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S&P: default selettivo per Evergrande. Trema l’immobiliare cinese

L’agenzia di racing ha portato il suo giudizio sul colosso immobiliare cinese a “default selettivo – Rating ritirato su richiesta di Evergrande – Fioccano i declassamenti sulle altre società cinesi del settore

S&P: default selettivo per Evergrande. Trema l’immobiliare cinese

Il futuro di Evergrande è sempre più in bilico. S&P Global Ratings ha dichiarato insolvente il colosso immobiliare cinese, da mesi in difficoltà a causa degli oltre 300 miliardi di debiti in portafoglio e della campagna del presidente cinese Xi Jinping per ridimensionare i colossi sovraindebitati e un mercato immobiliare surriscaldato. 

L’agenzia di rating statunitense ha tagliato il rating a “default selettivo” per il mancato pagamento delle cedole entro la fine del periodo di grazia, concluso a inizio dicembre, cosa che potrebbe innescare inadempienze incrociate sui 19,2 miliardi di dollari di debito della società. In seguito al declassamento, Evergrande ha chiesto a S&P di ritirare il suo rating sul gruppo. La dicitura “default selettivo”, sottolinea l’agenzia, “si riferisce al mancato pagamento di un bond e non necessariamente di tutti”. S&P “ritiene che Evergrande e la sua divisione finanziaria offshore Tianji Holding non siano riusciti a effettuare i pagamenti di cedole su bond senior in dollari”, sottolineando inoltre che “Evergrande, Tianji e i trustee non hanno fatto annunci né hanno confermato lo stato del pagamento delle cedole”.

Ricordiamo che lo scorso 9 dicembre anche Fitch aveva preso una decisione simile, tagliando il rating sulla valuta estera a lungo termine di Evergrande da C a RD, acronimo di Restricted Default, un livello che indica che un’entità è inadempiente su uno o più impegni finanziari, pur continuando a onorare altri impegni finanziari. Oltre a declassare la società madre, Fitch aveva tagliato il rating di due delle sue controllate, Hengda Real Estate e Tianji Holding Limited, entrambe coinvolte nell’emissione delle obbligazioni non rimborsate, la prima da 645 milioni di dollari, con cedola al 13%, e la seconda da 590 milioni, con cedola al 13,75%.

Intanto, sale la preoccupazione per la tenuta dell’intero mercato immobiliare cinese. Proprio oggi, Moody’s e Fitch hanno annunciato di aver declassato di due gradini il rating di Shimao Group, altro colosso immobiliare, portandolo da Ba1 a Ba3. Alla base della downgrade c’è “l’aumento del rischio di rifinanziamento di Shimao dovuto al suo accesso limitato ai finanziamenti e alle considerevoli scadenze del debito nei prossimi 6-12 mesi”, ha affermato Celine Yang, analista senior di Moody’s, secondo cui la diminuzione delle vendite della società proseguirà, riducendo ulteriormente il flusso di cassa operativo e la liquidità dell’azienda. “La revisione per il declassamento riflette l’incertezza sulla capacità della società di raccogliere nuovi finanziamenti, attraverso nuovi prestiti o cessioni di attività, per gestire le sue esigenze di rifinanziamento nei prossimi 6-12 mesi”, ha aggiunto Yang.

Fitch ha infine deciso di declassare anche i rating di default degli emittenti di valuta estera a lungo termine (IDR) del costruttore Guangzhou R&F e della sua controllata R&F Properties, portandoli a C da B, dopo che pochi giorni fa la società aveva lanciato un’offerta pubblica e una consent solicitation per ridurre il prezzo pagabile sul capitale dei suoi titoli senior da 725 milioni di dollari in scadenza il 13 gennaio 2022 o per prolungare la scadenza dei titoli. Gli investitori hanno la possibilità di essere pagati immediatamente 830 dollari più gli interessi maturati per ogni 1.000 dollari di obbligazioni. In alternativa, alla data di scadenza verrà rimborsato solo il 50% della quota capitale e il restante 50% verrà prorogato di sei mesi fino al 13 luglio 2022.

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