Condividi

Stagflazione: per Fugnoli è un “mostro immaginario”

I mercati temono il ritorno alla condizione che caratterizzò gli anni Settanta, ma secondo lo strategist di Kairos si tratta di paure infondate: ecco perché

Stagflazione: per Fugnoli è un “mostro immaginario”

Stagflazione, chi era costei? Il termine, coniato alla fine degli anni Sessanta, indica la presenza contemporanea su uno stesso mercato di stagnazione e inflazione. L’argomento è tornato di moda al punto da essere in cima alle preoccupazioni degli investitori, che temono il ritorno di quella particolare condizione targata anni Settanta. Ma da cosa nascono queste paure?

Innanzitutto, malgrado le tante rassicurazioni arrivate negli ultimi mesi dalle banche centrali di mezzo mondo, l’inflazione sembra sempre meno “transitoria”. E a questa crescita dei prezzi (non solo energetici) si accompagna una crescita globale meno impetuosa di quello ci si aspettava a inizio 2021. E la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, visto che i rischi al ribasso non mancano.

I punti più deboli del sistema sono sul lato dell’offerta: tra le voci in cima alla lista figurano le difficoltà nei trasporti internazionali e la scarsità di semiconduttori, che innescano un effetto domino su vari comparti dell’industria. Ma il problema più allarmante riguarda l’energia, dove si registrano forti tensioni sui prezzi delle fonti fossili tradizionali.

Altri fattori di rischio sono costituiti dalle politiche monetarie e fiscali – che in tutto il mondo stanno per diventare meno espansive rispetto agli ultimi anni – e l’incognita della Cina, che nell’ultimo anno ha visto il Pil rallentare in modo significativo (una frenata che non si può spiegare solo con la crisi del settore immobiliare provocata da Evergrande).

Tutte queste ragioni d’ansia hanno messo fine al ciclo rialzista dei mercati azionari, lasciando il posto non a un pessimismo vero e proprio, quanto a una sorta di perplessità generalizzata. Eppure, secondo Stefano Fugnoli, strategist di Kairos, tutto questo rischia “di far dimenticare alcuni importanti elementi indiscutibilmente positivi”.

Nell’ultimo numero della sua rubrica di analisi “Al quarto piano”, Fugnoli sottolinea che la pandemia sembra indebolirsi, perlomeno nei Paesi sviluppati, e che anche la variante Delte, malgrado le molte preoccupazioni sollevate negli ultimi mesi, appare sotto controllo.

Inoltre, “nel mondo c’è una forte domanda arretrata di investimenti pubblici e privati in capacità produttiva – continua lo strategist di Kairos – per non parlare delle scorte di magazzino, vicine al loro limite più basso”.

Per questi motivi, secondo Fugnoli, “una componente del concetto di stagflazione, la stagnazione, brilla per la sua assenza”. Quanto all’altra componente, l’inflazione, “una parte si ridimensionerà per effetto di distruzione della domanda e per un probabile aumento dell’offerta, mentre un’altra parte resterà e sarà da vedere anche dal lato positivo, quello di una domanda vivace di materie prime, beni materiali e servizi”.

Anche perché in futuro il fattore più importante da considerare non sarà l’inflazione, ma la crescita: “Se ci sarà crescita, come ci aspettiamo – conclude Fugnoli – l’inflazione sarà ben tollerata dalle borse”.

Commenta