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Tabacci: “Ora per Berlusconi sarebbe meglio dimettersi spontaneamente dal Senato”

INTERVISTA A BRUNO TABACCI, leader di Centro Democratico – “Dopo le motivazioni della condanna della Cassazione, per Berlusconi sarebbe meglio dimettersi prima del pronunciamento del Senato sulla sua decadenza” – Senza l’Imu, il Governo è più forte ma deve accelerare sull’addio al Porcellum, sulla riforma fiscale e sul credito con il riassetto di Bankitalia

Tabacci: “Ora per Berlusconi sarebbe meglio dimettersi spontaneamente dal Senato”

Dopo aver superato lo scoglio dell’Imu, il Governo è più forte ma ora deve aggredire le priorità della riforma elettorale e della politica economica, a partire dalla riforma fiscale e dalla normalizzazione del credito attraverso la ridefinizione dell’assetto della Banca d’Italia. Quanto al caso Berlusconi, “suggerirei al Cavaliere di dimettersi spontaneamente prima del pronunciamento del Senato sulla sua decadenza”. Come sempre, Bruno Tabacci, battagliero leader di Centro democratico, non le manda a dire e – in questa intervista a FIRSTonline – suggerisce l’agenda politica d’autunno. Eccola. 

FIRSTonline – Onorevole Tabacci, l’abolizione dell’Imu ha tolto un alibi politico a Berlusconi e sembra, come ha detto Enrico Letta, allontanare ogni ipotesi di crisi e allungare la vita al Governo: sarà davvero così anche dopo le dure reazioni del Cavaliere alle motivazioni della condanna che gli ha inflitto la Cassazione?

TABACCI – Dal punto di vista politico non c’è dubbio che la soluzione trovata sull’Imu consenta al governo Letta di non sottostare più al continuo ricatto di Berlusconi e del Pdl sull’Imu. Come ha riconosciuto anche un giornale amico del Cavaliere, pensare di mettere in crisi il Governo e reclamare le elezioni solo perché Berlusconi è stato condannato è un argomento troppo debole per fare breccia nell’elettorato. Ciò detto, quello individuato sull’Imu è solo un escamotage politico, ma dal punto di vista economico i problemi dei rapporti tra patrimonio immobiliare, fisco e finanza locale sono destinati a tornare sul tavolo nel 2014 a livello comunale.

FIRSTonline – Lei è stato fino a qualche mese superassessore al Bilancio del Comune di Milano, a conti fatti con la Tares i cittadini delle grandi città pagheranno di più o di meno di oggi?

TABACCI – Nessuno deve farsi illusioni. Sia perché il patrimonio immobiliare è in tutta Europa un elemento di valutazione della ricchezza a fini fiscali e non potrà perciò essere esentato e sia perché le casse dei Comuni piangono. Nella loro autonomia i sindaci dovranno trovare soluzioni equilibrate, ma se non si tagliano le spese improduttive è difficile ridurre davvero la pressione fiscale. Piuttosto credo che l’autonomia impositiva prevista a livello locale potrà rendere più trasparente il rapporto tra amministrazioni e cittadini soprattutto se l’Isee diventerà il vero termometro della capacità reddituale e patrimoniale dei contribuenti e la bussola della fiscalità locale.

FIRSTonline – Superato lo scoglio dell’Imu, l’autunno della politica dovrà vedersela a breve con il caso Berlusconi: come andrà a finire e, secondo Lei, come dovrebbe risolversi?

TABACCI – Fa sorridere il finto stupore del Cavaliere alle motivazioni di condanna della Cassazione: se non è stato lui l’ideatore del sistema di evasione fiscale sui diritti Mediaset, chi mai poteva essere? Del resto, le scatole societarie di cui Fininvest si è sempre avvalsa fin dall’inizio dimostrano la perfetta conoscenza delle più sofisticate tecniche finanziarie, in alcuni casi perfettamente lecite ma in altri casi usate a scopi prevalentemente evasivi o elusivi, che per chi voglia guidare il Paese non sono ammissibili. Quanto agli effetti politici della condanna mi pare che per Berlusconi non ci siano scappatoie.

FIRSTonline – Perché?

