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Terna spinge sulle infrastrutture. E con la Francia avanza Interconnector

Il Cfo del gruppo, Agostino Scornajenchi, anticipa l’accelerazione sugli investimenti e fa il punto sull’interconnessione Italia-Francia. Per l’opera, che aumenta del 40% lo scambio tra i due Paesi e non impatta sull’ambiente, Terna è stata da poco premiata a Londra. A marzo il nuovo piano industriale

Terna spinge sulle infrastrutture. E con la Francia avanza Interconnector

C’è un’opera “invisibile” ma imponente che procede secondo i piani, tra le montagne al confine con la Francia. La sta realizzando Terna, la società controllata dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp), che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale. Stiamo parlando dell’interconnessione tra Italia e Francia, per l’appunto. Piemonte, Savoia, valli e cime per ora innevate non ostacolano un progetto che è stato premiato prima ancora di essere completato e che Terna conta di consegnare a dicembre 2019. “Stiamo lavorando su tutte le tratte stradali coinvolte – spiega i Agostino Scornajenchi Cfo del gruppo – e quindi sull’autostrada A32 e sulla statale di collegamento. Prevediamo di entrare nella galleria del Fréjus il prossimo anno. Sarà quello il momento più complesso nella fase di realizzazione dell’opera, che poi giungerà alla fase di test e collaudi, che contiamo di terminare per la fine dell’anno”. 

 I cantieri sono partiti nell’estate del 2013 per un’infrastruttura lunga 190 chilometri che consentirà di scambiare altri 1200 MW tra i due Paesi, in corrente continua a 320 kV, quindi ad altissima tensione. Si tratta di un aumento del potenziale di scambio di circa il 40% che si sommerà ai 3.150 MW che già oggi scorrono lungo la frontiera franco-italiana. Ma questi, per quanto importanti e senza precedenti nel mondo, sono numeri da ingegneri poiché il bello di questo gigantesco impegno sta nel fatto che, a fine lavori, non vedremo nulla: niente tralicci, niente cavi, niente di niente. 

 La nuova rete scorre lungo strade e autostrada, partendo dalla stazione di Piossasco (lato Italia), per poi  infilarsi in galleria e arrivare fino alla stazione di Grand’Ile (lato Francia). I lavori camminano lungo il tratto autostradale, già integrato nel territorio, e  procedono regolarmente. Per aver progettato e messo in campo l’opera e soprattutto il finanziamento per realizzarne la parte privata – denominata Interconnector e resa possibile dalla legge 99 del 2009 che prevede il coinvolgimento delle industrie energivore italiane – Terna è stata premiata mercoledì scorso a Londra. Il premio Pfim (Project finance international magazine) le è stato assegnato proprio per gli strumenti finanziari individuati a supporto di un progetto al quale partecipano gruppi come Ilva, Arvedi, Italcementi, Buzzi Unicem, Burgo, Solvay, Acciai Speciali Terni. Le imprese si assicurano per  un periodo transitorio di 10 anni forniture d’energia a prezzi più bassi su circa un terzo dei 1.200 MW di capacità disponibile, che alla scadenza restituiscono alla collettività. In compenso, si fanno carico di un investimento di 415 milioni sui circa 800 milioni di euro necessari a completare sia la parte pubblica che quella privata dell’opera. Nel complesso meccanismo stabilito dalla legge del 2009, è previsto che  i privati possano già da anni recuperare il gap di prezzo sull’energia, in Italia più cara per l’industria rispetto alla media europea, con un contributo che viene ripagato dalle  bollette.  

 Ma è sulla portata dell’opera che insiste Terna. “Il premio ci fa piacere – prosegue Scornajenchi – ma soprattutto ci preme mettere a disposizione dell’industria Terna uno strumento finanziario che supporti questa iniziativa”. Nella fattispecie si tratta di un finanziamento in modalità “bullet” che non viene ammortizzato in anticipo ma si ripaga dall’opera stessa una volta realizzata “e non è consueto in opere in project financing complesse come questa, a conferma della buona reputazione di cui gode Terna. Siamo prima di tutto un’impresa impegnata in un percorso innovativo verso una transizione energetica che richiederà massicci investimenti sulle reti, e la finanza dovrà accompagnare tale percorso”. 

Terna per l’alta tensione, come anche i distributori per la media e bassa tensione, si  devono confrontare con l’avanzata delle fonti rinnovabili e la conseguente rivoluzione in corso nel sistema elettrico che, sottolinea ancora Scornajenchi, “richiede e sempre più richiederà un’infrastruttura di trasmissione e distribuzione molto più solida per tenere in equilibrio il sistema e farlo funzionare al meglio. Se da un lato il costo dell’energia tenderà a scendere , l’integrazione delle fonti green nel sistema elettrico richiederà  nuovi investimenti sulle reti. La cornice per favorire questa transizione energetica sono anche gli obiettivi Sen, che prevedono da un lato un progressivo decommissioning delle centrali a carbone, dall’altro lo sviluppo sempre crescente della generazione distribuita”. 

 In pratica, da poche centinaia di grandi impianti di produzione elettrica, in poco più di dieci anni si è già arrivati a oltre 700 mila punti di immissione in rete, che aumenteranno ancora nel futuro. “Sappiamo che c’è molto da fare, che il tempo non è infinito e che per favorire lo sviluppo e l’utilizzo in sicurezza dell’energia da fonte rinnovabile è necessaria un’accelerazione degli investimenti nei prossimi anni. Siamo impegnati perché ciò avvenga – conclude Scornajechi – e nel nuovo piano industriale che presenteremo il 22 marzo questa accelerazione degli investimenti risulterà visibile. Ora non posso dire di più”.  

Oltre all’interconnessione Italia-Francia, Terna sta realizzando anche quella con il Montenegro (anch’essa pronta entro fine 2019), che rappresenterà il primo “ponte elettrico” con i Balcani. All’orizzonte, inoltre, ci sono i progetti di interconnessione con la Tunisia e il nuovo cavo elettrico triterminale che unisce Sardegna, Corsica e Italia. Il sipario su questi nuovi programmi si apre a fine marzo.  

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