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Tasse e consumi, quando i dati del Mef danno alla testa

I dati del ministero dell’Economia e delle Finanze sulle entrate dell’Iva non autorizzano fallaci considerazioni sul risveglio dei consumi – I dati del Mef sono asettici ma la stampa deve saperli interpretare correttamente: in caso contrario è facile prendere lucciole per lanterne

Tasse e consumi, quando i dati del Mef danno alla testa

“A febbraio si risvegliano i consumi” si legge sulla prima pagina di un noto quotidiano economico italiano. Come si giunge a questa suggestiva affermazione? Non da un dato dell’Istat sull’andamento dei consumi, come sarebbe stato logico attendersi, bensì indirettamente, attraverso un ragionamento, che parte dai dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle finanze sulle entrate tributarie del primo trimestre 2014.

Poiché si legge, nel fin troppo asettico comunicato pubblicato sul sito web del Mef, che il gettito dell’Iva è cresciuto del 4,6% nel primo bimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un procedimento logico-deduttivo il quotidiano  ricava l’affermazione che la ripresa dei consumi è in atto.

Com’è vero che i numeri possono può dire tutto e il contrario di tutto, se non si sa interpretarli! In attesa di conoscere, alla fine del mese, i veri dati sull’andamento dei consumi a febbraio, che saranno calcolati dall’Istat, ragioniamo sul fatto che tra il primo bimestre 2013 e il primo bimestre 2014 l’aliquota Iva ordinaria è passata dal 21 al 22 cento. Ciò è accaduto in ottobre, in particolare.

Se si calcola l’aumento percentuale di questo incremento di aliquota, si vede che è del 4,76 per cento. A consumi invariati, dunque, le entrate dell’Iva sarebbero dovute aumentare, appunto, del 4,76%, che arrotondato alla prima cifra decimale dà 4,8 cento. Arrotondato al primo decimale è anche il dato sulle entrate diffuso dal Mef, che indica un aumento del 4,6 per cento.

Se sulla stampa economica avessimo letto, in prima pagina, “ancora in flessione i consumi nel primo bimestre dell’anno”, avremmo potuto criticare la leggerezza con cui si trae una conclusione macroeconomica sulla base solo di un dato indiretto di breve periodo, che può essere influenzato da vari fattori distorsivi: infatti, si tratta di dati di preconsuntivo, che, inoltre, riguardano le entrate accertate e non gli incassi. Ma le critiche si sarebbero fermate lì.

Ma la pseudo-informazione sulla ripresa dei consumi, ricavata dal quel misero 4,6% “drogato” di aumento del gettito, produce un vero e proprio ribaltamento della realtà. E questo è troppo.

Dopo di che, se il giornale economico avesse voluto svolgere una riflessione differente sui consumi, forse qualche elemento su cui poggiarla avrebbe potuto anche trovarlo. Per quel che valgono i dati mensili delle entrate, come registrati dal Dipartimento delle finanze su elementi forniti da Sogei, si vede che nel primo bimestre 2014 l’aumento dell’Iva sui consumi interni è risultato del 7,6%, a fronte di una diminuzione dell’8,2% dell’Iva sulle importazioni. Sennonché sfuma la fondatezza anche di questa indicazione, quando si vede che nel solo mese di febbraio, l’Iva sulle importazione risulta cresciuta del 32%, dopo che a gennaio era scesa del 24 per cento!

La sola conclusione ragionevole è che questi dati sulle entrate, per come sono registrati e confrontati dal Mef, non possono essere utilizzati correttamente per trarne deduzioni sull’andamento delle variabili economiche sottostanti, soprattutto nel brevissimo periodo e con interpretazioni da bar di paese.

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