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Tamburi (Tip): “L’Italia va e le elezioni non peseranno molto sull’economia”

INTERVISTA A GIOVANNI TAMBURI, fondatore e ad di Tip – “L’Italia sta riscoprendo il gusto di investire e in giro c’è molta liquidità: in Borsa i multipli sono elevati solo in apparenza” – Il modello Tamburi fa proseliti: “Abbiamo una trentina di dossier sul tavolo” – “Marchionne lascerà Fca solo dopo un’alleanza alla pari” – “Il Sole potrebbe finire nell’orbita di Rcs”

Tamburi (Tip): “L’Italia va e le elezioni non peseranno molto sull’economia”

Aiuto, la nave va. La Confindustria si spinge a dire che “l’Italia è pienamente agganciata alla ripresa, la più alta dal 2010”, come conferma la crescita della produzione industriale ormai avviata ad un aumento superiore al 3% su base annua. Nel 2017 il Pil è cresciuto dell’1,6%, come nessuno immaginava fino a solo qualche mese fa. Di questo passo, suona l’allarme delle Cassandre, sarà inevitabile un aumento del costo del denaro, proprio nel momento più delicato del duello elettorale. Bando all’euforia, insomma, anche perché le azioni, dopo il lungo rally, hanno raggiunto quotazioni, alte, difficili da sostenere. O no?” Sono le solite sciocchezze” liquida secco Giovanni Tamburi, il finanziere alla guida di Tip che ha fatto dell’ottimismo della ragione la regola maestra per muoversi in Italia fin da quando imperava il mantra del declino inesorabile del Bel Paese.

“Nelle riunioni dei cda di cui faccio parte – racconta – in queste settimane non si fa che parlare di ripresa e della necessità di investire per non perdere l’appuntamento con la domanda internazionale che sta crescendo. E’ ridicolo concentrarsi su un aumento impercettibile dei tassi Usa invece di guardare il quadro complessivo. Ma è lì che sta il successo di Tip”. Cioè? “Chi opera a ridosso della Borsa è costretto ad inseguire la performance quotidiana. Noi, al contrario, possiamo apprezzare e valorizzare i progetti industriali affiancando gli imprenditori che sono il vero asset su cui puntare”. Una formula semplice, una sorta di uovo di Colombo. Ma funziona a dovere, come dimostra il successo di Tip, già salotto del capitalismo delle medie imprese oggi così popolato (150 soci) da richiedere un teatro per ospitare il gotha dell’industria di casa nostra.         

Dal suo punto di osservazione, insomma, il 2018 non si preannuncia poi così malvagio. 

“Il dato di fondo è la liquidità abbondante, che non verrà intaccata più di tanto nel corso dell’anno ma che, al contrario, è destinata a favorire il pieno recupero di Paesi già in crisi, come la Russia che sta uscendo dal tunnel grazie anche al recupero delle materie prime. Non mi preoccupa la Cina. Certo, è un Paese indebitato, ma può contare su una domanda interna spaventosa che sarà sostenuta, per giunta, da programmi molto ambiziosi ma sensati. Al limite, freneranno gli acquisti esteri. Ma non sarà un grande problema, vista la liquidità in giro”. 

L’ascesa dei tassi non è certo indolore.  

“I tassi resteranno comunque bassi e poco attraenti per gli investitori. Al contrario crescerà l’attrazione verso l’investimento azionario. E’ in questa cornice che va inquadrata la questione dei multipli di Borsa, solo all’apparenza elevati”. 

Che effetto avrà la riforma fiscale di Trump? 

“Rappresenta un’altra spinta alla crescita. Anche per l’Europa che sarà costretta a reagire abbassando le aliquote fiscali”. 

Ma ci sono i margini? 

“Penso che una parte delle risorse arriverà dalla Web tax. L’apertura di Facebook è illuminante. Conferma che l’intesa è possibile. E con i capitali in arrivo sarà possibile finanziare nuovi investimenti. L’Europa, Italia in testa, è già oggi la sorpresa positiva dell’economia globale. L’industria manifatturiera continua a salire. Tanto fabbriche, a quel che vedo, sono ai limiti della loro capacità produttiva e si trovano di fronte ad un bivio: o rinunciare alle commesse o tornare ad investire. Buona la seconda, è la risposta più comune. In Italia, ma non solo. Si moltiplicano infatti i casi di shopping oltre frontiera. E’ il caso di Amplifon, di Interpump o di Prysmian”. 

Già, lo sbarco in General Cable della “vostra” Prysmian accolto con un certo scetticismo iniziale dal mercato. Perché, a suo avviso? 

“Perché, purtroppo, il mercato fa fatica a ragionare in modo strategico. L’accoglienza a Prysmian è un buon esempio dei limiti in cui si imbatte l’attività dell’operatore di Borsa costretto a ragionare sul breve termine senza andare al di là di un calcolo miope. Con questa operazione la società, già leader del settore cavi, rimuove il suo lato debole, cioè l’assenza dal mercato americano. Ora potrà sfruttare su un mercato con eccellenti prospettive, la sua leadership tecnologica. E non dimentichiamo le sinergie, previste in 150 milioni almeno. Ma non scordiamo il precedente dell’olandese Draka. In quel caso l’ingegner Battista aveva messo in conto all’inizio sinergie per 100 milioni circa. In realtà sono stati molti di più. La Borsa capirà”.  

