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Spagna, dollaro e petrolio: tre incognite per i mercati

Le Borse europee aprono in positivo, ma devono dribblare tre ostacoli: l’ingovernabilità spagnola, il ribasso del dollaro e la debolezza del petrolio – Bolsa de Madrid e banche spagnole sotto tiro – La Cina prepara il taglio dei tassi – A Wall Street meglio Microsoft e Apple delle Star Wars – Il mercato promuove Rcs: niente aumento e sito a pagamento.

Spagna, dollaro e petrolio: tre incognite per i mercati

I mercati si avviano verso il Natale in ordine sparso, senza idee forti nel bene come nel male, confermando la tendenza piatta del 2015: l’indice S&P 500 è sotto dell’1,8% rispetto allo scorso gennaio. L’effetto del rialzo dei tassi Usa si è già spento, come dimostrano diversi segnali.

1) A sorpresa il dollaro si avvia a chiudere il peggior mese da aprile, con un ribasso dell’1,8% del dollar index. L’euro recupera posizioni oltre quota 1,09, ma anche tra gli emergenti è in atto un recupero (+1,2% la rupia indonesiana). Il motivo? “I mercati già pensano alle prossime mosse della Fed – commenta Jeffrey Rosenberg di BlackRock – Si profilano, vista la situazione fragile dell’economia globale, non più di due modesti ritocchi all’insù per il 2016”. 

2) A frenare gli entusiasmi contribuisce la debolezza dei prezzi del petrolio, depressi dall’aumento delle scorte e della produzione. La produzione di greggio è vicina ai massimi record, con nuovi barili pronti a entrare sul mercato da Paesi come Iran, Stati Uniti e Libia e i prezzi che si apprestano a chiudere il maggiore calo mensile in 7 anni.

3) In Europa, poi, pesa l’effetto Spagna, nuova ipoteca sulla marcia dell’Eurozona alla tedesca. La cappa d’incertezza dopo l’esito confuso delle elezioni politiche di ieri ha condizionato nel finale tutte le Borse europee e non solo quella di Madrid. Un robusto flusso di vendite è arrivato sul mercato negli ultimi 20 minuti di contrattazione, spingendo in negativo le chiusure degli indici, che fino a quel momento segnavano rialzi di discreta estensione. L’indice FtseMib di Milano ha perso lo 0,6%, la Borsa di Parigi ha perso lo 0,8%, Francoforte -0,7%. Per Madrid la chiusura fotografa una drastica discesa del 2,7%.

Sul mercato obbligazionario lo spread tra il Btp e il Bund decennale è rimasto pressoché invariato a quota 103 punti base, mentre è salito a quota 121 punti base quello tra il Bonos e il Bund.

PECHINO PREPARA IL TAGLIO DEI TASSI 

Il regalo di Natale potrebbe arrivare dalla Cina: l’agenzia Xinhua ha lanciato il segnale che le autorità sono pronte a misure “proattive e flessibili”, ovvero a un (modesto) calo dei tassi che contribuisca a riportare al 7 % la crescita del Pil. Ma le Borse per ora non si esaltano: Shanghai -0,1%, Shenzhen (seppellita da una gigantesca marea di fango) sale dello 0,3%. Debole in apertura anche Tokyo: Toshiba, per il secondo giorno consecutivo, arretra del 12%. 

LE GUERRE STELLARI NON EMOZIONANO WALL STREET

Giornata con il segno più per Wall Street, nonostante la flessione degli energetici: Dow Jones +0,7%, S&P 500 +0,8%. Il Nasdaq avanza dello 0,9%. A spingere i listini sono stati Microsoft e Apple, con rialzi superiori all’1%. In terreno positivo anche i titoli del settore salute: oltre 6 milioni di americani si sono aggiunti ai programmi sanitari dell’Obamacare.

Ancora in ribasso, per il quarto giorno di fila, Walt Disney (-1,5%). “Star Wars: The Force Awakens”, l’ultimo episodio della saga ideata da George Lucas, ha polverizzato i record di incasso: 512 milioni di dollari nel primo week end, nonostante all’appello manchi ancora la Cina, dove il film non è ancora uscito. La risposta fredda del mercato dipende dalla crisi di abbonati della rete sportiva Espn. 

