Condividi

Terremoto Turchia e Siria: la triste lezione per l’Italia. In un anno 16 mila scosse. Che fine ha fatto Italia sicura?

Il terremoto che ha devastato Turchia e Siria è monito per Paesi come l’Italia. Il piano di rischio sismico deve essere adeguato e pronto per ogni emergenza. Gli appelli dell’Istituto di vulcanologia.

Terremoto Turchia e Siria: la triste lezione per l’Italia. In un anno 16 mila scosse. Che fine ha fatto Italia sicura?

La faglia che ha provocato il terremoto in Turchia e Siria ha scosso il mondo. Da giorni si scava, arrivano soccorsi da ogni parte, si contano morti, dispersi, senzatetto e in molti Paesi quella faglia ha rilanciato il tema sulla sicurezza. Una priorità per milioni di persone che vivono a contatto con le emergenze. Per quanto sia difficile prevederli, con i terremoti bisogna convivere. Il Giappone ne ha avuti tanti, ma oggi ha piani edilizi ed antisismici sufficientemente adeguati ad eventi così imprevedibili. L’Italia è tra i Paesi più esposti al mondo con zone vulcaniche e sismiche molto diffuse. La prevenzione – alla base per salvare vite umane – purtroppo non è  mai entrata a pieno titolo nelle cose da tenere sotto un controllo efficace. In Turchia e Siria sono crollati edifici in cui la fragilità era connaturata alla costruzione. Ma è proprio nella progettazione, nei sistemi di edificazione, nei materiali che si usano, che la faglia incide e distrugge case e vite umane. L’Italia, secondo l’Istituto di geofisica e vulcanologia, registra 20 terremoti distruttivi ogni secolo. Il Paese non è per niente al sicuro, come sappiamo da eventi tragici passati e recenti. «In Italia dovrebbero cambiare le norme tecniche di costruzione, ma questo è un discorso di carattere politico ed economico» ha detto il Prof. Carlo Doglioni, Presidente dell’Ingv. «Eppure  costruire nuove case in grado di resistere a eventi forti potrebbe avere un aumento di costo molto contenuto”. Già, costruire in modo da non piangere altri lutti. Un imperativo.

I terremoti non distinguono tra governi

Turchia e Siria sono state colpite da un terremoto 1.000 volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980. Nel 2022  la Rete sismica italiana ha registrato più di 16 mila eventi di media e lieve entità: in pratica 1 ogni mezz’ora. Il Sud è l’area più esposta, nonostante si stimi che eventi superiori a magnitudo 7 siano abbastanza remoti. Altro dato allarmante è che tra Nord, Sud e Isole più di 12 milioni di edifici sono a rischio sismico. È a questo punto che le considerazioni di natura politica ed economica del Prof Doglioni sul terremoto si scaricano sui governi degli ultimi venti anni. Nel 1982 Giuseppe Zamberletti dopo il terremoto dell’Irpinia fu il primo Ministro della Protezione civile nazionale. Fummo testimoni diretti di quel dramma e della necessità di studiare e tutelare il territorio con piani ed investimenti. Oggi non si sa bene quanto sia aggiornato e valido il Piano di Prevenzione sismica nazionale. Nel 2012 un Piano su questo tipo di emergenze fu elaborato dalla Rete delle professioni tecniche e  presentato alle istituzioni. È stato aggiornato più volte, ma secondo gli stessi tecnici delle costruzioni non ha visto una significativa ed efficace attenzione da parte delle istituzioni. Nel 2014 il governo Renzi approvò con un decreto le missioni «Casa Italia» e «Italia Sicura». Nel 2018 il primo governo Conte le smantellò sostenendo che costavano troppo. Eppure fino ad allora erano stati spesi oltre 2 miliardi per circa 1800 opere.

Italia Sicura di Renzi rinasce con Meloni premier ?

La «vacanza» su come far fronte alle emergenze si è trascinata fino a dicembre 2022 con uno strascico di polemiche sulla rovinosa decisione di Giuseppe Conte. A dicembre 2022 il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna la maggioranza a presentare una proposta per la ricostituzione proprio dell’unità di missione «Casa Italia» e «Italia Sicura». Fatto? No e Matteo Renzi incalza Giorgia Meloni: «il 14 febbraio prossimo scadono i termini di quell’ordine del giorno. Speriamo che le terribili immagini dalla Turchia possano far ricordare al governo quanto sia importante investire in prevenzione, sulla sicurezza del nostro territorio» ha detto due giorni fa. In questo complicato contesto che non tranquillizza nessun italiano, si è inserita la politica dei bonus edilizi e sismici. Un altro flop. Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, i bonus sismici hanno registrato importi pari ad un decimo di quelli del Superbonus 110%: circa 6 miliardi. Procedure complicate, tempi ristretti per gli interventi e costi dei materiali, hanno frenato le domande dei cittadini. Bisogna snellire e ripensare il sistema, dicono insieme costruttori, architetti e geologi. Il sismabonus é stato prorogato al 2024, ma prima dell’impegno dei singoli cittadini, per mettere in sicurezza le proprie abitazioni, è lo Stato che deve occuparsi della prevenzione da ogni tipo di calamità, a maggior ragione quando nel governo ci sono Ministeri con delega specifica. E se le strutture create dal governo Renzi non vanno bene o il Piano di prevenzione deve esse aggiornato, le immagini di Turchia e Siria ci ricordano che è arrivato il momento di fare sul serio. Nell’interesse di un Paese che non si sente sicuro a casa propria. Ancora una volta siamo in ritardo.

Commenta