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Tav: la grande bufala dell’analisi costi-benefici

La relazione presentata dal ministro Toninelli sulla Tav svilisce completamente il ruolo dell’analisi costi-benefici, non rivela la dissenting opinion rispetto all’indirizzo prevalente voluto dal ministro e non offre al Parlamento la possibilità di scegliere tra scenari socioeconomici diversi

Tav: la grande bufala dell’analisi costi-benefici

Chiunque si dedichi alla lettura della relazione voluta dal ministro Toninelli contenente lo studio dei costi e dei benefici della Tav, giunto alla fine (pag. 69) della stessa relazione non può che restare interdetto, stupito e fors’anche sospettoso della trasparenza dell’agire dello stesso ministro Toninelli e dei suoi datori di lavoro Casaleggio e Di Maio.

Non si tratta di eccepire sui conti illustrati nella analisi tecnica condotta dalla maggioranza degli esperti, quanto di dover rilevare l’inutilità di siffatto documento ai fini della decisione politica della sua approvazione o rigetto da parte del Parlamento. È del tutto evidente che il ministro Toninelli e i suoi sodali non hanno mai sfogliato il testo di analoghi documenti sottoposti al Parlamento.

Non soltanto il lettore non dispone della dissenting opinion del commissario che non ha firmato la relazione finale e che viene degradato dal ministro Toninelli a un semplice tecnico che dice la sua. Il che fa temere che gli altri tecnici della commissione siano stati nominati dal Toninelli stesso affinché non dicano la loro opinione ma quella del ministro dante causa, notoriamente avversa alla Tav. Ma vi è di più.

È buona norma, richiesta dalla politica trasparente, che documenti siffatti siano preceduti dai cosiddetti terms of reference, ovvero dalle domande (non da una sola domanda, caso mai quella preferita dal committente) cui i commissari devono rispondere. Terms of reference del tutto ignoti al lettore o espunti nella relazione finale, nell’ipotesi esistessero.

Per prassi la trasparenza dell’agire politico richiede che i commissari redigano scenari socioeconomici alternativi coerenti con le diverse variabili assunte per giungere al risultato finale. Non si tratta pertanto di ridiscutere le diverse ipotesi e tecnicalità della relazione tecnica o del prendere o lasciare il solo risultato offerto al parlamento dal ministro Toninelli e dai suoi datori di lavoro.

Si tratta di riportare il ricorso all’analisi costi-benefici al suo ruolo essenziale: offrire ai decisori la possibilità di scegliere tra scenari socioeconomici tutti egualmente possibili, casomai anche quello desiderato dal dante causa. Purché anche questo sia chiaramente esplicitato nel mandato ai tecnici chiamati a rispondere a tutte le domande dei terms of reference. Tecnici una volta tanto odiati dai pentastellati, vedi i casi di Bankitalia, la direzione generale del tesoro, il presidente dell’Inps. E chi ne ha più ne metta.

Diversamente si dovrà valutare al pari di una grande bufala l’analisi costi-benefici applicata al caso Tav così come proposta con imperizia e impudicizia intellettuale dal ministro Toninelli e dai suoi sodali.

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