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Strada in salita per la dichiarazione Iva europea

I Parlamenti dei 28 Paesi facenti parte dell’Unione europea sono stati chiamati a valutare la proposta di direttiva del Consiglio Ue sull’introduzione di una dichiarazione Iva standard, che superi la variabilità degli adempimenti dichiarativi oggi previsti dai vari Stati.

Strada in salita per la dichiarazione Iva europea

La proposta di direttiva Ue sull’introduzione di una dichiarazione Iva standard per tutti i Paesi raccoglie dissensi negli Stati chiamati a valutarla. Già Germania e Francia hanno espresso perplessità. Secondo il Governo italiano, produrrebbe rilevanti problemi di cassa per il nostro bilancio pubblico, poiché comporterebbe la soppressione dell’acconto Iva.

Così si è espresso il Governo italiano, rappresentato in commissione Finanze del Senato dal sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze Luigi Casero, sulla proposta di direttiva sottoposta alla valutazione del nostro Parlamento. Inoltre, ha aggiunto Casero, va verificato se possano conseguirne problemi sui controlli che svolge l’Agenzia delle entrate.

I Parlamenti dei 28 Paesi facenti parte dell’Unione europea sono stati chiamati a valutare la proposta di direttiva del Consiglio Ue sull’introduzione di una dichiarazione Iva standard, che superi la variabilità degli adempimenti dichiarativi oggi previsti dai vari Stati. La proposta di direttiva contiene anche altre modifiche alla disciplina europea dell’Imposta sul valore aggiunto, correlate alla dichiarazione unificata e nell’ottica della semplificazione degli adempimenti delle imprese volta a favorire gli scambi intracomunitari.

Varata alla fine del 2013, la proposta prevede la predisposizione di un modello di dichiarazione unico standardizzato, che potrà contenere un massimo di 26 caselle, contro le 586 di cui si compone l’attuale dichiarazione italiana. E’ prevista anche la soppressione della dichiarazione sull’importazione di beni e della comunicazione dati Iva annuale.

Già si sono espressi sulla proposta il Parlamento tedesco e quello francese, rilevando alcune criticità della proposta, che non appare avere dinanzi, quindi, la strada spianata. Tra i motivi di dissenso, si trovano anche gli stessi espressi dal Governo italiano: il divieto che sarebbe introdotto di imporre versamenti in acconto dell’Iva e i rischi che risultino indeboliti i sistemi di contrasto alle frodi. Nel parere del Parlamento francese, in particolare, si legge che “la normalizzazione proposta rischia di pregiudicare l’efficacia della lotta contro la frode all’Iva, in quanto le amministrazioni fiscali disporrebbero di meno informazioni”.

Il nostro Parlamento ha appena avviato l’esame della proposta. Il relatore al Senato, Francesco Molinari, del Movimento 5 Stelle, ha spiegato che la direttiva introdurrebbe una dichiarazione Iva standard con contenuto predeterminato, comprendente cinque voci che gli Stati membri possono portare a ventisei.

Il termine di presentazione della dichiarazione non potrebbe essere inferiore a un mese né superiore a due mesi, a decorrere dalla scadenza di ogni periodo di imposta. Per i soggetti con volume d’affari non superiore a due milioni di euro sarebbe prevista la possibilità di periodi d’imposta trimestrali, salvo casi specifici in cui sia necessario prevenire evasione e frodi. Il versamento del tributo avverrebbe in ogni caso alla scadenza del termine entro cui la dichiarazione dev’essere presentata, mentre sarebbe eliminata la possibilità di stabilire una diversa scadenza per il pagamento o di riscuotere acconti provvisori.

Secondo la proposta, gli Stati membri potrebbero esigere che la dichiarazione Iva sia presentata per via elettronica. Nell’ottica di standardizzazione adottata dalla Commissione europea, sarebbero limitati i casi di possibile esonero dalla dichiarazione standard; per gli Stati membri, inoltre, sarebbe esclusa della possibilità di imporre ulteriori obblighi in materia di dichiarazione Iva.

Nel suo intervento in commissione, per illustrare la posizione del Governo italiano, il sottosegretario Casero ha affermato che la posizione italiana è favorevole all’adozione da parte dell’Unione europea di politiche fiscali comuni, che possono riguardare la materia dell’Iva, specie in un’ottica di semplificazione in favore delle imprese. Però la proposta attuale presenta problemi, quali la soppressione degli acconti e l’attuale rapporto tra la dichiarazione Iva e il modello Unico. Pur ritenendo che non dovrebbero sussistere particolari criticità rispetto alle attività di controllo, Casero si è riservato di svolgere gli opportuni approfondimenti, coinvolgendo l’Agenzia delle entrate.

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