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Salario minimo: il Cnel boccia i 9 euro per legge e propone di adeguare i salari bassi con la contrattazione

Il Cnel boccia a maggioranza (contraria la Cgil) la proposta di istituire per legge il salario minimo: “Non si può partire dalla coda” per affrontare il problema dei salari poveri e la via maestra resta quella della contrattazione sindacale

Salario minimo: il Cnel boccia i 9 euro per legge e propone di adeguare i salari bassi con la contrattazione

Il Cnel affossa il salario minimo per legge: l’istruttoria avviata dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, presieduto da Renato Brunetta, si è conclusa con un verdetto negativo. È stato infatti votato con il solo no della Cgil e l’astensione della Uil il documento della commissione Informazione del Cnel che boccia la definizione di un salario minimo per legge a 9 euro. Le obiezioni della commissione saranno con tutta probabilità accolte dall’assemblea del Cnel che si pronuncerà il 12 ottobre. Il dossier, che sarà poi inviato al governo, consentirà a Giorgia Meloni di bocciare definitivamente la proposta avanzata dal Pd, dal M5S e alla quale Carlo Calenda di Azione ha dato il suo sostegno ma non Italia Viva di Matteo Renzi.

Cosa dice il verdetto del Cnel contrario al salario minimo per legge

Sono essenzialmente tre i punti su cui poggia la decisione della commissione Cnel:

  • “Nel dibattito pubblico – si legge nel documento del Cnel – la povertà lavorativa è spesso collegata a salari insufficienti, mentre questa è il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si è occupati nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all’interno del nucleo) e l’azione redistributiva dello Stato”. “Molto più “utile e urgente” sarebbe invece “un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati, a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva”.
  • Il tasso di copertura della contrattazione collettiva si avvicina “al 100 per cento: una percentuale di gran lunga superiore all’80%” fissato dalla Ue. Le paghe medie sono in linea con i parametri europei: 7,10 euro all’ora, in base ai dati Istat del 2019.
  • La scarsa incidenza dei contratti pirata, che interesserebbero lo 0,4% dei dipendenti nel settore privato (a eccezione di agricoltura e colf) rispetto al 96,5% di garantiti da contratti collettivi firmati da Cgil, Cisl e Uil.

Le reazioni: soddisfatta la ministra Calderone, opposizione del Pd

Soddisfatta la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone: “L’importante è assicurare condizioni di lavoro dignitose alle persone”, commenta. Per Maurizio Landini “è stato un errore scaricare la questione sul Cnel”, per il presidente di Confindustria degli industriali Carlo Bonomi occorre “un’operazione verità”.

I partiti di minoranza sono pronti a dare battaglia: rilanciando la raccolta firme per il salario minimo, da un lato. E, dall’altro, riprendendo subito l’esame della proposta di legge firmata da Pd, M5S, Azione e Avs che ad agosto la maggioranza aveva chiesto di sospendere in attesa della verifica del Cnel. “A quel punto, se la destra la boccerà, dovrà assumersene la responsabilità e spiegarlo al Paese”, afferma Carlo Calenda.

“Continueremo la battaglia, serve a quei tre milioni e mezzo di lavoratori che sono poveri e non è un destino accettabile”, commenta la segretaria del Pd, Elly Schlein. Domenica il Pd sarà presente con banchetti in tutta Italia per restituire impeto alla petizione popolare. “L’8 ottobre lanciamo il firma day e io sarò con voi, prima a Foggia, poi a Napoli, quindi a Roma», scrive sui social Giuseppe Conte del M5S. Un modo, anche, per alzare la pressione in vista della lotta parlamentare.

Il 17 ottobre la nostra proposta tornerà alla Camera per il voto, fa sapere il pd Arturo Scotto: “La destra dovrà dire se è d’accordo o no, alla luce della sentenza della Cassazione che ribadisce la necessità di un salario minimo legale e costituzionale”. Ma il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (FdI) lo avvisa: “Stiamo valutando di intervenire con delle proposte di maggioranza” sulla base delle osservazioni del Cnel. In questo modo la proposta di legge Pd-M5S dovrebbe fermarsi e tornare in commissione per poi finire in coda alla sessione di Bilancio sulla manovra 2024.

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