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Telecom Italia: Bernabè si dimette da presidente e comincia l’era Telefonica

Franco Bernabè lascia la presidenza per evitare la paralisi di Telecom in seguito al dissenso tra la sua strategia e quella di Telco – Nella lettera di addio ricorda l’urgenza di una ricapitalizzazione del gruppo per sostenere una strategia di rilancio – Bassanini gli dà ragione ma frena sull’intervento di Cdp – Tutte le deleghe a Patuano, Minucci presidente

Telecom Italia: Bernabè si dimette da presidente e comincia l’era Telefonica

Franco Bernabè esce di scena e parte la ricerca per un nuovo presidente per l’era Telefonica. Le dimissioni del manager sono arrivate come da attese nel cda di ieri e, come recita un comunicato, sono state prese “in sintonia con il consiglio”.  “Ho deciso di fare un passo indietro perché in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell’azienda e l’impossibilità di giungere a una soluzione condivisa”, ha spiegato Bernabè in una lettera ai dipendenti di Telecom Italia. La decisione è maturata a seguito del dissenso tra il Presidente e gli azionisti di blocco di Telco sulla ricapitalizzazione: Bernabè chiedeva da tempo un aumento di capitale da 3-5 milioni di euro per evitare il downgrading e rilanciare il gruppo, ma Telco s’è sempre opposta, assecondando gli orientamenti di Telefonica, che pensa invece di fare cassa con la cessione di Tim Brasil quando avrà assunto la guida del maggior operatore italiano di tlc.

Nella lettera l’ex presidente di Telecom Franco Bernabè rileva anche di essersi dimesso ”non senza aver rappresentato al consiglio la necessità di dotare la società dei mezzi finanziari necessari a sostenere una strategia di rilancio”. A sostegno della posizione di Bernabè anche il presidente della Cdo Franco Bassanini: “ha fatto ultimamente una proposta molto comprensibile- ha detto – l’azienda ha bisogno di un aumento di capitale, logicamente è così”. Ma su una eventuale entrata diretta della Cassa nel gruppo Bassanini ha ribadito che la missione di Cdp “è quella di finanziare le infrastrutture” e non quella di “ridurre l’indebitamento di società che hanno un problema di ricapitalizzazione”.

Le deleghe di Bernabè sono state affidate provvisoriamente all’ad Marco Patuano mentre la presidenza del cda e la rappresentanza legale rimangono in capo al vicepresidente Aldo Minucci. Nel cda, al posto di Elio Catania, è entrato il professor Angelo Provasoli. Il cda lo ha cooptato con la qualifica di consigliere indipendente. Oggi alle 15, nella sede di Corso d’Italia a Roma, l’ad di Telecom Italia Marco Patuano incontrerà i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil per “illustrare gli effetti del cda di ieri a Milano, a cui il presidente Franco Bernabè ha consegnato le proprie dimissioni”.

Le dimissioni di Franco Bernabè costano all’azienda 6,6 milioni di euro. Bernabè riceverà il trattamento a cui avrebbe avuto titolo sino a naturale scadenza del mandato (compenso fisso, variabile, benefit e altri compensi a equilibrio degli oneri fiscali applicabili ai benefit tassati), per un onere complessivo a carico della Società pari a circa 3,7 milioni di euro. Il Consiglio di Amministrazione, in linea con la possibilità prevista dal contratto inessere, ha inoltre deliberato la stipula di un accordo di non concorrenza di durata pari a 12 mesi, con un onere per l’Azienda di circa 2,9 milioni di euro.

In Borsa il titolo ha chiuso ieri in rialzo dell’1,66% a 0,64 euro tra scambi normali premiando forse l’aspettativa di un allontanamento dell’aumento di capitale.

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