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Siria, Paesi musulmani contro il regime: Damasco sospesa da Organizzazione per cooperazione islamica

I Paesi musulmani hanno sospeso la Siria dall’Organizzazione per la cooperazione islamica – Unico voto contrario dall’Iran – Rapporto Onu: crimini di guerra e contro l’umanità sia dalle forze fedeli al regime Assad sia dai ribelli.

Siria, Paesi musulmani contro il regime: Damasco sospesa da Organizzazione per cooperazione islamica

Il regime di Bashar al Assad è sempre più isolato. I Paesi musulmani, riuniti in un vertice straordinario alla Mecca, in Arabia Saudita, hanno sospeso la Siria dall’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci). L’unico voto contrario è arrivato dall’Iran. 

Nel comunicato finale del vertice si legge che i Paesi membri dell’Oci hanno concordato sulla “necessità di fermare immediatamente gli atti di violenza in Siria e di sospendere” Damasco dall’organizzazione. Il summit si è detto “fortemente inquieto per i massacri e gli atti inumani subiti dal popolo siriano”.

In conferenza stampa il segretario generale dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu, ha spiegato che lo scopo di questa decisione è lanciare “un messaggio forte rivolto dal mondo musulmano al regime siriano”, perché “questo mondo non può più accettare un regime che massacra il suo popolo utilizzando aerei, carri armati e artiglieria pesante”. Tuttavia dalla riunione “non è emerso un appoggio per un intervento militare esterno” in Siria. 

L’Oci è un’organizzazione internazionale con una delegazione permanente presso le Nazioni Unite. Rappresenta 57 paesi sparsi fra Medio Oriente, Africa e Asia Centrale. Il suo scopo è la salvaguardia degli interessi e lo sviluppo delle popolazioni musulmane nel mondo.

Intanto, l’Onu ha reso noto rapporto finale della sua commissione d’inchiesta sulla guerra in Siria. Nel testo si legge che le forze governative siriane e le milizie fedeli al regime Shabiha hanno commesso crimini di guerra e contro l’umanità. Stessa accusa anche per i ribelli, ma in questo caso le violazioni “non raggiungono la gravità, la frequenza e l’intensità”.

Sul fronte internazionale, l’ex primo ministro siriano Riyad Hijab, nella sua prima apparizione pubblica dopo la fuga in Giordania, ha affermato che il regime di Assad controlla solo il 30% della Siria. Il governo cinese, che con la Russia ha bloccato eventuali azioni del Consiglio di Sicurezza contro la Siria, riceverà un consigliere di Assad, atteso a Pechino in serata, ma ha specificato che sta valutando anche se invitare rappresentanti dell’opposizione.

Le divisioni tra le grandi potenze e la rivalità regionale tra Iran e Arabia Saudita hanno ostacolato i tentativi diplomatici di porre fine a 17 mesi di conflitto in Siria, dove secondo fonti dell’opposizione si contano ormai 18 mila morti. Nelle ultime ore gli scontri si sono concentrati vicino Aleppo: almeno 30 persone sono rimaste uccise in un bombardamento aereo delle forze siriane sulla città settentrionale di Azaz, stando a quanto riferito da alcuni attivisti anti-regime.

Oggi Valerie Amos, coordinatrice dell’agenzia per le emergenze dell’Onu, è sbarcata in Sira per cercare di facilitare le operazioni di soccorso.

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