 

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