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Terremoti: 2023 anno da paura. In Italia due scosse ogni ora

I numeri dell’Ingv preoccupano e chiamano in causa il legislatore per una vera prevenzione territoriale. Necessario prendere coscienza e investire

Terremoti: 2023 anno da paura. In Italia due scosse ogni ora

Ancora un anno vissuto pericolosamente. Il 2023 dal punto di vista sismico è stato assai rischioso con scosse a ripetizione. È davvero arrivato il momento di prenderne tutti coscienza di un pericolo costante. La politica trovi tempo e risorse per non correre dietro ad altre tragedie.

Il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Carlo Doglioni lo dice senza giri di parole: “E’ fondamentale diffondere la consapevolezza della pericolosità sismica e l’importanza di conoscere sempre più la struttura geologica della nostra nazione, al fine di proteggerci sempre meglio dal rischio sismico”.

I dati della rete sismica: trend costante e minaccioso

L’istituto ha appena diffuso i dati aggiornati dell’anno scorso. Trend costante e minaccioso. Durante i 12 mesi la rete sismica ha rilevato 16.307 eventi, quasi uno ogni 30 minuti , ad un ritmo di 44 al giorno. La scossa più forte è stata registrata al largo della Calabria, di magnitudo 5.2 il primo maggio, ma la regione con più scosse di magnitudo superiori a 2.0 è stata la Sicilia. 

I dati non sono molto diversi da quelli del 2022. Sebbene ci siano eventi meno devastanti di quelli degli anni 2016, 2017 e 2018, caratterizzati dalla sequenza sismica in Italia centrale (Amatrice-Norcia-Visso) , i fenomeni sono da tenere sotto controllo.

Mezzo secolo di disastri

Prevenirli non è semplice ma limitare i danni si può. Dal punto di vista delle vite umane in 50 anni ci sono state migliaia di vittime; per ricostruire sono stati spesi circa 200 miliardi di euro, approssimati per difetto.

I terremoti del Friuli e dell’Irpinia sono negli annali della vulcanologia ma intanto l’Italia è stata devastata dal consumo di suolo, da fenomeni atmosferici a monte e a valle, da costruzioni solo formalmente vietate. Un quarto di quei soldi potevano essere impegnati per la messa in sicurezza.

È sempre più difficile capire perché pur essendo un Paese tra i più esposti al mondo non si riesca ad agire prima nelle zone note. L’anno più terribile per i terremoti recenti è stato il 2016 con circa 60mila scosse. Se la Sardegna resta la Regione con meno intensità sismica, la Sicilia  in un anno ha contato 181 eventi. Nella classifica delle aree “mobili” sono ai primi posti l’Appennino tosco-romagnolo e i Campi Flegrei. I sensori sismici piazzati lì, oltre che per la Protezione civile, suonano anche per i palazzi della politica. Impossibile non sentirli.

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