Nessuna proroga per lo smart working. Il tentativo di estendere il diritto al lavoro agile attraverso il Milleproroghe non ha avuto successo, lasciando invariata la scadenza del 31 marzo per l’esercizio di questo diritto nel settore privato, riguardante i dipendenti con figli minori di 14 anni e i lavoratori fragili. Questa proroga, approvata con l’articolo 18-bis della legge n. 191/2023 di conversione del decreto anticipi, si applica esclusivamente al settore privato. Mentre per i dipendenti fragili pubblici la possibilità di esercitare il diritto al lavoro agile è scaduto lo scorso dicembre.
Tuttavia, per i lavoratori definiti “super fragili” sia nel settore pubblico sia in quello privato, non vi è più alcuna tutela dallo scorso 31 dicembre. Questi dipendenti, affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico di particolare gravità, individuati dal decreto ministeriale del 4 febbraio 2022 e certificati dal medico competente, potevano lavorare da remoto anche mediante l’assegnazione ad altre mansioni senza riduzione della retribuzione, ma tale possibilità non è stata prorogata a causa della mancanza di coperture finanziarie.
Smart working: come funziona nel privato e nel pubblico
Nel settore privato, dopo la fine dello stato di emergenza, lo smart working è spesso regolato da accordi collettivi aziendali, che stabiliscono i giorni in cui i dipendenti lavorano in presenza e quelli in cui lavorano da remoto.
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, una direttiva del ministro Paolo Zangrillo, emessa il 29 dicembre, consente ai dirigenti di individuare misure organizzative per la “salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute” attraverso accordi individuali, consentendo così ai lavoratori fragili di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile.