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Sacmi punta a crescere del 20% e si allea con Ima e Oystar

La cooperativa imolese, specializzata in impianti per la ceramica, si è lasciata alle spalle la fase di rallentamento iniziata nel biennio 2008-2009. Siglati due accordi industriali: uno nel settore del beverage e uno per dar vita a un polo per la lavorazione e il packaging del cioccolato. L’obiettivo per l’anno in corso sono 100 milioni di fatturato

Sacmi punta a crescere del 20% e si allea con Ima e Oystar

Una crescita dei ricavi superiore al 20% e un’alleanza strategica con Ima, per dar vita a un polo del cioccolato, destinata a consolidarsi e a produrre nuovi frutti: sono le prospettive 2011 di Sacmi, il gruppo di Imola che opera nei settori delle macchine per ceramica, beverage e packaging, food processing e plastica, che controlla 80 società, ha impianti produttivi e aziende di supporto in 23 paesi nel mondo, e circa 3800 dipendenti. Sacmi nel 2010 ha fatturato 1,03 miliardi di euro, il 90% dei quali viene dall’estero.

Un esempio di quarto capitalismo targato coop: la storia comincia infatti nel 1919 con nove operai che fondano la Società anonima meccanici di Imola (Sacmi, appunto) e la capogruppo è ancora oggi una cooperativa. “Questa è una qualità – dice il direttore generale Pietro Cassani – si lavora volentieri in Sacmi, perché siamo permeati da una cultura del lavoro e dell’impresa. Il nostro è un modello partecipativo, ci si identifica con l’azienda e in qualsiasi ruolo si operi ci si sente responsabili dei risultati. Sacmi traccia una netta distinzione fra manager e soci, fra gestione e consiglio di amministrazione, incarna il modello tedesco all’italiana”.

I 357 soci della cooperativa capogruppo (che ha oltre 1000 dipendenti) sono un’élite, eppure tutti si sentono rappresentati secondo Cassani. La crisi economica mondiale, negli scorsi anni, ha toccato però anche la coop imolese: i ricavi erano 1.243 milioni nel 2007, 1.172 milioni nel 2008, 972 milioni nel 2009. Ma una massiccia dose di investimenti (circa 60 milioni di euro l’anno), una serie di razionalizzazioni e risparmi, un’azione mirata sui mercati, hanno creato le premesse per la brillante ripresa del 2010 e le rosee previsioni del 2011.

“Tutte le divisioni sono andate bene nei primi sei mesi – sostiene il direttore generale – perciò stimiamo di chiudere il 2011 con un incremento complessivo del 20% dei ricavi. E sono previsioni per difetto”. Le migliori performance vengono dall’estero, area Bric. “Un’azienda internazionalizzata come la nostra – aggiunge Cassani – può permettersi di seguire l’onda dei mercati. L’export, che era l’85% del fatturato nel 2009, è arrivato al 90% nel 2010. Oggi per noi è fondamentale l’Asia, vanno bene Cina e India, ma anche l’America Latina, Brasile in testa, e la Turchia. Sono molti gli ostacoli che un’impresa Italiana nel mondo deve superare, dall’euro forte al sistema paese, ma stiamo reggendo bene la concorrenza”.

Per fronteggiare alcune sfide Sacmi ha deciso di stringere anche due alleanze strategiche. La più recente è con la tedesca Oystar nel beverage. “Sacmi fa macchine per l’imbottigliamento dello yogurt e Oystar per il riempimento asettico. Insieme – spiega il direttore generale – offriamo un processo completo”. L’alleanza più interessante però è quella con Ima, l’azienda di packaging della famiglia Vacchi, quotata al segmento Star della Borsa di Milano, per creare un polo per la lavorazione e il packaging del cioccolato mantenendo marchi e politica di brand propri. A questo fine Sacmi e Ima, alla pari, hanno dato vita a CMH, (Carle & Montanari Holding) da cui oggi dipendono le aziende Sacmi dedicate al Cioccolato (Carle & Montanari Milano e il ramo di Sacmi Packaging ex Carle& Montanari Bologna) e le aziende di Ima frutto dell’acquisizione di SYMPACK (OPM e FIMA).

“L’obiettivo 2011 stimato è di 100 milioni di euro di fatturato, con un utile operativo pari al 5% circa prima delle sinergie ottenibili dall’integrazione dei business”. Da questa collaborazione dovrebbe sorgere, entro un paio d’anni, anche un nuovo stabilimento a Ozzano, nel bolognese. “Con Alberto Vacchi ci intendiamo bene – afferma Cassani – e pensiamo sia questo il primo passo di una partnership industriale che, nel medio periodo, potrebbe estendersi anche a nuovi rami di business”.

Sacmi, per ora, boccia invece la prospettiva di approdare in Borsa, soprattutto dopo l’avventura Negri Bossi, l’azienda quotata e acquistata nel 2002, che comincia a vedere la luce solo oggi, dopo il delisting e un massiccio piano di ristrutturazione. “Sono convinto che l’acquisizione di Negri Bossi fosse giusta dal punto di vista industriale – conclude il dg – ma anche gli uomini sono importanti. Oggi abbiamo completamente rinnovato la squadra e quest’anno, finalmente, chiuderemo anche questa partita in pareggio”.

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