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Strage in Iraq, tregua a Gaza

La situazione degenera in Iraq: uccisi 500 yazidi, donne e bambini sepolti vivi – Il premier Maliki: “Non mi dimetto” – Spiragli di ottimismo, invece, a Gaza: dopo il sì di Hamas, arriva anche quello di Israele per il cessate il fuoco.

Strage in Iraq, tregua a Gaza

La crisi in Iraq – Hanno trovato un varco tra le montagne del Sinjar almeno 20.000 delle 40.000 persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti. Già sabato i combattenti curdi, grazie all’aiuto americano, avevano aperto un primo corridoio come via di fuga, un passaggio che si è allargato ed è riuscito a salvare la metà dei profughi. Ma 500 persone, soprattutto donne e bambini, sono morte sotto gli attacchi dei miliziani dello Stato Islamico, trovati in una gigantesca fossa comune. Alcuni di loro, racconta il ministro dei diritti umani iracheno Mohammed Shia al-Sudani, sono stati sepolti vivi, anche donne e bambini. Altre 300 donne sono state rapite e ridotte in schiavitù dai miliziani dell’Isis. Secondo il portavoce dell’Unicef in Iraq, Karim Elkorany, almeno 56 bambini sono morti disidratati dopo una settimana senza acqua e poco cibo. Secondo alcune fonti, 300 famiglie dei villaggi di Koja, Hatimiya e Qaboshi, circa 4.000 persone, sarebbero state circondate da miliziani, che minacciano di ucciderle se non si convertono all’Islam.

Grazie al terreno preparato dai raid americani che hanno distrutto diversi checkpoint e armi di Isis, le forze curde sono riuscite a riconquistare due città nel nord del paese: Guwair e Makhmur. Ma i curdi devono fare i conti con gli attentati isolati. Infatti, nella serata di domenica un kamikaze si è fatto saltare in aria uccidendo almeno 10 combattenti curdi (peshmerga) e ferendo 80 persone a Jalawla, una cittadina soli 80 km a nord-est di Baghdad.

Domenica gli Stati Uniti hanno colpito per ben due volte le milizie dello Stato Islamico in Iraq nel terzo giorno di attacchi aerei. Il primo bombardamento è avvenuto con droni e jet da combattimento che hanno effettuato quattro attacchi eliminando veicoli blindati e un camion che avevano aperto il fuoco contro i civili, oltre a diverse posizioni di mortaio. Il comando centrale Usa ha riferito che i miliziani stavano «sparando indiscriminatamente» ai civili yazidi che cercavano riparo nelle montagne di Sinjar. A distanza di qualche ora il secondo raid: anche in questo caso l’aviazione ha colpito le milizie sunnite vicino a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Secondo quanto riferito dal Pentagono, due F/A-18 hanno lanciato bombe guidate al laser da 225 chili. E ad Erbil, secondo quanto ha annunciato il dipartimento di Stato, gli Usa hanno deciso di evacuare parte dello staff del consolato per il «deteriorarsi della sicurezza» nel nord del Paese e i cittadini americani sono stati invitati a evitare viaggi non essenziali in Iraq.

La crisi a Gaza – Prima i negoziatori palestinesi, poi anche Israele al Cairo ha accettato la proposta egiziana per una nuova tregua di 72 ore che partirà dalla mezzanotte di domenica (ora italiana). La decisione punta ad aprire la strada per una tregua a lungo termine con lo Stato ebraico. L’agenzia egiziana Mena ha inoltre riferito che la delegazione palestinese si fermerà al Cairo per una riunione urgente lunedì con la Lega Araba sulla crisi a Gaza. Hamas ha reso noto che per una tregua duratura i negoziati dovranno concentrarsi sulla revoca totale del blocco israeliano alla Strsicia di Gaza. Una richiesta che difficilmente Tel Aviv potrà accettare nei termini richiesti da Hamas. Il governo israeliano invece aspetterà di vedere se il cessate il fuoco sarà rispettato prima di far tornare i suoi negoziatori nella capitale egiziana, ribadendo la sua posizione di non voler trattare sotto il fuoco dei razzi di Hamas. In precedenza, i rappresentanti palestinesi avevano ripetutamente affermato di essere pronti ad abbandonare i colloqui in Egitto e a fare ritorno a casa per «consultazioni» a meno che Israele non acconsentisse a tornare oggi al tavolo dei negoziati senza porre precondizioni. D’altra parte Israele ha ribadito più volte che non avrebbe fatto nessun passo verso una decisione diplomatica se il fuoco di Hamas non si fosse fermato.

Prima i negoziatori palestinesi, poi anche Israele al Cairo ha accettato la proposta egiziana per una nuova tregua di 72 ore che partirà dalla mezzanotte di domenica (ora italian). La decisione punta ad aprire la strada per una tregua a lungo termine con lo Stato ebraico. L’agenzia egiziana Mena ha inoltre riferito che la delegazione palestinese si fermerà al Cairo per una riunione urgente lunedì con la Lega Araba sulla crisi a Gaza. Hamas ha reso noto che per una tregua duratura i negoziati dovranno concentrarsi sulla revoca totale del blocco israeliano alla Strsicia di Gaza. Una richiesta che difficilmente Tel Aviv potrà accettare nei termini richiesti da Hamas. Il governo israeliano invece aspetterà di vedere se il cessate il fuoco sarà rispettato prima di far tornare i suoi negoziatori nella capitale egiziana, ribadendo la sua posizione di non voler trattare sotto il fuoco dei razzi di Hamas. In precedenza, i rappresentanti palestinesi avevano ripetutamente affermato di essere pronti ad abbandonare i colloqui in Egitto e a fare ritorno a casa per «consultazioni» a meno che Israele non acconsentisse a tornare oggi al tavolo dei negoziati senza porre precondizioni. D’altra parte Israele ha ribadito più volte che non avrebbe fatto nessun passo verso una decisione diplomatica se il fuoco di Hamas non si fosse fermato.

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