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Spagna, i sondaggi fanno tremare Rajoy: alle regionali occhio a Podemos e Ciudadanos

A due settimane dalle elezioni regionali in Spagna il premier Rajoy teme di perdere Madrid e la maggioranza di 7 delle 8 principali regioni – In crisi i Popolari ma anche il Psoe mentre Podemos e Ciudadanos possono diventare il nuovo ago della bilancia della politica spagnola – Ma naturalmente un conto sono le intenzoni di voto e un altro le urne.

Spagna, i sondaggi fanno tremare Rajoy: alle regionali occhio a Podemos e Ciudadanos

Gli ultimi sondaggi elettorali in Spagna suonano come un campanello d’allarme per Mariano Rajoy, capo dei Popolari e Primo ministro in carica. Il Pp, secondo le proiezioni perderebbe la maggioranza assoluta in 7 delle 8 principali regioni, ma rischia di perdere anche feudi storici e quindi “simboli” importanti come la Comunità di Madrid e la capitale stessa. Questa la sentenza in attesa delle prossime elezioni regionali di fine maggio e di quelle generali di novembre.

Popolari in crisi, ma anche socialisti sempre più annebbiati, incapaci di riprendere slancio dopo l’abbandono della scena politica di Zapatero. Insomma, il bipartitismo PP-Psoe che ha cadenzato il postafranchismo sembra essere ormai al capolinea. Una rivoluzione in un Paese, quello spagnolo, che grazie all’asse tra popolari e socialisti è riuscito a frenare le spinte nazionaliste, ma anche a sconfiggere il terrorismo dell’Eta. Ma non a debellare una crescente economia sommersa, le tanti tangenti, i diffusi clientelismi e non a sconfiggere la forte disoccupazione in un clima economico di lento recupero.

Lo scenario futuro è chiaro, ma nello stesso tempo una porta aperta verso l’ingnoto: la Spagna dei prossimi anni, a meno di recuperi dell’ultima ora, sarà governata da coalizioni con due nuovi partiti: Ciudadanos e Podemos a fare da ago della bilancia.

Gli imprenditori sono preoccupati. Gli spagnoli, invece, da tempo insoddisfatti di una politica che non dialoga più con la base vedono in queste elezioni un’occasione per cambiare radicalmente il sistema.

Di certo con Podemos, il cui leader Pablo Iglesias ha trovato consenso nel largo fronte che intende scardinare l’attuale politica e attinge soprattutto all’elettorato di sinistra; di certo con Ciudadanos, capitanato da Albert Rivera, uno schieramento di stampo più moderato (assomiglia ai nostri Repubblicani di un tempo) che trova consensi sia nella destra, sia nella sinistra moderata.

Sta di fatto che Podemos ha raccolto il 16,5% delle intenzioni di voto, Ciudadanos il 13,8%, il PP il 25,6% contro il 44,63% alle amministrative del 2011 e il Psoe il 24,3% rispetto al 28,76% di 4 anni fa.

Alcuni osservatori dicono che la Spagna diventerà ingovernabile al pari dell’Italia e che questa nuova situazione bloccherà la ripresa economica in atto, con gravi conseguenze sul Paese. E’ chiaro che si tratta di analisi molto sommarie, ma è anche vero che per il Paese potrebbe aprirsi una fase politica di incertezza e questo potrebbe influire sulla governabilità della Penisola. E’ anche però vero che i partiti cosiddetti storici hanno fatto ben poco per ingraziarsi il consenso degli elettori.

Al di là dei grandi centri come Madrid o Barcellona, la Spagna sta ancora soffrendo enormemente. Le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e sono circa 1,4 milioni i disoccupati da più di tre anni. In aggiunta ai senza lavoro che non diminuiscono, la Spagna si troverà presto ad affrontare problemi nel sistema pensionistico e in quello sanitario-previdenziale.

Insomma, quello che è in gioco è il sistema sociale del Paese. Come a dire che chi meglio dei partiti saprà interpretare e risolvere questo malessere diffuso, ha la chiave per vincere le prossime elezioni e governare Regioni e il Paese nei prossimi anni. Anche se un conto sono i sondaggi e un conto sono le urne. 

Appuntamento quindi a fine maggio e al prossimo novembre per un verdetto inappellabile.

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