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Tav, per i tecnici costa troppo. È polemica: “L’analisi è una truffa”

Il ministero dei Trasporti ha pubblicato la controversa analisi costi-benefici. Per i tecnici “i costi superano i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi”. Ma Pierluigi Coppola non ha sottoscritto il documento. Il commissario alla Tav Foietta: “Costi gonfiati, benefici sociali e ambientali sottovalutati”, ma Ponti si difende: “Analisi priva di ideologia”.

Tav, per i tecnici costa troppo. È polemica: “L’analisi è una truffa”

L’analisi costi-benefici sulla Tav è pubblica. Il ministero delle Infrastrutture ha pubblicato sul proprio sito l’opinione dei tecnici cui il Governo ha commissionato lo studio sulla Torino-Lione. Pochi minuti ed è già polemica, con il commissario Straordinario per l’Asse Ferroviario Torino-Lione, Paolo Foietta che parla di “truffa”.

L’analisi è stata firmata da 5 dei 6 commissari. Il sesto, Pierluigi Coppola, non ha ritenuto sottoscrivibile il documento. “Ho forti ragioni di perplessità sul metodo usato per l’analisi costi-benefici, e quindi anche sui risultati che ha prodotto”, ha dichiarato al Corriere della Sera.

Secondo la task force voluta da Toninelli infatti i costi supererebbero di gran lunga i benefici. “L’analisi condotta – scrivono nelle conclusioni gli esperti del Mit – mostra come, assumendo come dati di input relativamente alla crescita dei flussi di merce e dei passeggeri e agli effetti di cambio modale quelli non verosimili contenuti nell’analisi costi-benefici redatta nell’anno 2011, il progetto presenta una redditività fortemente negativa“.

“Nello scenario “realistico” – scrivono – il valore attuale netto economico (Vane), ovvero il saldo tra i costi e i benefici, risulta pari rispettivamente a – 6.995 milioni considerando i costi “a finire” (escludendo i soldi già spesi) e a -7.949 milioni qualora si faccia riferimento al costo intero”.

“La Tav – si legge ancora – avrebbe un impatto sulle finanze pubbliche degli Stati interessati superiore alla sola somma dei costi di investimento e di gestione: a questi devono infatti essere sommate le minori accise che portano il bilancio complessivo da 10 a 11,6 miliardi (flussi attualizzati) nello scenario “realistico” e a 16 miliardi in quello Osservatorio2011″.

Il paradosso, quindi, è che i tecnici di parte nominati dal ministro Toninelli considerano il minor consumo di carburanti – dovuto al calo del trasporto su Tir dopo il potenziamento della linea ferroviaria – alla stregua di un danno per lo Stato quando invece è un beneficio per la salute pubblica in termini di minore inquinamento atmosferico. Una vera follia.

Nonostante ciò il professor Marco Guido Ponti, numero uno della task force, conferma in audizione alla commissione Trasporti della Camera che nell’analisi non c’è stato “alcun atteggiamento ideologico”.  “La neutralità del gruppo di lavoro – ha continuato – è come quella di un medico che vede il quadro clinico di un paziente con radiografie e analisi e lo vede molto ammalato. Se il medico è coscienzioso, allora risponde che il paziente è molto ammalato”.

E le penali? Secondo i tecnici il loro valore sarebbe molto basso, oscillando tra un minimo di 16 a un massimo di 81 milioni di euro. Se la Francia dovesse però decidere di rivalersi sull’Italia per i costi già sostenuti, l’esborso potrebbe salire a 400 milioni. A livello generale, in caso di scioglimento del progetto della Tav il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi. Queste le cifre che si ottengono sommando le cifre contenute nella Relazione tecnico giuridica collegata all’analisi costi benefici della Tav.

Per quanto riguarda invece i contenziosi, in caso di rinuncia essi potrebbero arrivare fino al 30% dei costi quantificati, anche se i “molteplici profili evidenziati non consentono di determinare in modo netto i costi in caso di scioglimento” degli accordi, si legge.

In questo contesto occorre ricordare che, nonostante la relazione degli esperti guidati dal professor Marco Ponti (da sempre apertamente contrario all’opera, come altri 4 dei restanti 6 componenti della commissione) spetta al Governo la decisione finale sul proseguimento dell’opera. Il problema è che le due anime dell’Esecutivo sembrano avere opinioni opposte sulla questione: da un lato il M5S che spinge per lo stop, dall’altro la Lega che invece vorrebbe andare avanti. Il diverso piglio si vede anche nelle reazioni odierne.

“Come ciascuno adesso può vedere da sé, i numeri dell’analisi economica e trasportistica sono estremamente negativi, direi impietosi”, commenta il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli.

“Lo abbiamo detto in ogni modo: una volta che si ha accesso ai dati dei ministeri e ai dati dei tecnici interni e tutto, hai modo di avere delle informazioni anche di altro tipo. Sulla Tav ad esempio, è evidente da tutti i dati che abbiamo che sia negativa come opera”. Così Manlio Di Stefano (M5S), sottosegretario agli Esteri, a Omnibus su La7.

Matteo Salvini invece preferisce prendere tempo, ribadendo ancora una volta di non aver avuto la possibilità di leggere il dossier.

Chi invece decide di reagire immediatamente alle novità è il commissario Straordinario per la Torino-Lione, Paolo Foietta: “Mi riservo di vedere nel dettaglio i numeri, ma dalle prime indicazioni mi sembra che dalla farsa si è passati alla truffa”.

“E’ una analisi truffa – continua – realizzata per far quadrare i conti in base a quello che vuole il padrone. I costi sono ampiamente gonfiati, mentre c’è una enorme sottovalutazione dei benefici ambientali e sociali”.

Reazione dure anche da parte dei Governatori del Nord Sergio Chiamparino, Giovanni Toti, Attilio Fontana e Luza Zaia, intervistati dal Corriere della Sera.

Chiiamparino critica il metodo d’analisi: “quando vedo che alla voce ‘costi’ vengono inseriti i mancati introiti per il consumo di carburante penso di essere finito nel mondo al contrario”, “come si fa a definire costo quello che ad ogni evidenza è un beneficio per l’ambiente?”. Quello ligure, Toti, contesta “in radice l’idea di affidare a una istanza tecnica una valutazione che, per i mille aspetti che chiama in causa, tocca ai politici”, perché “le infrastrutture servono a creare uno sviluppo per sua natura indefinito nell’immediato”, “certo, mi auguro che la Lega tenga fede al suo dna di forza che difende le ragioni del Nord produttivo”. I due governatori leghisti, Fontana e Zaia, legano l’opera allo sviluppo del territorio. “Resto dell’idea che ho sempre avuto – dice il presidente della Lombardia, Fontana -: la Tav si deve fare perché alla sua realizzazione è legato lo sviluppo del Nord”, e “valutare i benefici che può apportare una infrastruttura non è come fare un’analisi di laboratorio. La Tav serve a collegare ancor di più il nostro Paese all’Europa. I benefici che ne possono derivare non si possono calcolare a priori”. Il governatore veneto Zaia teme che il no abbia un “impatto negativo” sulle economie di tutto “l’asse padano”, perché “i traffici con l’area danubiano-balcanica si sposteranno inevitabilmente a Nord delle Alpi”.

(Ultimo aggiornamento: ore 11.50 del 13 febbraio).

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