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Rio 2016, nel golf è doppietta europea

Il golf torna alle Olimpiadi ed è l’inglese Rose a vincere l’oro, con lo svedese Stenson d’argento. Terzi gli Usa con Matt Kuchar.

Rio 2016, nel golf è doppietta europea

Doppietta europea ai vertici del primo torneo di golf alle Olimpiadi dopo il lontano 1904, mentre gli Stati Uniti devono accontentarsi del terzo posto. L’inglese Justine Rose, 36 anni, ottiene l’oro con il punteggio di -16 sotto il par, mentre lo svedese Henrik Stenson, 40 anni, vince l’argento con -14 al termine di una battaglia serrata, nella quale però non riesce a prevalere sul rivale. Terzo posto per Matt Kuchar, 38 anni, dopo un recupero spettacolare che gli fa chiudere il torneo a -13, con un fantastico 63 nelle ultime 18 buche. 

Le prime Olimpiadi del golf vanno dunque alla Gran Bretagna, patria madre di questo sport e sembra esserci una giustizia storica in questo risultato. Si mangerà le mani il nordirlandese Rory McIlroy che non ha voluto offrire nemmeno una chance all’Irlanda, per la quale avrebbe combattuto. “The show must go on” e alla fine lo spettacolo non soffre l’assenza dei primi quattro giocatori del ranking mondiale, perché la sfida fra Rose e Stenson è davvero “olimpica” e finisce solo alla 72esima buca, come in un giallo che si rispetti.

L’Italia esce da questa prova soddisfatta e con qualche rimpianto: Matteo Manassero e Nino Bertasio si fermano a metà classifica, rispettivamente al 27esimo e 30esimo posto. Una serie di 4 bogey di seguito in terza giornata da parte di Matteo compromettono la possibilità di un piazzamento migliore da parte del campione 23enne.  

Il torneo offre poi l’occasione per un primo bilancio di quest’atteso ritorno del golf alle Olimpiadi. Il risultato è complessivamente positivo, il tifo e gli spalti affollati dell’impianto di Rio fanno ben sperare per il futuro. Si registra qualche comportamento scorretto da parte del pubblico, frutto dell’ignoranza delle regole del gioco: spettatori che raccolgono palline del gruppo di testa, urla e schiamazzi, quando c’è bisogno della massima concentrazione. Niente di veramente grave però. Anzi, una prova generale di Ryder Cup, dove il pubblico americano tira fuori un tifo da stadio. Una prova vinta a guardare il leaderboard, visto che i campioni a stelle e strisce, Kuchar a parte, rimangono nelle retrovie. E dire che gli Usa erano l’unico paese con 4 qualificati di diritto, perché parte dei primi 20 dell’ordine di merito mondiale, ma l’Europa quando si tratta di agonismo sembra più determinata. 

Tornando ai vincitori cerchiamo di conoscere meglio questi campioni. Justin Rose nasce a Johannesburg in Sudafrica, da genitori inglesi e torna in patria a 5 anni, quando comincia a giocare a golf. A 18 anni è già un professionista, ma il suo debutto non è facile, perché manca 21 tagli consecutivi nei tornei a cui partecipa. La sua carriera decolla grazie a uno swing impeccabile e tocca l’apice nel 2013, quando Justin vince il suo primo e per ora unico major, lo US Open al Marion Golf Club di Filadelfia. Rose, numero 12 dell’ordine di merito mondiale, è un giocatore di gran classe, forse un po’ emotivo, soprattutto sul putt, ma a Rio sa tenere testa a un rivale che in questo momento non teme confronti. Il duello Rose-Stenson ricorda infatti per certi versi la battaglia epica di Stenson con Mickelson all’Open Championship, ma a parti invertite.

Anche Stenson, numero 5 del ranking, è un fuoriclasse e un personaggio simpatico e intelligente. In campo sembra un Terminator di seconda generazione, con gli occhiali scuri che non lasciano intravedere lo sguardo e i capelli a spazzola. In virtù di un fisico atletico Stenson tira colpi lunghissimi anche senza scomodare il driver col quale non va sempre d’accordo. Il suo atteggiamento è apparentemente glaciale, ma sotto il gelo arde un carattere latino e infiammabile. Grande amante della cioccolata, lo svedese vive una carriera in due tempi: una prima fase soddisfacente, funestata da un investimento economico sbagliato che gli svuota il conto in banca e gli lascia una gastrite che lo tiene fuori dal grande circuito per qualche anno e una seconda fase luminosa ancora in corso. Dopo aver toccato il fondo infatti Henrik risale la china e qualche anno fa vince tutto: FedexCup e Race to Dubai. Quest’anno arriva anche il primo major, cioè l’Open di golf più antico del mondo. La medaglia d’argento è la ciliegina sulla torta per un atleta maturo che forse sognava di fare uno scalino in più sul podio. Ma questo è il golf: uno sport dolce e amaro allo stesso tempo. 

Matt Kuchar nasce in Florida, uno dei paradisi del golf. È numero 20 del mondo e ha già vinto 30 milioni di dollari di premi in carriera. È un grande giocatore, che non si tira mai indietro e benché arrivi a Rio senza nemmeno conoscere la formula di gara dimostra di saper condurre la pallina fino alla medaglia. 

Dopo questa parentesi i grandi professionisti di golf tornano ai loro tornei milionari e all’intenso finale di stagione, con la Fedex che si apre fra un paio di settimane, la Ryder Cup e la Race to Dubai ancora davanti. Il golf a Rio però non finisce qui. Da domani cominciano ad allenarsi le donne, perché da mercoledì 17 a sabato 20 agosto si disputerà il torneo femminile. Rappresenteranno l’Italia Giulia Molinaro e Giulia Sergas, “che – scrive la Ferdergolf in una nota – hanno seguito gli ultimi due giri della gara maschile studiando attentamente il campo”.

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