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Tav, la rivolta delle categorie produttive contro lo stop

Scoppia la rivolta delle forze produttive torinesi e piemontesi dopo il nuovo stop alla Tav-Torino arrivato dai grillini in Consiglio comunale. La Regione con Chiamparino minaccia il referendum “se il Governo blocca l’opera. Il popolo piemontese è per la maggior parte a favore della Tav”. Imprenditori, sindacati, professionisti e negozianti pronti a scendere in piazza. Cgil e Governo spaccati

Tav, la rivolta delle categorie produttive contro lo stop

Imprenditori, professionisti, sindacati, negozianti: il mondo produttivo è in rivolta contro lo stop alla Tav Torino-Lione decretato dalla mozione votata in consiglio comunale nel capoluogo piemontese. La Regione, guidata da Sergio Chiamparino, ha deciso di promuovere un referendum mentre sono stati approvati due ordini del giorno a favore dell’opera e che impegnano la giunta regionale ad attivarsi contro l’interruzione dei lavori sulla linea.

La città è spaccata, il governo diviso a metà come la stessa Cgil che a Roma sostiene l’utilità della Tav e a Torino si schiera contro l’opera. E la battaglia è più che mai aperta.

Sergio Chiamparino, governatore della regione Piemonte, ha affermato con forza: “Se il governo blocca l’opera e il Parlamento approva il blocco troverò tutti i modi, a livello piemontese e del Nord Italia, per far sentire la volontà del popolo della regione che, per la maggioranza, è a favore dell’opera. Altrimenti chiederò ai piemontesi se sono favorevoli a una decrescita infelice”. Alla compagine leghista del governo, Chiamparino dice: “Non esistono opere di serie A e opere di serie B. Per Salvini, la Pedemontana va bene, il Terzo Valico si farà, e poi quando si parla di Tav dice “Vedremo”, basta!”.

CGIL SPACCATA

A sostegno della battaglia contro la costruzione della Tav, si è schierata la Cgil che risulta però spaccata: quella torinese ha votato la mozione no-Tav durante il suo congresso e ha riproposto la sua posizione durante la votazione nel consiglio regionale, ma quella nazionale si dice a favore della costruzione dell’infrastruttura.

COMMERCIALISTI E ALTRE ASSOCIAZIONI

La giunta pentastellata guidata da Chiara Appendino sta suscitando la reazione delle forze produttive: “Non possiamo più tacere. È ora di alzare la voce e di scendere in piazza. In pochi giorni abbiamo perso l’occasione di ospitare i Giochi 2016 e ora rischiamo di perdere gli investimenti per la Tav. A questo gioco non ci stiamo”,  afferma Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Torino, che in un’intervista al Corriere parla anche per conto delle altre associazioni produttive della regione. Insieme a loro è pronto a schierare un esercito di oltre 40.000 manifestanti, decisi a scendere in piazza per sostenere le infrastrutture e evitare la paralisi non solo della Tav ma dell’intera area produttiva.

CONFINDUSTRIA

Dall’assemblea degli industriali di Confindustria a Ivrea, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia si è scagliato contro i “gruppi di interesse che vogliono bloccare tutto, perché la loro idea è di un appiattimento totale, e questo non glielo consentiremo. Rifiutiamo la visione di un’Italia periferia d’Europa, quella delle infrastrutture è una questione nazionale”. Nel caso della Tav, ad esempio, l’impatto dell’infrastruttura “sul Pil è di circa 9 miliardi di euro, il triplo dell’investimento”. Per questa ragione, il consiglio nazionale di Confindustria si farà a Torino e il capoluogo piemontese “sarà il simbolo della questione crescita per il Paese”.

IL GOVERNO DIVISO

La divisione verticale è più che mai aperta anche all’interno dell’esecutivo. I due vicepremier, praticamente in contemporanea da due città diverse, hanno fornito la seguente versione della linea politica del governo: “Sono sempre e comunque favorevole alle infrastrutture. Ma c’è un impegno a rivalutare quanto costa e vale la Tav. Quindi aspettiamo”. Così il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, a margine dell’assemblea di Confitarma.

Se dunque, da un lato Salvini cerca di prendere tempo per non arrivare alla crisi con l’alleato M5S, dall’altro lato, Luigi Di Maio in conferenza stampa proprio a Torino conferma la chiusura pentastellata: “Quando abbiamo scritto il contratto di governo abbiamo inserito la ridiscussione del progetto Tav. La nostra intenzione non è portare via investimenti da Torino ma spendere per fare opere non fare opere per spendere soldi. Io sono contro una infrastruttura che si sta facendo per spendere soldi. Noi siamo stati sempre critici e continueremo ad esserlo’.

PARIGI SMENTISCE TONINELLI

Dal canto suo il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli fa sentire la sua voce da Roma e afferma: “Ci metteremo d’accordo con la Francia per non fare la Tav. Mi risulta che Macron l’abbia esclusa dalle priorità infrastrutturali proprio dopo aver valutato costi e benefici. E non ha stanziato risorse per finanziare il percorso dalla galleria a Lione”, prontamente smentito dalla Francia.

Il vicepresidente della regione Auvergne-Rhone-Alpes, in un’intervista al Corriere della Sera, sottolinea che per Parigi il “tunnel non è in discussione”. “La Francia vuole andare avanti, il presidente Emmanuel Macron non ha alcuna intenzione di rimangiarsi la parola data e più volte ribadita anche in sede di accordi internazionali”, dice Etienne Blanc che ha la delega a seguire i lavori della Tav. Infine il commissario governativo Paolo Foietta spiega che l’odg del consiglio comunale di Torino “è solo un atto politico, non ha nessun effetto sul percorso autorizzativo che è già concluso”.

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