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Tassa sugli extraprofitti: Moody’s riduce i timori per gli utili delle banche

Secondo l’agenzia di rating. gli utili delle 5 maggiori banche saranno in rialzo anche con la tassa. Il governo non demorde. Attesa per le annunciate modifiche

Tassa sugli extraprofitti: Moody’s riduce i timori per gli utili delle banche

Anche con la tassazione degli extraprofitti, in lavorazione a Palazzo Chigi, le banche italiane godranno di buoni utili. Lo dice l’agenzia di rating Moody’s in un’analisi sui cinque maggiori istituti, Intesa, Unicredit, Bpm, Bper e Mps che rappresentano oltre la metà del sistema bancario italiano
“Gli utili delle banche italiane rimarranno elevati durante la seconda metà del 2023” e la gabella non “impedirà a nessuna delle cinque banche di migliorare per l’intero 2023 l’utile netto su base annua” dicono gli analisti di Moodys correggendo il tiro rispetto alle indicazioni di agosto quando invece vedevano un impatto negativo sul rating delle banche.

Un mese fa l’agenzia statunitense aveva segnalato che la nuova tassa sugli extra profitti sarebbe stata “credit negative” per il settore, perchè “ridurrà sensibilmente il loro reddito netto”, con un peso di “circa il 15% dell’utile netto 2022 del sistema”.

Moody’s: i ricavi sugli interessi netti bilanceranno il calo dei prestiti

Ma alla luce di nuovi dati, ora Moody’s segnala che i ricavi sugli interessi netti, già sostenuti da tassi sui prestiti più alti e costi di deposito contenuti, bilanceranno l’impatto della riduzione dei prestiti, degli accantonamenti per perdite e dei maggiori costi di finanziamento.
L’agenzia ricorda che le cinque banche hanno rivisto al rialzo le previsioni sugli utili per l’intero anno entrando nella seconda metà, con UniCredit e Intesa SanPaolo che le hanno aumentate di oltre il 20% rispettivamente a oltre 7,25 miliardi di euro e ben sopra 7 miliardi.
Semmai si potrà vedere un rallentamento della richiesta di prestiti e mutui nei prossimi mesi, visto il livello dei tassi imposto dalla Bce. Potrebbe essere quindi proprio questa debolezza della domanda, se dovesse perdurare, a portare eventualmente una riduzione degli utili l’anno prossimo a livello di sistema. “Prevediamo che la domanda di prestiti rimarrà debole nella seconda metà dell’anno” continua Moody’s e c’è la “probabilità che le banche registrino un calo degli utili nel 2024 se il calo dei volumi di prestito e delle commissioni attive delle banche dovesse continuare”.
La scorsa settimana S&P aveva calcolato che la tassa potrebbe determinare una contrazione dei dividendi fino al 15% nel 2023. Con un’incidenza minore per le banche più grandi (6% Intesa; 7% Unicredit) e un peso maggiore su Bpm (15%) e Bper (14%).

Giorgetti non demorde, nonostante il parere negativo della Bce

Intanto il governo italiano non demorde e continua il suo programma per la confezione della nuova tassazione. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ancora ieri dal palco di Pontida ha ribadito la sua determinazione sottolineando che a volte occorre “prendere decisioni complicate che a qualcuno daranno fastidio, lo abbiamo fatto con il superbonus” e ora “con una tassa con gli extraprofitti delle banche”. Del resto già a Cernobbio aveva detto che la legge “sicuramente potrà essere migliorata, quello che non accetto è che si dica che è una tassa ingiusta, è una tassa giusta. Vi posso assicurare che alla fine, nella sua versione definitiva, tutti quanti la potranno apprezzare”.
A ritenerla una tassa non congrua è stata anche la Bce che, a una richiesta dello stesso ministero di un parere, ha sollevato dubbi su tre i rilievi principali: le conseguenze per il credito, la fiducia degli investitori e le possibili ripercussioni sulle banche più piccole.

A proposito di banche più piccole, ad alzare la mano è oggi Mauro Pastore, direttore generale di Bcc Iccrea, intervistato da Repubblica che sottolinea come proprio le banche più piccole potrebbero avere delle conseguenze più negative rispetto a quelle grandi. “La capogruppo Iccrea fa da tramite tra la Bce e le Bcc, spesso molto piccole, che da essa ricevono la provvista centrale” dice. “Ciò implica, per le singole Bcc, una doppia tassazione”.

La revisione della bozza iniziale: attesa per le modifiche

Se è vero che la legge, come dice Giorgetti, va modificata, si attendono quindi ora le eventuali modifiche. Proprio per placare i malumori della maggioranza e dei banchieri, ma anche i timori della Banca d’Italia e della Bce, nei giorni scorsi era spuntata l’ipotesi di un credito d’imposta per le banche a partire dal 2024. Secondo alcune fonti, si potrebbe far pagare alle banche la tassa sugli extraprofitti per il 2023, tutti o in parte, garantendo al governo un gettito di 2-3 miliardi di euro, per poi restituire tutto, o quasi, nei anni successivi tramite credito d’imposta, della durata di 5 o dieci anni, che gli istituti di credito potranno utilizzare per compensare le normali imposte da pagare. 

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