TONFO DELLE BANCHE SPAGNOLE, L’ABI VEDE (QUASI) ROSA

L’effetto Spagna ha condizionato il comparto bancario, causando il ribasso di Santander (-3,9%) e Bbva (-3,8%). Ieri a Piazza Affari le banche principali hanno chiuso in positivo: Unicredit è salita dello 0,2%, Intesa +0,3%, ma continua o stillicidio di vendite su MontePaschi (-0,8%). In terreno negativo anche le Popolari: Bper (-1,2%), Banco Popolare (-1,1%). 

Toni positivi nel rapporto previsionale Abi. L’inversione del ciclo negativo per il settore darà i primi segnali già nel 2016, con il calo dello stock dei crediti deteriorati, mentre il rapporto tra sofferenze e crediti totali invertirà dal 2017 il trend negativo per la prima volta dal 2008. 

Debole il risparmio gestito: Azimut -1,30%, Mediolanum -0,87%. La legge di Stabilità contiene norme che rendono più complicate le manovre di ottimizzazione fiscale: attraverso la dislocazione di attività in Paesi europei con bassa imposizione fiscale, le società italiane riescono a tenere basso l’esborso in tasse. 

Poste Italiane, da ieri nel paniere del FtseMib, è scesa dello 0,6%.  Contrastate le assicurazioni: Generali -0,8%, UnipolSai +1,1%.

ENDESA FRENA ENEL, GIU’ I PETROLIFERI

Effetto Spagna anche per Enel (-1,6%) che arretra nonostante la firma del contratto per la cessione della partecipazione detenuta in Slovenske Elektrarne, pari al 66% del capitale sociale, per 750 milioni. Il titolo ha sofferto però a causa della forte esposizione del gruppo in Spagna: alla Borsa di Madrid la controllata Endesa ha perso il 4,7%.

La straordinaria volatilità del greggio ha pesato sui petroliferi: a Parigi Total ha perso l’1,6%, Eni è scesa dell’1,1%, Tenaris -0,6%.

PROMOSSA RCS: NIENTE AUMENTO, SITO A PAGAMENTO

Giornata di gloria per Rcs Mediagroup, salita del 12% dopo la presentazione del piano industriale. Il titolo è stato sostenuto dalle dichiarazioni dell’ad Laura Cioli, che ha escluso un aumento di capitale. Il Corriere della Sera sarà il primo quotidiano italiano a far pagare i contenuti online attraverso un “metered paywall” a partire da fine gennaio. Si tratta di un accesso a pagamento dopo la lettura gratuita di una determinata quantità di articoli. Il piano 2016-2018 prevede investimenti complessivi per 75/80 milioni di euro di cui 25 milioni nel 2018. Nessun dettaglio sugli esuberi legati alla prevista riduzione lorda di 40 milioni del costo del lavoro.

Mondadori (+2,2%) ha rinegoziato le linee di credito (515 milioni) che serviranno anche a finanziare l’acquisto di Rcs libri. 

VOLA PININFARINA, MONCLER PEGGIOR BLUE CHIP

Vola Pininfarina (+21%), ad un valore pari a 3 volte il rezzo dell’Opa annunciata da Mahindra&Mahindra (1,1 euro). E’ ormai scontato che l’offerta andrà deserta. Gli indiani, del resto, non hanno mai parlato di delisting. 

Tra gli industriali, chiusura appena sotto la parità per Finmeccanica (-0,1%) e FiatChrysler (-0,2%). Buzzi ha perso l’1,2%. Fincantieri (-2,6%) ha firmato un contratto con Mazagon Dock Limited (Mdl), uno dei più importanti cantieri indiani, controllato dal ministero della Difesa e specializzato nella costruzione di unità militari e offshore. Un segnale che i rapporti con New Dehli stanno migliorando, con la prospettiva di risolvere finalmente la situazione dei marò. 

Ieri, infine, è stata una giornata decisamente negativa per i titoli del lusso: Moncler è stata la peggior blue chip con un calo del 4%, Ferragamo -1,9%, Luxottica -2%.

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