Condividi

Scuola, la Corte europea boccia l’Italia sui precari

Una sentenza della Corte di giustizia Ue boccia il sistema delle supplenze italiano: “E’ contrario al diritto dell’Unione” – “Il rinnovo illimitato dei contratti non è giustificato” – La controversia nazionale, però, rimane ancora da risolvere.

Scuola, la Corte europea boccia l’Italia sui precari

“La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione,”. A dirlo è una è una sentenza della Corte di giustizia Ue che boccia, così, il sistema delle supplenze utilizzato nella scuola statale italiana.

Con questo pronunciamento la Corte risponde al quesito posto dalla Corte costituzionale e dal Tribunale di Napoli e si schiera dalla parte dei precari, contro il rinnovo illimitato dei contratti, ritenuto “non giustificato per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali”. La normativa italiana, prosegue la sentenza, “non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato”.

A originare la sentenza Ue sono le cause intentate da un gruppo di precari assunti in istituti pubblici come docenti o collaboratori, in base a contratti di lavoro a tempo determinat. I lavoratori avevano chiesto la riqualificazione dei propri contratti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato e il risarcimento del danno subito.

In ogni caso, la sentenza della corte europea non risolve la controversia nazionale. Si tratta, infatti, soltanto di un rinvio pregiudiziale, ovvero di quel meccanismo per cui i giudici degli Stati membri possono interpellare la corte per avere un’interpretazione del diritto comunitario.

Nonostante ciò, per il sindacato Anief-Confedir, si tratta di “Una vittoria storica, che arriva cinque anni dopo la denuncia alla stampa e un contezioso avviato presso le Corti del Lavoro per migliaia di supplenti”. Secondo il sindacato, da questo momento “250mila precari possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per 2 miliardi di euro oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2022 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante”.

Le norme europee, prosegue la nota di Anief-Confedir “non ammettono una normativa che autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito a causa di un siffatto rinnovo.” 

Commenta