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Telecom Italia archivia Metroweb e fa rotta sull’Ipo delle torri

Nella conference call con gli analisti, l’Ad Marco Patuano archivia definitivamente l’ingresso nella società della rete in fibra e prosegue da sola: “Ci piacciono le cose semplici”. Addio definitivo o solo temporaneo? L’incognita Vivendi. Ora il gruppo si concentra sull’Ipo di Inwit che andrà in Borsa entro l’estate.

Telecom Italia archivia Metroweb e fa rotta sull’Ipo delle torri

“Il succo della storia infinita di Metroweb: il nostro ragionamento è che noi di Telecom Italia siamo l’attore industriale del Paese cui deve spettare la guida. Siamo pronti a riconoscere al coinvestitore il ruolo di garante di altri operatori. Ma una volta che acquistiamo più forza nella società si dovrà riconoscere il nostro ruolo”. Così, rispondendo ad un analista di Barclays, Marco Patuano sintetizza la posizione dell’ex incumbent.

“Nel corso delle discussioni – precisa però l’ad di Telecom – ci sono stati proposti altri percorsi più complicati. Ma è nostra convinzione che sono le cose semplici quelle che funzionano”. Insomma la trattativa con Cdp e Fondo Strategico è finita su un binario morto. Anzi, sembra proprio finita se non fosse che a fine giugno tra gli azionisti del gruppo farà il suo ingresso Vivendi, nuovo azionista di riferimento. E non è escluso che Vincent Bolloré, grande affabulatore, possa trovare la chiave giusta per riaprire i giochi. Ma, per ora, lo stop sembra definitiva, dopo una maratona interminabile. “Credo che siamo la società al mondo che tiene più spesso il cda e dove si discute di più. E negli ultimi tempi si è parlato soprattutto di rete”. 

Tante riflessioni alla fine avevano portato all’ultima proposta: l’ingresso di Telecom Italia in Metroweb Sviluppo con l’obiettivo di coprire 250 città con la rete in fibra fino alle abitazioni attraverso un aumento di capitale che avrebbe garantito all’ex incumbent una quota iniziale del 40%, destinata a salire nel tempo, all’80% prima, al controllo completo poi. Purché la governance prevedesse fin da subito la leadership del progetto a Telecom. La risposta, dice il Sole 24 Ore, è arrivata con un e-mail firmata da Maurizio Tamagnini: ”Cdp e Fsi non sono  nelle condizioni di procedere nell’analisi congiunta del progetto nazionale della fibra nei termini della bozza di memorandum of understanding inviata da Telecom Italia”.

 Archiviata, salvo sorprese, la grande alleanza, resta aperta la questione della banda larga. Giovedì Infratel ha dato il via libera alla consultazione per aggiornare la mappa delle disponibilità di servizi a banda larga ed ultralarga. Una tappa obbligata per capire quale sarà il ruolo ed il contributo che lo Stato potrà fornire per aggiornare l’infrastruttura nazionale. “Sarà un’unica opportunità – commenta Patuano – per trovare una combinazione positiva tra l’interesse dei privati e le esigenze della sfera pubblica”.

 Fin qui l’annoso confronto sulla rete, che ha in parte oscurato i risultai del primo trimestre 2015, accolti con discreta soddisfazione dal mercato che ha premiato con un rialzo pari all’1,44% il titolo. L’utile netto è sceso a 80 milioni dopo il buy back per 300 milioni di obbligazioni esistenti. “Non sono in programma altre operazioni simili nel 2015” ha precisato il direttore finanziario Piergiorgio Peluso, impegnato nel varo entro l’estate dell’Ipo di Inwit, la neonata società delle torri di Telecom. “Siamo persuasi che la questione delle torri in Italia sia solo all’inizio, come hanno dimostrato l’operazione Galata e l’offerta su Rai Way. Per questo abbiamo scartato l’ipotesi di valorizzare Inwit attraverso una cessione secca. Con l’Ipo potremo partecipare alla seconda onda di riorganizzazione del settore”.

 Nessuna novità invece in merito alla trasformazione delle azioni di risparmio: il vertice di Telecom giudica “obsoleto” lo strumento ma “sarà il mercato a decidere il momento della trasformazione”. E’ ancora presto per dare numeri sulle potenzialità dell’alleanza industriale con Sky. Procede intanto a velocità crescente la crescita della banda larga, confortata, tra l’altro dal miglioramento dell’ebitda delle attività italiane che nel primo trimestre di quest’anno ha presentato un’incidenza sui ricavi pari al 44,3%, “uno dei margini più alti tra i concorrenti europei”.

L’ad ha anche riconosciuto che le dinamiche operative stanno migliorando sia sul segmento fisso sia sul mobile e ha previsto un progressivo miglioramento dei risultati finanziari, trend che è proseguito anche ad aprile. 

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