TABACCI – Per molte ragioni. In primo luogo perché non si può far saltare il sistema giudiziario e minarne l’autonomia fingendo di dimenticare che Berlusconi è stato condannato per i diritti Mediaset per ben tre volte. In secondo luogo mi sembra che gli spazi per la grazia del Capo dello Stato siano molti limitati e soprattutto siano regolati dalla legge e dalla prassi, come ha saggiamente ricordato Napolitano. In terzo luogo rinviare alla Consulta il parere sulle norme che regolano la decadenza da parlamentare mi sembra del tutto assurdo perché sarebbe come certificare la sovranità limitata del Parlamento che ha approvato quelle norme. Piuttosto consiglierei a Berlusconi un’altra via.

FIRSTonline – Quale?

TABACCI – Quella di dimettersi autonomamente prima del pronunciamento del Senato. Anche perché non mi pare che regga l’argomentazione di Vittorio Feltri che teme un accanimento delle Procure contro il Cavaliere in caso di decadenza parlamentare: gli altri procedimenti giudiziari che riguardano Berlusconi sono già sostanzialmente chiusi e non possono esserne influenzati. Invece un atteggiamento più sereno mi parrebbe nell’interesse stesso di Berlusconi, sia sul piano politico che sul piano aziendale. Non ci vuol molto a capire che se il Pdl tornasse a cullare sogni di crisi di governo, il futuro Esecutivo non sarebbe certo più favorevole a Berlusconi.

FIRSTonline – Se si dribblerà anche il caso Berlusconi, il Governo e il Parlamento potranno finalmente mettere al centro della loro azione la riforma elettorale e la politica economica anti-recessione?

TABACCI – Spero proprio di sì. Letta ha giustamente detto che bisogna accelerare sulla riforma elettorale e credo che sarebbe interesse di tutti cancellare il Porcellum prima che la Corte Costituzionale si pronunci in materia. La domanda dei cittadini di riappropriarsi del loro diritto di scegliere i loro rappresentanti in Parlamento è ineludibile ed è francamente stupefacente la difesa che del Porcellum fa ora Beppe Grillo che in precedenza si era scagliato contro la legge elettorale. Personalmente non credo che nuove elezioni siano dietro l’angolo e dunque spero che nelle prossime settimane si possa lavorare costruttivamente alla nuova riforma elettorale ma anche aggredire i nodi economici sul tappeto.

FIRSTonline – Secondo Lei, qual è la priorità della politica economica per l’autunno?

TABACCI – L’avvio di una grande riforma fiscale, che permetta di tassare il giusto i patrimoni e di ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese anche per effetto di tagli sostanziali alla spesa pubblica improduttiva, e la normalizzazione del credito per dare ossigeno a famiglie e imprese e aiutare l’economia italiana ad uscire realmente dalla recessione e a riprendere un percorso di crescita.

FIRSTonline – Che vuol dire normalizzare il credito?

TABACCI – Vuol dire mettere le banche nelle condizioni di riaprire i cordoni del credito a imprese e famiglie, nel rispetto delle nuove regole sui ratios patrimoniali. E finalmente la soluzione è portata di mano, perché al Tesoro c’è un ministro di grande saggezza come Fabrizio Saccomanni che può risolvere l’annosa questione dell’assetto proprietario della Banca d’Italia e la rivalutazione e liquidazione delle quote azionarie delle banche.

FIRSTonline – Si spieghi meglio.

TABACCI – Il superamento dell’anomalia dell’assetto azionario della Banca d’Italia, che è controllore e controllata dalle banche azioniste, è una vecchia bandiera di cui fin dal 2003 e 2004 mi onoro di essere stato alfiere. Non ho mai avuto dubbi che, sotto la guida di Draghi e di Visco, l’istituto di Via Nazionale abbia sempre avuto una sostanziale autonomia verso le banche ma è ora che la sua autonomia sia rafforzata anche sul piano formale facendo uscire le banche dal suo azionariato e liquidandone le quote. In questo modo si centrerebbero due obiettivi.

FIRSTonline – Quali?

Il primo è quello che ho detto e che prevede di dare un assetto formalmente e sostanzialmente indipendente alla Banca d’Italia, facendola diventare pubblica come in tutti i Paesi del mondo. Il secondo è di fornire risorse alle banche che possono essere impiegate per rafforzarne i coefficienti patrimoniali e soprattutto per concedere il credito alle imprese e alle famiglie che lo meritano. Ecco perché va incoraggiata l’iniziativa in tal senso di Saccomanni, che venendo dalla Banca d’Italia, conosce perfettamente il problema e ha l’equilibrio per trovare la soluzione giusta a una questione da anni sul tappeto. Non è un problema tecnico, è una questione di grande importanza soprattutto in una fase come questa.

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