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Sopaf, pm chiede 6 anni per Saltarelli

L’ex presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, imputato per corruzione e dichiarazione infedele dei redditi in uno dei filoni di inchiesta sul dissesto di Sopaf e su alcune presunte truffe a enti previdenziali, tra cui l’Inpgi (istituto di previdenza dei giornalisti italiani).

Sopaf, pm chiede 6 anni per Saltarelli

Il pm di Milano Gaetano Ruta ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per Paolo Saltarelli, ex presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, imputato per corruzione e dichiarazione infedele dei redditi in uno dei filoni di inchiesta sul dissesto di Sopaf e su alcune presunte truffe a enti previdenziali. Per la procura, Saltarelli sarebbe stato corrotto per compiere operazioni con società del gruppo Sopaf in danno della Cassa da lui guidata all’epoca dei fatti.

L’accusa di dichiarazione infedele dei redditi è invece relativa a un milione di euro (somma che si ipotizza comprenda anche la presunta tangente) trovato dagli inquirenti in Svizzera e non dichiarato al fisco italiano. Saltarelli era stato anche arrestato nel corso dell’indagine l’11 novembre 2011 per l’accusa di corruzione. Nel dettaglio, secondo il pm Gaetano Ruta, titolare del fascicolo, l’allora presidente della Cassa dei ragionieri avrebbe ricevuto una tangente di poco inferiore al milione di euro per aver favorito alcune operazioni con società del gruppo Sopaf che hanno portato la Cassa dei ragionieri a subire una truffa da 52 milioni di euro.

L’inchiesta che ha portato sotto processo Saltarelli vede nel filone principale imputati i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni, cui era legato il gruppo Sopaf, insieme ad Andrea Camporese, ex presidente dell’Inpgi (istituto di previdenza dei giornalisti italiani) che sarebbe stato danneggiato per 7,6 milioni di euro, e altre 9 persone. Il processo a carico di Saltarelli è arrivato prima alla requisitoria (e arriverà a sentenza il 5 luglio prossimo) in quanto è stato celebrato con rito immediato, mentre l’altro è iniziato da poco avendo seguito il rito ordinario.

Anche Giorgio Magnoni inizialmente era stato mandato a processo con rito immediato ma dopo il tentativo di patteggiamento fallito la sua posizione è stata riunificata a quella degli altri imputati. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione per delinquere (solo per alcuni imputati), finalizzata alla bancarotta, corruzione e truffa. E’ uscito dal processo con un patteggiamento Luca Magnoni, il figlio di Giorgio, mentre Ruggero Magnoni, fratello di Giorgio e Aldo, ha visto l’archiviazione delle accuse nei suoi confronti, patteggiando per una questione fiscale residua.

Pubblicato in: News

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