I partner di Tip hanno invece già capito. 

“I nostri 150 imprenditori sono ben contenti di poter partecipare ad operazioni sul capitale a sostegno di imprese che presentano grandi potenzialità di sviluppo. Per fortuna è una materia prima che dalle nostre parti non manca. E i risultati sono buoni”. 

Non a caso la formula di Tamburi Investment Partner sta conquistando proseliti: il progetto Epic di Mediobanca che coinvolge famiglie di imprenditori clienti di Piazzetta Cuccia per acquisire partecipazioni in aziende di medie dimensioni del made in Italy è quasi una fotocopia del vostro business model. 

Anche Mittel si muove in un’orbita simile. E John Elkann ha fatto un riferimento esplicito a Tip nel descrivere gli obiettivi di Exor. E’ ovvio che mi faccia piacere. E non c’è problema di concorrenza: l’offerta non manca”.  

Quanti dossier sono oggi nel vostro monitor? 

“Diciamo una trentina di aziende. Non solo Alpitour o Eataly che s’avviano ad essere protagoniste in settori in cui l‘Italia è leader o può esserlo. Oltre alla quotazione di queste imprese abbiamo in programma iniziative di ogni dimensione. Abbiamo concentrato in StarTip tutte le partecipazioni in start-up e quella delle società attive nel digitale, come Digital Magic o Talent Garden. Il nostro auspicio e di coinvolgere le iniziative interessanti che nascono in Italia in collaborazioni con aziende del nostro network o dei nostri associati a partire dal rapporto con Digital Magic. L’ultimo esempio per ora è Alkemy, appena quotata all’Aim, una società per il marketing digitale che abbiamo messo in contatto con alcuni clienti. Rappresentiamo anche il principale hub italiano del Fintech: partecipiamo al capitale di nove iniziative. Nessuno può dire altrettanto”. 

Un primo passo verso le banche, comparto di cui non vi siete mai occupati. 

“E non abbiamo avuto torto, a giudicare dai risultati. No, non credo che Tip si occuperà di banche. Il Fintech è un’altra cosa. Lì, come in ogni altro settore in cui operiamo, siamo a diretto contatto con l’imprenditore e le sue scelte. Nelle banche non è così. Devi rispondere al mercato ma anche ai regolatori italiani ed europei. E’ il sistema con molti filtri, forse troppi per i miei gusti”. 

Diciamo un sistema troppo politico. A proposito, nelle previsioni per il 2018 non abbiamo fatto cenno alla politica. 

“Non credo che conti molto. Abbiamo preso atto quest’anno che l’economia è così forte da poter digerire la Brexit o altri fenomeni a prima vista epocali senza grossi contraccolpi. Non penso che le elezioni possano incidere più di tanto. Anche se la politica può provocare grossi danni: è il caso dell’Ilva, probabilmente la partita più importante per il futuro industriale del Paese. Se facessimo fallire l’acciaieria più moderna ed efficiente d’Europa, ne soffrirebbe tutto il Paese”. 

Ci sono anche i casi positivi. Come dobbiamo giudicare l’esordio dei Pir? 

“Una grande occasione che deve ancora scaricare buona parte dei suoi effetti sul mercato, I gestori, saggiamente, hanno dosato gli acquisti in Borsa.  Ora il listino non può che crescere, sia in quantità che qualità. Coì come i prezzi che restano il vero richiamo agli imprenditori perché scelgano la strada della quotazione. Non è facile convincere i proprietari di aziende ricche a scegliere la via del mercato. Ora però il circuito sembra avviato, anche grazie alle Spac, una soluzione costosa, ma che ha avuto successo”.    

A questo proposito, che futuro vede per l’editoria? 

“Meno grigio di quel che non si creda. Il valore dei contenuti, prima o poi, tornerà a fare la differenza. E si dovrà pagare”. 

In questa cornice, dopo l’aumento di capitale, potrebbe avere un certo appeal Il Sole 24 Ore. Magari per arricchire l’offerta del gruppo Espresso-Stampa. 

“La mia sensazione è che, non subito, il giornale potrebbe finire nell’orbita di Rcs”. 

Per concludere, il 2018 dovrebbe essere l’ultimo di Sergio Marchionne alla guida di Fiat Chrysler. 

“Non credo. Marchionne andrà via solo dopo aver siglato un’alleanza importante. Lo spin-off di Magneti Marelli si inserisce in questa strategia: creare valore cedendo sul mercato asset a vantaggio del rafforzamento del gruppo. L’obiettivo finale è un’alleanza a tutto campo dell’azienda automobilistica. Un’alleanza alla pari, intendo, capace di garantire un grande futuro al manufacturing italiano, all’interno di una struttura industriale forte”.

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