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Sharing economy: Uber e Airbnb affondate dal virus

L’economia della condivisione cambia faccia – Uno dei settori più in crescita degli ultimi anni dovrà fare i conti con la nuova realtà da Coronavirus – Nel mirino aziende come Airbnb e Uber che si prestano a ridurre la propria forza lavoro

Sharing economy: Uber e Airbnb affondate dal virus

Il Coronavirus non fa eccezioni. A subire gli effetti della pandemia è anche la sharing economy. Un concetto che si è affermato negli ultimi decenni, ma che nell’era del distanziamento sociale, deve essere necessariamente ripensato. Aziende come Airbnb e Uber si ritrovano in un mondo in cui la condivisione di spazi e trasporti deve cambiare significato.

A causa delle restrizioni e della paura crescente di poter contrarre il virus, le aziende che hanno basato sull’economia della condivisione il proprio business, devono fare i conti con un futuro drammatico ed incerto.

Airbnb riduce del 25% la sua forza lavoro, tagliando 1.900 dipendenti. Il gruppo delle case in affitto, che quest’anno si preparava a quotarsi in borsa, invece, si è ritrovata ad affrontare una situazione impossibile dove, tra cancellazioni e restrizioni, la richiesta di affitti si è praticamente azzerata.

Non meglio per Uber, l’app per auto con conducente arriva a ridurre del 14% la propria forza lavoro (circa 3.700 lavoratori), con possibili ulteriori tagli dei costi. Bloccate anche le nuove assunzioni, con la chiusura di 180 centri di smistamento per autisti. Ad annunciarlo è Bloomberg, secondo un’email riportata da Dara Khosrowshahi, l’amministratore delegato della compagnia.

“Stiamo valutando diversi scenari e tutti i costi, sia variabili che fissi – commenta Dara Khosrowshahi – Vogliamo muoverci rapidamente e trattenere nella società il maggior numero di persone possibile, trattando tutti con dignità e rispetto”.

L’AD ha anche rinunciato al suo salario di base per quest’anno. Alla metà di marzo aveva messo in guardia gli investitori spiegando come il lockdown avrebbe ridotto drasticamente le corse condivise, un calo allora del 70% a Seattle, una delle prime città americane a chiudere. Il blocco delle attività si è poi diffuso a macchia d’olio in tutti gli Usa, per cercare di contenere la diffusione del virus.

I mezzi di trasporto pubblici sono considerati uno dei potenziali maggior veicoli di espansione, e così anche Uber e rivali si sono dovute fermare di fronte una domanda ai minimi storici. Anche una delle principali concorrenti di Uber, Lyft, sopprime il 17 % di tutti i suoi dipendenti.

Ma come sarà la ripartenza? Dopo mesi del blocco delle attività bisogna considerare anche come i consumatori reagiranno a questa nuova realtà. Riusciranno a fidarsi di un servizio di sharing e sentirsi al sicuro?

Previsioni sono difficili da fare. Sicuramente ci sarà un crollo dei ricavi per il 2020 che metterà a rischio la sopravvivenza di molte di queste aziende. Nel frattempo, dovranno cercare un modo di poter convivere con il virus e garantire la sicurezza di tutti i consumatori.

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